Pensieri di un cittadino orgoglioso di essere reggino, calabrese e italiano

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La maggior parte di noi da giovane, avendo “la testa sulle spalle“, probabilmente, ha pensato a studiare, a guardarsi intorno per cercare il miglior futuro lavorativo, per avere la possibilità di svolgere una professione che potesse soddisfare economicamente e socialmente la sua persona e le proprie aspirazioni. Credo che una minima parte di giovani fosse attento alle vicende politiche e partitiche, salvo che la scelta degli studi non fosse indirizzata a settori che avrebbero necessità di conoscere ed approfondire “la politica” in tutte le sue sfaccettature. Oltre queste scelte, dobbiamo prendere contezza dei tanti giovani che sceglievano di interessarsi di questo importante e fondamentale aspetto sociale perché vedevano questo settore come un modo qualificante di fare carriera o perché avevano “dentro” il sacro fuoco di dare un servizio al Prossimo per garantire ai cittadini il rispetto delle regole, il rispetto della Costituzione e, nello stesso tempo, un futuro migliore in confronto a quello dei loro antenati; un modo democratico di vivere che aveva come “Faro” i Diritti ed i Doveri ai quali ognuno doveva attenersi ad osservare le leggi dello Stato. Tant’è che nella seconda metà del ‘900 sono nati i famosi “portaborse” che rappresentavano coloro i quali si approcciavano alla politica partendo dallo scalino più basso. Tale ruolo era una scuola vera e propria che permetteva di fare esperienza, conoscenza delle esigenze dei territori, di capire le problematiche nella vita quotidiana dei cittadini, di ascoltare e vedere all’opera i loro “Maestri” per cercare di emularli al fine di iniziare un percorso che, se fatto bene, con sentimento, con spirito di servizio, con onore, li avrebbe potuto condurre ad un iter politico di alto prestigio sociale. Da tale punto di partenza si sono formati buona parte degli Statisti che il nostro Paese, l’Italia, ha avuto, i quali, con pregi e difetti, hanno permesso di vivere il “Boom economico Italiano degli anni ’60-’70-’80,riconosciuto per la sua Unicità in tutto il Mondo.

Oggi siamo agli albori dell’anno 2022 e se andiamo “a ficcare il naso” sulla prestigiosa enciclopedia Treccani leggiamo la seguente definizione: “è un Portaborse chi si presta, in genere allo scopo di ottenere in cambio favori o vantaggi, a lavorare per personaggi autorevoli o influenti, con un atteggiamento esageratamente ossequioso e servile (identificato comunemente dal gesto di portare loro la borsa). Nel linguaggio giornalistico, il termine è per lo più attribuito ai segretari e assistenti (aggiungiamo noi anche gli autisti), che dal 1986 sono stati assunti presso il Parlamento Italiano per facilitare il lavoro dei deputati“. Oggi questo lavoro, ahimè, si allargato a “macchia d’olio“, tant’è che in buona parte degli uffici pubblici, spesso si vedono, nelle stanze di “lavoro” più persone che sedie e scrivanie.

Questo “modus operandi“, ha portato nel tempo, sempre di più, al radicalizzarsi della burocrazia, non intesa come mezzo di contributo a chi governa, bensì ad un processo irreversibile universale, che tende a imprigionare gli uomini in una rete di regole minuziose e a sottometterli alla potenza anonima, irresponsabile, ed ogni giorno più necessaria, degli apparati burocratici. Ciò ha conosciuto una straordinaria espansione specialmente nei Paesi capitalistici, per effetto delle politiche di Welfare che implicano un crescente intervento dello Stato, sia nel pubblico che nel privato, nella vita quotidiana dei cittadini. Oggi che il Mondo gira a velocità supersonica, che i cittadini hanno preso sempre più contezza delle leggi e delle applicazioni delle regole, si sta cercando di mettere in atto processi di “de burocratizzazione” delle amministrazioni pubbliche e private, che rispondono alle esigenze di una società in continua trasformazione, che rende rapidamente obsolete le competenze e le specializzazioni della burocrazia e si mostra sempre più insofferente ai vincoli posti dalle sue regole e dalle sue procedure.

Esasperando i toni, in Italia i progetti li pensano i nonni, li programmano i padri, li portano avanti i figli, li costruiscono i nipoti! Questo “Modus operandi“, in tutti questi anni, credo che abbia contribuito a rendere, probabilmente, un record italiano: UN DEBITO DI 2.700 miliardi di Euro. Credo che sia un “record” difficilmente raggiungibile per altri Paesi! In tutti questi anni in Italia si è andati avanti senza che si pensasse a mettere un freno a questa emorragia, aggravata massicciamente dell’arrivo di un “uragano” o, peggio ancora, di un terremoto, un sisma di decimo grado della scala Mercalli, che si chiama: PANDEMIA DEL COVID. Un Uragano, un Terremoto che hanno “spazzato via” 6.000.000 di persone in tutto il Mondo. Un “Everest” di vite umane che viene “la pelle d’oca” soltanto a pensarci e inorridisce e lascia sbigottiti tutti coloro che hanno perso i propri familiari. Tutti coloro che speriamo di poter dire che abbiano superato questa pandemia, devono ringraziare il Padreterno, gli Scienziati, i Medici, tutti i tipi di Operatori sanitari e quei governanti saggi, che, pur “camminando al buio” nella ricerca dell’antidoto giusto, alla fine pare che abbiano trovato il modo per debellarlo o, quantomeno, di tenerlo sotto controllo, portandolo, anche se lentamente, a morire. Purtroppo, oltre alla grave perdita di tantissime vite umane, oggi si continua a pagare pedaggio a questa “figlia di buona donna” che sta facendo morire, anche in questo caso, milioni di piccole, medie e grandi aziende. Ed ancora, mi auguro di sbagliarmi, non abbiamo visto niente. Perché c’è il grande rischio, soprattutto nelle piccole e medie aziende, che rappresentano lo “zoccolo duro”  dell’imprenditoria Italiana, di vedere vanificati i sacrifici di diverse generazioni di chi gestisce con propri capitali un’attività economica. È vero che lo Stato ha messo a disposizione importi mastodontici
ma è anche vero che non possono bastare per riparare i danni e far ripartire diversi settori delle attività. Forse sarebbe necessario azzerare tutto, contenziosi compresi, e ripartire come se si uscisse fuori da una guerra mondiale. E’ chiaro che bisogna tenere conto dello “status” sociale di benessere che hanno raggiunto i cittadini di oggi che, probabilmente, non sono più adusi agli immani sacrifici fatti dai propri antenati per mangiare e per sopravvivere alla miseria che proponeva solo grandi incertezze senza cristallizzare il proprio futuro. Oggi, grazie al Progresso la maggior parte dei cittadini posseggono un mezzo di trasporto, una casa, uno stipendio per poter vivere dignitosamente e mantenersi alcuni servizi che, una volta, non esistevano o se esistevano erano un lusso per pochi eletti. Un esempio per tutti: il possesso di un telefonino per le persone di 1 anno che per quelli in età molto avanzata.

Noi Italiani possiamo dire di essere più fortunati rispetto a tanti altri, perché abbiamo avuto un Presidente della Repubblica, riconfermato nel suo ruolo, che ha avuto la capacità, il coraggio, la lungimiranza di nominare a capo del governo un certo Mario Draghi, che ha dimostrato nel corso del suo iter professionale di essere un uomo di intelligenza superiore tanto da convincere delle sue eccelse qualità anche la “algida” EUROPA, dove vivono e convivono diverse razze ,ognuna con un “prestigioso pedigree”. Il Professore Mario Draghi, in collaborazione con il Presidente Mattarella, sono riusciti (impresa titanica) a mettere insieme quasi tutti i partiti dell’Arco Costituzionale gestendo la res pubblica per un anno da “pater familias“, con grande senso di responsabilità e, nello stesso tempo, con eccellente fermezza, tutte le infinite problematiche Italiche, con il fardello di operare durante una pandemia da ‘tremare i polsi“. Draghi è riuscito con la sua caparbietà, con la sua rappresentatività, con le sue ottime doti di mediatore, da “politico” raffinato, da “cavaliere senza paura“, a far assegnare all’Italia una montagna di denaro che potrebbe rivoltare in positivo il destino del suo Popolo, purché investito bene, anche nei progetti meno importanti, spendendo in modo di “spaccare la lira in due“, in qualunque investimento.

Sembrava che tutto “filasse liscio come l’olio“. Troppo bello! Non sono stati fatti i conti con i Partiti italiani. Ognuno di essi, con tutte le loro fazioni hanno pensato che era arrivato il momento di dimostrare al Mondo chi di loro ha…….il filo di Arianna….più lungo! In Parlamento hanno cercato di giocare brutti scherzi al Governo, cercando di “cambiare le carte in tavola” cercando di mettere in difficoltà chi sta cercando di “prendere per i capelli” l’Italia per poterla salvare dalla bancarotta. Sembra di assistere alla scena di “quello che si taglia gli attributi per fare un dispetto alla moglie“. Probabilmente l’obiettivo è quello di creare un cortocircuito tra parlamentari, partiti e governo che rischia di bloccare le riforme e far saltare tutto. Tutto ciò potrebbe avere un motivo: rendere ingovernabile il Parlamento! Si ha la pretesa di “mettere becco
su tutto, dimenticandosi che se oggi l’Italia ha un debito di duemilasettecento miliardi, questo debito è frutto di tutto il “lavoro” svolto dai partiti negli ultimi decenni. Ha fatto bene Draghi ad andare da Mattarella per confrontarsi al fine di “strigliare i partiti” e far capire che il Governo è lì per fare le cose, altrimenti non si va avanti. I partiti chiedono un maggiore coinvolgimento nelle scelte in modo da rischiare di arrivare alle “calende greche” e perdere “barca e rizza“. Purtroppo in Italia c’è il vezzo di considerare il “decreto Milleproroghe” un “pozzo senza fondo” dove si può inserire di tutto in base alle “esigenze personali” di ogni
Parlamentare. I partiti ed i loro parlamentari si sganciano da tutto e cominciano a “tessere la tela di Penelope“, con l’obiettivo di “portare l’acqua al proprio mulino“, incuranti dei danni che potrebbero creare le loro scelte alla socialità. C’è la sensazione che il Governo in Europa scelga una strada da seguire mentre i partiti vanno nel senso opposto. Sembra che qualche partito prenda posizione sulle decisioni governative
dicendo “se non fate questo, noi non votiamo nulla“. Indipendentemente da quale lato sia la ragione, la giusta via, ciò non ci sembra il modo di fare gli interessi dei cittadini e del Paese. Ci può stare avere visioni diverse di un problema o su una soluzione. Se èerò veramente si ha intenzione di fare gli interessi del Paese, ci si siede, si ragiona, ci si confronta fino a quando non si trova una soluzione obiettiva, unanime, la migliore, mettendo da parte i personalismi e gli interessi di pochi. Se le riforme indispensabili per fare uscire dall’impasse economico e sociale il Paese non vanno avanti perché un parlamento anarchico sta di fatto, scavando la fossa al governo ed i partiti non rispondono alla disciplina di maggioranza, né alla disciplina di coalizione, c’è il rischio che le cose si mettano molto male. Non si può pensare e/o dire impunemente “in Parlamento cambiamo tutto“. Qui si gioca con il fuoco e con il didietro dei cittadini. Sarebbe come tradire la sovranità del Popolo che li ha votati. Non si può ragionare con “facciamo quello che vogliamo“, con l’obiettivo di disarcionare il Cavaliere bianco. Non ci si rende conto che tali comportamenti potrebbero portare ad annullare il futuro di milioni di Italiani, di giovani che sembrano aver smarrito la strada da seguire perché chi dovrebbe indirizzarli pensano a fare i cavoli loro “uccidendo” il futuro del Paese. Questi signori si rendono conto che oltre a disarcionare la reputazione dell’Italia i primi a “scendere dal cavallo” sarebbero loro stessi? È possibile che sono talmente accecati da brame di potere, di voglia di primeggiare (“sono il più bravo”, “sono il migliore“) da non rendersi conto che siamo sull’orlo del baratro? Che “qui si fa l’Italiao si muore”? Se così fosse, ognuno di noi dobbiamo prendere contezza di quali “serpi abbiamo allevato in seno“.

Ricordiamoci sempre che tutti noi abbiamo un debito di 2700 miliardi e che ogni anno dobbiamo proporre e vendere titoli per oltre 400 miliardi per pagare stipendi, pensioni dei dipendenti pubblici, per il funzionamento della macchina Statale in tutti i suoi segmenti con i relativi collegamenti. Oggi possiamo tranquillamente dire che il valore aggiunto dell’Italia è la credibilità che hanno a livello europeo e mondiale Mattarella e Draghi. Motivo per cui il nostro debito ,oggi più che mai, è poggiato sulla credibilità e, di conseguenza, abbiamo bisogno di tenere la barra dritta del timone che ci permette di realizzare la riforma e gli investimenti per i quali ci siamo impegnati. Se si continua a pensare ed ad agire andando all’avventura, dobbiamo sapere che se cadessimo non ci sarebbe alcuna ancora di salvezza, considerato che negli ultimi venti anni la crescita è stata, quasi sempre, pari allo zero. Considerato, quindi, il nostro debito a livello fallimentare, riteniamo che in caso di tempesta “non ci salverebbe neanche Caracciolo”. Dobbiamo “buttare a mare” tutto quanto si sta facendo perché ogni partito ed ogni singolo componente dello stesso deve dimostrare di esistere. Stiamo attenti che se “non cambiamo testa“, “mala tempora currunt” per il Popolo Italiano e per i suoi giovani ai quali “distruggeremmo” il futuro. È vero che viviamo in Democrazia (vera o finta?) dove chiunque può essere eletto, ma non si può più accettare che costui, il giorno dopo debba, obbligatoriamente, pensare a “lavorare” per raccogliere e ricevere i voti per la successiva elezione. Ormai dobbiamo capire che non è più compatibile con le nostre necessità chi vuole stare “con il piede in due scarpe“. Quindi, dobbiamo dire basta ai “venditori di fumo” a chi fa finta di accapigliarsi per dopo “dividersi la torta” alle spalle dei cittadini, a chi vivendo “nel suo mondo incantato” non si rende o non vuole rendersi conto della vera realtà. A tal proposito non abbiamo mai capito perché i politici che sono pagati per il servizio che danno (o dovrebbero dare) ai cittadini, devono decidere le sorti del Paese di notte, in alcuni casi di diverse notti insonni, approvando o cancellando leggi e/o progetti o altre decisioni basilari, quando hanno tutto il tempo, dalle 7 del mattino alle 20 di sera di decidere con lucidità, tranquillità, serenità e con la giusta logica. Forse è un metodo per sfiancare gli avversari ed ,ad una certa ora della notte, portarli dove vogliono loro? Questo è un brutto vizio che si deve abolire perché il Paese ha bisogno di persone lucide, che si rendano conto di quanto stanno facendo e/o approvando per conto di 60 milioni di Italiani. Devono capire che dalle loro decisioni dipende, in primis, il futuro dei loro figli, dei loro nipoti, dei loro cugini, dei loro compagni, dei loro amici. Non possono pensare che loro “di questa acqua non ne bevono“. Non devono farsi “né Jabbbu e né maravigghia“.

Dobbiamo, quindi, essere consapevoli che se non riuscissimo a realizzare gli obiettivi prefissati sarebbe difficilissimo rimanere tra le economie più industrializzate.
La politica deve capire che Governo e Parlamento devono camminare insieme con un rapporto uniformato alla leale collaborazione, con la fiducia e la consapevolezza di remare tutti nel stessa direzione. E’ chiaro che se l’Esecutivo viene sfiduciato più volte c’è un segnale chiaro che le cose non vanno bene creando un allarme che può diventare pericoloso. La politica deve ricordare sempre che Draghi è stato chiamato per portare avanti un progetto pieno di emergenze e non per accontentare l’uno o altro schieramento. Dobbiamo sempre ricordarci che gli anni 2022 e 2023 sono due anni cruciali per portare avanti le riforme della giustizia della pubblica amministrazione, del fisco, gli investimenti pubblici, la ripresa, la produttività, il mercato del lavoro. Quest’ultimo è molto importante per accrescere la dimensione delle imprese, per avere manager capaci. Ciò ben sapendo che la demografia, fra 20 anni ha 5 milioni in meno di persone che lavorano. Forse si sarà costretti di portare l’occupazione fino a 70 anni e, nello stessi tempo, addestrare al meglio le persone che provengono da altri Paesi.
Ricordo a me stesso che il Presidente del Consiglio dei Ministri è stato nominato dal Presidente Mattarella per “guidare” l’Italia verso un futuro che le possa “salvare la vita”. Egli non può fare il politico, non può stare dietro alle “bandierine elettorali“; non può essere visto come un abusivo da sopportare e sgambettare. Chi lo critica si deve ricordare che nessuno gli ha chiesto di fare un “patto di sangue” con qualcuno.
Motivo per cui, è vero che deve ascoltare e collaborare con il Parlamento, ma non è scritto da nessuna parte che “deve essere tirato dalla giacchetta” da quei “Soloni” (spero pochi) che occupano uno scanno nel Parlamento, i quali hanno la presunzione di conoscere tutto lo scibile della scienza umana. Mi domando: se a Draghi “girano le scatole” e si dimette (riteniamo che non ha bisogno di questo per vivere) siamo sicuri che abbiamo “la riserva in panchina” di uguale valore, di uguale capacità, di uguale autorevolezza, di uguali conoscenze?

Secondo noi la vita ci ha messo di fronte a due scelte: sfruttare al massimo i vantaggi del PNRR o affogare in un oceano senza fine che fa annegare la nostra Storia ultra millenaria (partendo dall’Impero Romano). Chi non si rende conto dell’importanza di questo momento storico, vuol dire che è rimasto sul “Titanic“, pensando al futuro, vagheggiando sogni di gloria, mentre lo sta rapendo “lo spettro della morte“, che si presenta con il suo saio nero e con la falce pronta a brandire. Si deve capire che dobbiamo portare avanti, tutti insieme, una lotta per la sopravvivenza della nostra Storia, della nostra Cultura, della nostra Economia, del nostro “status sociale”, del nostro design, di quel MADE IN ITALY che tutto il Mondo ci invidia.

GIOVE CI IMPOSE DUE BISACCE:CI MISE DIETRO QUELLA PIENA DEI NOSTRI DIFETTI,E,DAVANTI,SUL PETTO,QUELLA CON I DIFETTI DEGLI ALTRI.PERCIO’ NON POSSIAMO SCORGERE I NOSTRI DIFETTI,E,NON APPENA GLI ALTRI SBAGLIANO,SIAMOPRONTI A BIASIMARLI“. (Fedro 20 a.C – 50 d.C. ca)

Non possiamo permetterci il lusso di vedere le nostre piccole e grandi industrie, i nostri artigiani, scomparire o trasferire le loro attività in altre parti del Pianeta, dando l’opportunità agli altri Popoli di proliferare appropriandosi delle nostre industrie, dei nostri brand, dei nostri design, delle nostre pregevole qualità operative. Se oggi la Cina ed altri Paesi, che alcuni decenni fa erano sottosviluppati industrialmente, oggi stanno o sono diventati Paesi con alto tasso lavorativo, migliorando sempre di più la loro qualità produttiva, devono dire “grazie” anche a noi Italiani che abbiamo inviato manodopera di alto spessore tecnologico, dotata di estro, di menti eccelse dei nostri migliori campi produttivi più prolifici e redditizi. Non possiamo pensare che il nostro Paese possa essere lasciato in mano al trionfo degli Apedeuti che, nella Francia dell’Illuminismo, erano coloro che non inclini allo studio, congiuravano a screditare le competenze e il sapere, così facendosi un merito dell’ignoranza. Non possiamo pensare che possa pagare sempre “Pantalone” che, in questo caso, significa sacrificare il futuro dei nostri figli, dei nostri nipoti, lasciando loro fardelli di debiti assistenziali contratti per difendere privilegi indifendibili. La prova che dobbiamo affrontare è mostruosa e non si può pensare di fare gestire tutto alla Conferenza Stato-Regioni. Dobbiamo uscire dalla “ghigliottina” dei piccoli interessi.
Dobbiamo essere consapevoli di dover affrontare una sfida pericolosa che se non si vince ci farebbe diventare “il fanalino di coda” dell’Europa. Se ciò avvenisse davvero, sarebbe la Fine dell’Italia; rimarremmo in mano a chi ha permesso di non fare funzionare il treno pubblico. Si deve recuperare tutto quanto non è stato fatto negli ultimi 20 anni, dovuto, probabilmente, al soddisfacimento dei privilegi diffusi sul
Territorio. Negli ultimi 20 anni in tanti si sono costruito il proprio orticello e, quindi, oggi, se vogliamo uscire dalle “sabbie mobili”, si devono superare tutte le opposizioni e le resistenze, anche perché se non provvediamo noi, corriamo il rischio che qualcuno che viene da lontano proverà a farlo per noi. Dobbiamo pensare e riflettere bene fino a quando siamo in tempo!

“Grazie” alla Pandemia abbiamo un’occasione storica per realizzare un progetto coraggioso che guardi al futuro. Bisogna mettere al bando chi non è d’accordo, chi frena, chi rifiuta questa necessaria nuova gestione, chi si nasconde dietro interessi di poco conto. Appunto è necessario scegliere una strategia unica impegnandoci con tenacia per ottenere il massimo risultato, senza compromessi ed evidenziando i comportamenti ostativi di chi si assume la responsabilità di non adeguarsi. Bisogna uscire dai metodi attivati in emergenza per i quali ci sarebbe bisogno di leggi eccezionali. Non è più accettabile che si debba intervenire con procedure eccezionali che colpiscono i “più” per colpa dei “pochi”. Basta alle leggi attivate per necessità immediate. Cosi continuando si tappano” i buchi” del momento che mettono al riparo burocraticamente e che non riescono a far rispettare tali regole nel tempo.
Uscire, quindi, dall’emergenza differita vuol dire che bisogna imparare a gestire i problemi difficili senza bisogno di leggi eccezionali.
Questa è una delle più importanti sfide che deve vincere l’Italia!
E’ necessario investire al Sud e nel Sud per eliminare le tante differenze che ci sono tra i vari” Staterelli Regionali“. Deve essere una priorità per il Governo, al fine di assicurare al Sud una crescita sostenibile e duratura. E’ necessario che tali progetti vengano monitorati costantemente durante le attuazione degli interventi, in modo da evitare ritardi rispetto alle scadenze e che i progetti siano allineati alla finalità degli stessi, intervenendo laddove le linee guida non siano eseguite, con la revoca dei finanziamenti oppure sostituendosi all’Ente appaltante.
Se si fallisce in queste operazioni, il riequilibrio territoriale tra Nord e Sud rischia di far “saltare” l’Italia, perché senza “il salto di qualità” a 360 gradi da parte del Sud non permetterà mai “all’altra Italia” di “tenere testa” ai Paesi più avanzati e, meglio ancora, di farla partecipare alla “gara” per primeggiare in Europa, sconfiggendo la miope ostilità della classe Dirigenti del Nord del Paese.
Bisogna, quindi, formare Dirigenti e maestranze al Sud, in modo da puntare all’Alta Velocità, all’utilizzo appieno dei porti con le proprie Zes, mirare, una volta per tutte, alla costruzione del Ponte di Messina-Reggio Calabria (perché bisogna chiamarlo solo Messina? Non per partigianeria, ma perché tocca i due lembi di terra della Calabria e della Sicilia). Bisogna provvedere a tutti gli interventi che industrializzano le due sponde che hanno una importanza strategica per aprire le porte verso l’Africa, per la quale rappresentano il nord dell’area del Mediterraneo ed al fine di realizzare la più grande piattaforma che si faccia verso i Paesi Africani. A tutto questo incomparabile progetto “mettiamo accanto” una grande e lungimirante idea di investire sul turismo in quel Sud del Sud selvaggio, aspro, amaro, spesso calunniato dai media per una brutta storia infinita, che custodisce i tesori della Magna Grecia ed offre scenari incantati di ineguagliabile bellezza che Dio gli ha voluto donare. A nostro modestissimo parere, non resta altro che chiedere ai Governi Regionali, Provinciali, Comunali di associarsi, per creare un gruppo granitico per lavorare in collaborazione per far tornare l’Italia e, soprattutto il Sud, ai grandi fasti del passato che hanno visto grandi protagonisti i nostri Avi. Se ci mettessimo tutti di “buzzo buono” realizzeremmo una GRANDE ITALIA che non avrebbe nulla da invidiare alla “Grandeur de la France“; Anzi…….

Insomma se saremo bravi, come disse Garibaldi a Nino Bixio a Calarafimi (15 maggio 1860):”QUI SI FA L’ITALIA O SI MUORE“.

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