Covid, il primario del GOM Macheda: “politica ha sbagliato tutto. Obbligo over 50 è forzatura inutile, a Reggio problema enorme con la comunità Rom”

StrettoWeb

Covid, intervista al primario del reparto di terapia intensiva del GOM di Reggio Calabria Sebastiano Macheda: “la politica ha perso due anni di tempo, abbiamo gli stessi posti letto e meno personale di due anni fa. L’obbligo di vaccino per gli over-50 deciso dal Governo è oggi una forzatura inutile”

E’ schietto come sempre il dott. Sebastiano Macheda, primario del reparto di terapia intensiva del GOM di Reggio Calabria, il Covid-Hospital di riferimento per l’intera provincia reggina che negli ultimi giorni è arrivato alla saturazione totale dei posti letto in area medica per l’aumento di malati di Covid-19: “i reparti medici sono sovraffollati con barelle nei corridoi“, spiega Macheda ai microfoni di StrettoWeb. “Noi in terapia intensiva abbiamo 11 pazienti, di questi ce ne sono due che stanno meglio e potrebbero essere spostati nei reparti ordinari, ma li dobbiamo tenere ancora qui perchè lì non hanno posto”. Il primario della rianimazione reggina chiarisce una volta per tutte che “ricoverato in terapia intensiva non significa intubato. L’intubazione è sempre l’ultima ratio, che cerchiamo sempre di evitare facendo tutto il possibile. In terapia intensiva non ci sono assolutamente solo pazienti intubati, i ricoverati Covid sono sempre soggetti con grosse comorbidità a cui il Covid si aggiunge creando complicazioni per la concomitanza con le malattie pregresse, e molto spesso queste persone necessitano di monitoraggio e attenzioni maggiori rispetto a quelle che si possono dare nei reparti ordinari, magari anche solo per la somministrazione dei farmaci o perché sono in stato di shock psicologico. Ci sono vari tipi di esigenze che richiedono il ricovero in terapia intensiva, che non significa assolutamente che vengono intubati. Dei pazienti Covid che curiamo nella terapia intensiva, quelli intubati sono più o meno il 50%, cioè la metà“.

Rispetto all’attuale situazione epidemiologica, il dott. Macheda evidenzia come “non siamo in grado neanche di sequenziare le varianti. Siamo molto curiosi di sapere se tra i ricoverati in terapia intensiva ci sono anche varianti Omicron, o se come speriamo siano ancora tutte varianti Delta. Ci sono tanti studi scientifici che evidenziano come Omicron sia molto più lieve, anche per i non vaccinati che non dovrebbero più avere forme gravi se non in rarissimi casi di anziani con pesanti patologie pregresse. Se fosse così significherebbe che tra qualche settimana, pur con l’aumento dei contagi, dovremmo vedere diminuire i ricoveri almeno in terapia intensiva, dove arrivano solo i casi più critici. Significherebbe che andremmo incontro ad una completa immunizzazione naturale, visto quant’è diffuso il contagio. Ma è tutto da vedere e purtroppo non ho ancora avuto dati dalla microbiologia, ci sono problemi enormi con il tracciamento, figuriamoci con il sequenziamento“.

Sulle inefficienze della gestione della pandemia, Macheda non ha peli sulla lingua: “hanno perso tempo tutti, la politica ha sbagliato praticamente ogni mossa. Qui in Calabria adesso con il commissariamento dato ad Occhiuto c’è qualcuno che risponde, ma fino a pochi mesi fa c’erano solo commissari esterni inviati da Roma. Adesso, però, non ci sono più scuse. So che si stanno dando molto da fare, c’è la Fantozzi che stamattina è stata in visita qui, conosce benissimo le problematiche del GOM e la nostra situazione, ma ci sono enormi difficoltà su tutto il territorio. Spero che diano le risposte necessarie in tempi brevi perchè il problema numero uno sono le risorse umane, i medici, gli infermieri e gli OSS. Lo abbiamo sempre denunciato, è fin troppo chiaro. Purtroppo anche nel personale iniziano ad esserci casi positivi nonostante siano tutti pluri vaccinati, questo gli evita complicazioni ma comunque devono fare la quarantena e non possono lavorare, questo comporta che di fatto abbiamo meno personale oggi di due anni fa e dopo due anni di pandemia ed emergenza sanitaria è una cosa inaccettabile. A livello generale è stato tutto sottovalutato, sia il primo anno che il secondo com’è arrivata l’estate pensavamo di essere venuti fuori e non abbiamo voluto vedere cosa succedeva in altre nazioni che erano avanti rispetto a noi. Adesso ci ritroviamo com’era Israele mesi fa, eravamo convinti che noi eravamo i migliori e che da noi non sarebbe accaduto ciò che succedeva altrove. Se riavvolgiamo il nastro e ci guardiamo indietro, è impensabile essere di nuovo in questa situazione dopo due anni. Oggi siamo messi peggio rispetto a uno e due anni fa, e siamo messi peggio perchè non è stato fatto niente. Qui al GOM ci siamo dovuti arrangiare da soli, abbiamo sacrificato i reparti, spremuto personale, abbiamo chiuso per i pazienti non Covid. Se si tira la coperta da un lato, si scopre da un altro. Tutto si ripercuote da qualche parte, e non possiamo lavorare come vorremmo per garantire una buona sanità a 360 gradi ai cittadini. Questo in realtà sta succedendo un po’ ovunque, non solo a Reggio. C’è stanchezza e delusione perchè in tutto questo tempo non è stato fatto nulla. Abbiamo avuto le avvertenze, i campanelli d’allarme, e c’era tutto il tempo per porre rimedio agli handicap iniziali, ma ci troviamo sempre punto e a capo. Questo ovviamente fa rabbia“.

In realtà, però, una cosa la politica l’ha fatta: insistere sui vaccini come unica arma di salvezza. Macheda commenta anche l’istituzione dell’obbligo vaccinale per gli over-50 in modo scettico, seppur condividendo l’approccio per fasce di età: “è vero che i ricoverati sono quasi sempre over 50, è rarissimo avere più giovani, soprattutto under 40 non ne abbiamo avuti praticamente quasi mai, in due anni si contano sulle dita di una mano e sono sempre con le più gravi patologie pregresse. Abbiamo detto mille volte che per i giovani questo virus si può curare tranquillamente a domicilio come una banale influenza. I pazienti che finiscono in terapia intensiva e rischiano la vita sono sempre over-50 quindi almeno questa scelta ha una base scientifica, rispetto a quelle precedenti molto più arbitrarie e fantasiose. Credo, però, che l’obbligo sia una forzatura politica che adesso appare inutile, c’è molto da discutere… Se bisognava farlo, andava fatto prima. Adesso che senso ha? Siamo nel picco, l’obbligo scatta da febbraio, poi ci sono dei tempi per i vaccini, non è che subito ti fai il vaccino e sei più tranquillo, è un iter di svariate settimane e noi l’emergenza ce l’abbiamo oggi. L’obbligo o si faceva subito, o adesso non ha molto significato. E io credo che anzichè l’obbligo, andava fatta una migliore campagna di informazione più oculata sul vaccino, anzichè far parlare tutti e far dire tutto e il contrario di tutto, creando false illusioni e facendo disinformazione, sarebbe stato meglio essere più cauti e oculati. Adesso siamo in un momento in cui è molto aumentata la sensibilizzazione della gente ai problemi del Covid-19: ci si contagia con estrema facilità, in ogni famiglia ci sono dei positivi, tutti vedono che anche con la seconda dose si rischia non solo il contagio ma anche il ricovero e quindi c’è più paura di prima. Questo sta provocando disagi nei centri vaccinali, tutti gli hub sono presi d’assalto. C’è molta paura, e non credo che ci sia un problema di “no-vax”, i veri “no-vax” sono pochi, pochissimi, lo vediamo nei numeri e nelle grandi folle per i vaccini, la popolazione ha risposto in modo straordinario nonostante i tanti errori di comunicazione. Non credo che quest’ulteriore norma dell’obbligo per gli over-50 fosse necessaria in questo momento, eventualmente fosse stata la cosa giusta da fare, andava fatta prima“.

Evidenziando che, seppur in casi più rari, anche gli under-50 possono ritrovarsi in ospedale in condizioni critiche, Macheda coglie la palla al balzo per ribadire “un problema enorme, quello con la comunità Rom. Non sono vaccinati, non si curano, non vengono in ospedale se non quando è troppo tardi. Oggi tra gli 11 ricoverati in terapia intensiva ne abbiamo due, padre e figlia. Ma ce ne sono tantissimi in ospedale, arrivano sia dalla jonica che dalla tirrenica, purtroppo non si rendono conto di quello che stiamo vivendo. E’ come se vivessero fuori dal mondo, ho cercato di sensibilizzare la comunità, di capire se ci sono dei mediatori che possono parlare con queste persone, se hanno dei medici di base, dove sono, che fanno, se vogliono dare una mano a questa gente che andrebbe raggiunta in qualche modo. Quelli giovani che ricoveriamo o che sono morti sono proprio Rom, c’è stato un 45enne che non aveva grandi patologie, ma sono morti solo perchè non si curavano, era come se nulla fosse, e sono arrivati in ospedale molto tardi, quando ormai non c’era nulla da fare. Uno l’abbiamo dovuto ricoverare d’urgenza in rianimazione addirittura dal pronto soccorso. Hanno una cultura diversa, se fossero arrivati prima o se si fossero curati con le giuste terapie a domicilio come ormai facciamo con centinaia di positivi, si sarebbero salvati. Purtroppo invece ci rimettono le penne e questo fa rimanere impotenti, è una tristezza“.

Sull’andamento epidemiologico Macheda accende un lumicino di speranza: “dovremmo avere il picco la prossima settimana in base a previsioni e statistiche che abbiamo dalla Regione, in atto in ospedale abbiamo difficoltà specialmente con l’area medica. Dovrebbe essere aperto un 4° piano ma il problema è il personale, anche tra il personale ci sono positivi e perdiamo ulteriori risorse ogni giorno. Noi comunque ci siamo, e speriamo di venirne fuori, ormai penso che siamo in una fase di apice e confidiamo nella discesa nei numeri e nella variante Omicron che potrebbe consentirci di ridurre i ricoveri anche se i contagi rimarranno così numerosi“.

Una testimonianza lucida e chiara di un grande professionista che con serietà e umanità è sempre al servizio della città.

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