L’Operetta profuma di speranza il Natale 2021

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Il Teatro Comunale Francesco Cilea riapre le porte alla grande musica. Serata da “grandi occasioni” per gli auguri al pubblico reggino

Il Concerto di Natale che l’Associazione Coro Lirico Francesco Cilea offre ogni anno al pubblico cittadino si è tramutato quest’anno in un’autentica serata-evento. Con il partenariato dell’Università Mediterranea e il patrocinio del Comune di Reggio Calabria, lo spettacolo che si colloca nell’ambito del Progetto Regionale “ConcertOpera”, si è rivelato particolarmente attraente sotto molteplici aspetti. Il presidente del Coro Lirico F. Cilea, con generosa sensibilità,  ha ritenuto che, per diversi motivi, fosse il momento più appropriato per amplificare la già apprezzata offerta annuale. Il 40° anniversario di attività del Coro Cilea, che ricorre proprio in questi giorni, l’inattività forzata fino ad oggi subita dagli spettacoli dal vivo, le preoccupazioni derivanti dal difficile periodo che il mondo sta vivendo, hanno indotto Siclari a ritenere che la grande Operetta ottemperasse a lenire le ferite e a meglio veicolare il messaggio di auguri per un Natale di serenità e un nuovo anno di speranza e di fiducia.

Il 22 dicembre abbiamo, dunque, rivisto splendere le luci del Teatro Cilea, per una serata che ha suscitato indicibili emozioni, con palcoscenico e parterre in grande spolvero. “Profumo di Operetta” ha regalato al pubblico presente una versione de “La vedova allegra” di Franz Lehàr che il regista Mario De Carlo ha curato per l’occasione. Siamo statii deliziati da tutti i  brani più noti di quella che è l’operetta più famosa e rappresentata al mondo, a cui facevano da trait-d’union dialoghi veloci ed efficaci e il commento dello stesso regista che, nei panni di Njegus, il Cancelliere d’Ambasciata, forniva agli spettatori discrete ma preziose chiavi per meglio seguire il susseguirsi rutilante delle scene. La trama è arcinota. All’Ambasciata del Pontevedro a Parigi è atteso con trepidazione l’arrivo della fascinosa e ricchissima Hanna Glawari, vedova del banchiere del Demanio del piccolo e sperduto regno pontevedrino –quando si dice…un paese da operetta!

La generale preoccupazione nasce dal fatto che se la vedova, di cui si mormora voglia risposarsi, prendesse come nuovo marito uno straniero, il Pontevedro cadrebbe in rovina. L’ambasciatore, barone Mirko Zeta, assegna al conte Danilo Danilovich il compito di immolarsi per salvare la Patria in pericolo. Danilo che, oltre ad essere un viveur impenitente, aveva anni prima intrattenuto proprio con Hanna una relazione, disapprovata e troncata dall’altezzosa famiglia di lui, rifiuta categoricamente. Da qui scaturiscono una serie di ripicche, sotterfugi, inganni e schermaglie che conducono inevitabilmente al trionfo dell’amore, nella gioia generale. Per questa impegnativa produzione Siclari ha pensato di chiamare a raccolta innanzitutto i talenti reggini e calabresi che hanno più volte dato prova della propria arte sul palcoscenico metropolitano e su altre prestigiose ribalte.

La protagonista era Carmen Cardile, uscita a pieni voti dal Conservatorio di Reggio e già temprata da impervi ruoli sopranili quali Violetta e Gilda. Sorretta dall’abbagliante presenza scenica, ha saputo giocare il ruolo di Hanna con voce sonora e duttile, trovando nelle pieghe del personaggio i colori e gli accenti, ora brillanti ora languidi, che la partitura richiede, forte del proprio bagaglio tecnico e interpretativo, nobilitando il ruolo e sottraendolo a stereotipi operettistici. Accanto a lei, nel ruolo della frizzante Valencienne, Delia Mazzamati ha gestito con brio una parte che richiede spigliatezza e verve da “soubrette”, sorretta da una proiezione sonora ricca di armonici e di squillo. Anche i personaggi “di fianco” erano sostenuti da elementi locali i quali, nei simpatici panni dell’Ambasciatore Zeta (Demetrio Marino), dei signori Cascada (Angelo Parisi) e Saint Brioches (Davide Scigliano) e del Visconte Camillo de Rossillon (Giuseppe Taverriti) hanno dato prova di vocalità spigliata e senso del palcoscenico.

Invitato, invece, a impersonare il Conte Danilo, coprotagonista con Hanna, era Achille Del Giudice, artista salernitano veterano del ruolo, che ha cantato con freschezza tenorile, dosando morbidezza e baldanza a seconda delle situazioni, vincendo sulle difficoltà del ruolo con emissione sempre a fuoco, padrone di alternare la spavalderia del viveur alla tenerezza dell’amante appassionato. Quando ha intonato la celeberrima “Tace il labbro…” l’uditorio palpitava con lui. Il Maestro Bruno Tirotta, già acclamato Direttore del Coro Cilea, ha diretto con mano sicura l’Orchestra del Teatro F.Cilea, che ha suonato da par suo. Tirotta ha saputo mettere in luce, insieme all’aspetto spumeggiante dello spartito, anche il coté sentimentale, facendone apprezzare le raffinatezze armoniche e consentendo agli interpreti di espandere il loro canto nei passi più soavemente melodici.

Il regista De Carlo, anche lui reggino d’origine ma milanese d’adozione, ha portato al “Cilea” la sua perizia di uomo di teatro dalla carriera internazionale. Ha confezionato uno spettacolo elegante, liberato da cliché macchiettistici, puntando su ritmo, recitazione degli interpreti, sapiente gioco di luci, sfavillante bellezza dei costumi e chiamando a far da corona alla messa in scena i  coreografi Ivana Sanci e Natale Nucera che hanno eseguito con impeccabile maestria il famoso valzer, manifesto della Vedova allegra, oltre a guidare le deliziose ballerine di “Danza Dionysos” in uno scatenato can-can. Pilastro della serata il Coro Lirico F. Cilea, coadiuvato per l’occasione dal Coro dell’Università Mediterranea diretto da Carmen Cantarella.

Conosciamo il Coro Cilea come una realtà imprescindibile del panorama artistico e culturale reggino e lo abbiamo più volte ammirato nell’esecuzione dei titoli più impegnativi del grande repertorio operistico. Insieme alla conferma di timbro sontuoso e ampia sonorità, ne abbiamo apprezzato l’approccio divertente e divertito con cui gli artisti si sono calati appieno nell’atmosfera leggera e scoppiettante che l’operetta richiede. Un plauso speciale al settore maschile, che ha reso con gioviale mimica due momenti topici della partitura, l’ingresso della protagonista e il celeberrimo “E’ scabroso le donne studiar”.  Siamo usciti dal Teatro con la gioia negli occhi e nelle orecchie, grati di aver potuto fruire dal vivo di una serata dal carattere fortemente significativo per tutti coloro che amano l’arte e ritengono che il teatro non sia una divagazione ma una necessità.

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