La quercia caduta

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In un giorno estivo di oltre 70 anni fa nella periferia di una città del sud è stato piantato un alberello. Un alberello debole, indifeso, nudo a tal punto che la natura lo voleva rifiutare perché era difficile che potesse crescere.

La natura ha voluto che, grazie ad “un medico” bravo, l’alberello fosse riuscito a sopravvivere, nonostante le intemperie invernali della pioggia e del gelo e del sole che durante l’estate bruciava i suoi teneri rami.
L’alberello, lentamente, lottando contro tutte le avversità, piano piano, ha iniziato la sua crescita superando tutte le inclemenze e le sofferenze che la vita gli presentava.
Dopo tanti decenni di sacrifici, superando difficoltà indicibili, l’alberello diventò una grande quercia con tutti i suoi molteplici rami.
Uno di questi è talmente cresciuto forte e robusto che riusciva a regalare l’ombra d’estate ai rami più piccoli, proteggendoli d’inverno con qualunque condizione atmosferica.
La grande quercia, con l’aiuto del suo poderoso ramo ha sempre riparato i figli più piccoli fino a quando essi sono diventati vigorosi e resistenti.
La quercia, fiera ed orgogliosa, ricca di centinaia o migliaia di foglie, con l’andare avanti dell’età, pensava che per lei fosse giunto il momento di un meritato riposo.
Iniziò a piegarsi su se stessa, seguiva poco la crescita dei suoi rami, anche se era sempre pronta a reagire. Le sembrava normale di dare ai suoi rami la possibilità di godere delle bellezze della natura e, nel contempo, sognava e sperava che essi, un giorno diventassero querce più forti e più possenti di lei.

I rami, pensando di essere diventati grandi e grossi, di poter vivere in modo indipendente si sono dati alla “pazza gioia” sfidando la forza dei venti più violenti ed i raggi più cocenti del sole. Sprezzanti dei pericoli non si rendevano conto che ancora dovevano mangiare “tanta ghianda” per affrontare e per lottare la vita reale. Insomma hanno pensato che, come le cicale potevano cantare al sole mentre le formiche lavoravano “da matti” per preparare il cibo ed avere una “casa” che li proteggesse dalle spaventose intemperie invernali.

Alla lunga, la loro inconsapevole spavalderia li rese dei fuscelli che andavano, man mano, verso la fine del percorso terreno, rischiando di cadere per non rialzarsi più.

La quercia, ormai stanca ed impotente per poter combattere, non aveva più la forza di dare il suo contributo per far rifiorire i rami, anche se “dentro” le bruciava forte il vento della volontà. Nulla poté al suo declino ed a quello dei suoi rami, tant’è che, piano piano, si è avviata verso il decadimento della sua esistenza, fino a quando il suo “corpo” e la sua “mente” si sono adagiati sul prato che l’aveva vista combattere contro tutto e tutti. Così un triste giorno la Gente non ha trovato più l’ombra che la quercia regalava e che ammantava i rami che, lentamente, si sono dissolti come foglie al vento.

Essa ha lasciato un grande vuoto per tutte le persone che hanno goduto dei suoi servizi(?) e che per tutti era come una madre che accoglieva e dava “refrigerio” ai suoi figli.
Mentre in tanti piangevano per la sua scomparsa, qualcuno tagliava la sua legna per utilizzarla nel suo camino.
Anche gli uccellini, ai quali aveva dato la possibilità di costruire la loro casa si sono sentiti smarriti e con il cuore infranto sono stati costretti a volare verso altri lidi con la speranza di trovare una altra quercia sapendo che non poteva essere mai come quella che è caduta nell’indifferenza degli umani che l’hanno usata per tanti anni.
Tutto ciò mentre il fiume della vita che sgorga dalla montagna porta a mare la sua acqua travolgendo tutti i sentimenti e le passioni.

LA VITA CONTINUA …..?

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