Caro carburante, la guerra in Ucraina fa lievitare ancora i prezzi: benzina verso i 2,1 euro al litro

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“Il Governo intervenga con urgenza”, è il monito lanciato da Codacons. Aumenti, ancora, pure per grano, mais e soia

Continuano a lievitare i prezzi del carburante, fortemente condizionati dalla guerra in Ucraina. Gli aumenti si erano già fatti registrare nell’ultimo periodo, ma il conflitto in corso ha determinato ulteriori e più violenti rincari sui listini, provocando le proteste degli autotrasportatori e l’ingiustificata psicosi ai distributori di benzina raccontata su queste pagine nei giorni scorsi. E’ stato il Codacons a denunciare la grave situazione, relativamente agli ultimi dati che vedono il prezzo medio della benzina in modalità servito crescere a 2,010 euro/litro contro 1,996 euro di venerdì. “I listini della benzina viaggiano oramai spediti verso quota 2,1 euro al litro, con alcuni marchi che per il servito praticano oggi un prezzo pari a 2,091 euro/litro – afferma il presidente Carlo Rienzi – Per il gasolio i prezzi si avvicinano alla soglia psicologica di 2 euro al litro, con alcune compagnie che già oggi vendono il diesel a 1,955 euro/litro”. E Rienzi conferma il condizionamento legato al conflitto russo-ucraino: “Prezzi che risentono in modo diretto – ha detto – della guerra scoppiata in Ucraina e che subiranno ulteriori accelerazioni nei prossimi giorni, aggravando la spesa delle famiglie per i rifornimenti e provocando una ondata di rincari nei prezzi al dettaglio dei prodotti trasportati. Per tale motivo il Governo deve intervenire con urgenza per contenere la crescita dei listini dei carburanti che rischia di avere un effetto devastante non solo sulle tasche dei consumatori, ma sull’intera economia nazionale”. 

Non solo carburante, però. Nelle ultime ore si è registrato un aumento, che sfiora il 10%, anche per il grano. Per mais e soia l’incremento è, invece, del 5 e del 4%. Un andamento su cui incide prima di tutto il blocco dell’attività nei porti dell’Ucraina e quindi anche in questo caso c’è di mezzo la delicata situazione conflittuale. E’ quanto rileva Confagricoltura, sottolineando quanto i mercati, riflettano “l’assoluta incertezza sui tempi e sulle modalità per la ripresa delle esportazioni di prodotti agricoli”. Sale inoltre, osserva il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, “la tensione nei Paesi che sono i principali destinatari dei cereali prodotti in Ucraina e nella Federazione Russa. E’ il caso dell’Egitto e della Tunisia, dove le scorte disponibili sono in grado di coprire il fabbisogno interno fino a giugno”. Sono state anche “riviste al ribasso le previsioni relative ai raccolti di cereali in Argentina e Brasile a causa di una stagione particolarmente secca”. “Alla cerimonia di apertura del Salone Internazionale dell’Agricoltura, in corso a Parigi, il presidente francese Macron ha annunciato un piano di resilienza per l’agricoltura in ambito europeo e nazionale, per arginare l’impatto della crisi in atto”, sottolinea il presidente di Confagricoltura, aggiungendo che “il piano dovrebbe puntare in due direzioni: sostenere i redditi degli agricoltori tagliati dalla crescita dei costi di produzione e salvaguardare il potenziale produttivo del sistema agroalimentare europeo. La riduzione della produzione avrebbe effetti particolarmente negativi sull’inflazione”.

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