Come la pandemia ha “distrutto” gli adolescenti: “tentano il suicidio, si tagliano o fanno uso di farmaci”

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Due anni di pandemia hanno messo in luce dei problemi, per gli adolescenti, ben più gravi del Covid: ansia, stress e depressione, che a volte sfociano nel tentato suicidio

Sono tra le categorie che hanno pagato maggiormente, più di altre, la pandemia. E anche indirettamente, in considerazione del fatto che hanno dovuto sacrificarsi più per gli altri che per se stessi, visto che in loro il Covid – in media – ha creato o creerebbe poche complicazioni, salvo eccezioni. Attenzione, poche complicazioni per quelle che potrebbero essere le conseguenze del virus stesso. Sì, perché c’è un problema decisamente più grave per loro, più di uno: ansia, stress e depressione, che a volte sfociano nel tentato suicidio. A descriverlo all’Agi è dottor Stefano Vicari, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Neuropsichiatria Infantile del Bambino Gesù. E’ tra coloro che in questi anni ha ricevuto tantissimi adolescenti per aiutarli ad uscire dal periodo difficile. “I nostri adolescenti stanno male”, afferma. “La paura di ammalarsi, l’isolamento, il confinamento in casa spesso senza i genitori, il brusco distacco da quello che era il proprio mondo hanno fatto da elemento detonatore ad ansia, stress e depressione, sfociando in un vero e proprio disturbo conclamato”.

L’età media dei ragazzi è intorno ai 13 anni. “I pazienti – prosegue Vicari – arrivano da noi dopo aver tentato il suicidio o a seguito di atti di autolesionismo. Si provocano dei tagli alle braccia, alle gambe, all’inguine. Alcuni salgono sul cornicione e provano a farla finita, altri lavorano al progetto di togliersi la vita raccogliendo farmaci e pasticche presenti in casa. Tutti lamentano un profondo senso di vuoto e una debolezza nei confronti della vita”. E, rispetto al periodo precedente allo scoppio della pandemia, i casi presi in carico dall’ospedale pediatrico sono aumentati di oltre il 30%, sottolinea sempre l’Agi.

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