Covid, Correale: “era dal 1992 che sapevamo della pandemia, serve cultura della prevenzione. L’adenosina funziona ma la sperimentazione è bloccata dall’Aifa”

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Covid, Correale sul piano pandemico e sull’adenosina: l’intervento del primario dell’oncologia del GOM di Reggio Calabria su epptv con il VIDEO integrale

Il prof. Pierpaolo Correale, primario del reparto di Oncologia del GOM di Reggio Calabria, è intervenuto come ospite nel programma di Vanessa Seffer “In corpore sano” in onda su epptv, e ha parlato della pandemia. “Il vero problema – ha detto – è che noi non abbiamo affrontato il Covid e ancora non lo stiamo affrontando. Queste sono malattie prevedibili, noi aspettiamo la pandemia dal lontano 1992. Sapevamo che sarebbe arrivata, quindi la creazione di un piano pandemico multinazionale era già stato predisposto e già allora si sapeva addirittura il tipo di virus, si sapeva che saremmo stati attaccati o da un coronavirus, o da ebola oppure da resistenze microbiche. Abbiamo avuto diversi attacchi da parte di ebola, quella del 2014 che per fortuna non è riuscita a passare la dogana per il semplice fatto che il periodo di latenza tra l’infezione e la malattia è di pochissimo tempo, di 24 ore, quindi i malati venivano fermati subito. Il piano pandemico non è un piano medico, ma un piano politico. Ci devono essere le leggi pronte per agire subito: nel momento in cui si crea un focolaio, come quello di Codogno, ci deve essere la legge pronta a chiudere i confini, anche con i militari, non si possono lasciare le persone con l’infezione. Ci devono essere le leggi pronte a chiudere gli aeroporti, quindi non può essere fatto un piano pandemico solo dall’Italia. Un piano pandemico, come dice la parola stessa, deve prevedere un accordo tra tutte le nazioni, e non a caso c’era l’OMS di mezzo. Nel momento in cui l’OMS ha poteri extra nazionali che non coinvolgono l’Italia, andiamo incontro a quello che è successo. Ma stiamo attenti perché il Covid di per sé ha fatto tantissimi danni, ci ha paralizzato l’economia e tutto il resto, ma se dovesse arrivare un virus molto più aggressivo con una latenza più lunga tipo ebola, vi assicuro che non sarà molto diverso dalla peste del 1400. Non voglio fare il terrorista ma purtroppo è così. Se i batteri resistenti agli antibiotici dovessero diffondersi non solo negli ospedali, come in questo momento sta accadendo, ma in tutta la popolazione, noi saremmo sensibili ai batteri esattamente come lo erano i nostri nonni prima che arrivassero gli antibiotici. Prima l’onorevole in collegamento ha detto che la salute ce la dà il padre eterno. Io direi che però le cure sanitarie sono un dono che si è fatto da solo l’umanità: abbiamo rubato il fuoco agli Dèi. E’ un dono che ci dobbiamo assolutamente mantenere, facendo sì che l’intelligenza umana prevalga al di sopra delle regole della burocrazia, dobbiamo imparare a sviluppare non il farmaco ma la strategia perché il farmaco può mancare per qualunque motivo. La Cina smette di produrre e noi rimaniamo senza farmaco. Nel 2014 è stata fatta una raccomandazione della Comunità Europea per quanto riguarda le sperimentazioni cliniche e si parla di implementare gli studi spontanei, quelli prodotti dai ricercatori che hanno buone idee. Questa parte è rimasta completamente inattesa in tutt’Europa. Negli USA l’85% delle sperimentazioni sono sponsorizzate da case farmaceutiche e soltanto il 15% è spontaneo. In Italia e in Europa meno del 5% sono studi spontanei”.

Rispondendo alle domande della giornalista, Correale ha fatto il punto anche sulla cura con adenosina sperimentata con successo sui pazienti Covid lo scorso anno al GOM di Reggio Calabria: “io sono andato negli USA proprio per studiare i meccanismi che correlavano l’adenosina all’infiammazione, una storia che parte da lontano. Noi sappiamo da tantissimi anni che quando le cellule muoiono rilasciano ATP, l’ATP diventa adenosina e il compito dell’adenosina è quello di fermare l’infiammazione, indurre la riparazione del tessuto e promuovere la risposta immunitaria. Nel polmone questo non succede per il semplice fatto che c’è l’ossigeno. L’ossigeno è il più potente inibitore, già naturale, dell’adenosina, quindi promuove l’infiammazione. Noi non abbiamo fatto altro che mimare, in un momento di disperazione totale, quello che fa la natura, cioè produce l’adenosina tramite aerosol. E apparentemente ha funzionato. Ovviamente siamo stati ben attenti a non diffondere questa cosa come la scoperta del secolo perché era necessaria una sperimentazione clinica, controllata e che fosse vidimata. E’ da un anno che non siamo riusciti a sbloccare assolutamente nulla. Ma non solo noi, anche negli Stati Uniti. Ci siamo rivolti ad Aifa, e il gruppo di Miami è fermo con la FDA. Siamo in attesa di sviluppi, ma non mi sento di dire altro. L’adenosina è già disponibile come farmaco, ci sono pubblicazioni in tutto il mondo fatte da tanti altri ricercatori. Io conoscevo il modello in altri contesti“.

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