Covid, che peccato! Broccolo denuncia: “la pillola antivirale funziona, ma viene sprecata e costa 700 dollari a ciclo”

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L’esperto Francesco Boccolo confessa come si sprechino tantissime pillole anti Covid a causa della burocrazia: eppure funzionano molto bene

Una delle nuove armi contro il Covid, oltre a vaccini, monoclonali e normali strumenti di protezione, è la pillola antivirale, sul mercato soltanto da qualche mese ma già abbastanza efficace nel prevenire complicazioni. C’è soltanto un problema, però: viene sprecata, troppo spesso. Motivo? Quello comune, in Italia: la burocrazia. A confessarlo, in un’intervista a ‘Libero’, è Francesco Broccolo, virologo dell’Università Bicocca di Milano. “Gli antivirali funzionano molto bene anche con le varianti e questa è sicuramente una buona (anzi, un’ottima) notizia. Però un problema c’è ed è nella loro gestione”, afferma. Il medicinaleva dato entro 72 ore e costa 700 dollari a ciclo, ma a causa della burocrazia va perso. La sburocratizzazione va affrontata seriamente. Oggi – va nel dettaglio Broccolo spiegando le procedure – un semplice medico di base non può prescriverli a un suo paziente, neanche se questo si presenta all’ambulatorio con la febbre alta e un tampone positivo in mano”.

Insomma, come spesso accade il problema è legato alle solite lungaggini burocratiche tutte italiane, anche quando servirebbe essere più rapidi. La trafila per ottenere le pillole anti Covid, come spiega Broccolo, è però: “abbastanza complessa. Il medico di famiglia ti deve mandare in un reparto di Malattie infettive che, a sua volta, deve verificare la tua idoneità al trattamento e solo questo punto si ottiene il medicinale”. Ma “già è complicato per chi vive nelle grandi città, a Milano o a Roma dove può recarsi rispettivamente al Sacco o allo Spallanzani. Ma se lo immagina chi abita in un qualsiasi altro posto? Mica basta un ospedale qualunque, ne serve proprio uno con il reparto giusto. Se si aspetta troppo? C’è il guaio. Perché gli antivirali si possono somministrare entro le prime 72 ore. Vuol dire nei primi tre giorni. Per questo dico che sarebbe il caso di snellire la burocrazia che c’è a monte se vogliamo renderli davvero operativi”, conclude il dottore. Praticamente, un gran peccato.

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