Papa Francesco ha consacrato la Russia e l’Ucraina: perché per i credenti è uno storico evento religioso

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Dopo la celebrazione penitenzale e la benedizione finale un gesto semplice di chi crede in Dio e non nella forza delle armi, il Santo Padre ha chiesto alla Madre di Cristo di intercedere e di salvare il mondo dalla guerra. Si tratta di un evento storico per la religione cristiana

Nella giornata di ieri, papa Francesco ha oggi consacrato l’Ucraina e la Russia al Cuore Immacolato di Maria. Il Santo Padre, di fronte alle immagini della guerra provocata dall’invasione delle truppe di Vladimir Putin, ha ricordato che la risposta non può essere l’odio e l’aumento delle spese militari. La Pace si costruisce quando una società è basata sull’amore e sul bene. E’ questo uno degli atti più solenni del suo Pontificato, che ha un valore storico per la Chiesa Cristiana perché risponde ad una delle profezie di Fatima del 1917. Papa Francesco, dopo 105 anni, ha risposto secondo i fedeli all’appello della Madonna rivelato ai veggenti della cittadina portoghese. E per questo, in contemporanea con la celebrazione nella basilica vaticana, si è tenuta la preghiera anche al Santuario di Fatima presieduta dal cardinale Elemosiniere Konrad Krajewski.

Un atto di questo tipo fu compiuto da diversi pontefici. Pio XII consacrò nel 1942 tutto il mondo al Cuore di Maria e nel 1952 la Russia ma senza il coinvolgimento di tutti i vescovi; Paolo VI nel 1964 ripeté la consacrazione del mondo. Giovanni Paolo II nel 1982 e nel 1984 fece un atto di affidamento a Maria di tutti i Paesi. È però la prima volta, dopo 105 anni dalla profezia di Fatima, che un Papa risponde all’appello della Madonna rispettando tutte le richieste: la consacrazione è fatta da lui, in comunione con tutti i vescovi del mondo, e viene citata esplicitamente la Russia (con l’Ucraina, e non solo genericamente tutto il mondo). È da sottolineare che questi atti non hanno mai avuto all’interno della stessa Chiesa un’alta risonanza perché dopo il Concilio Vaticano II sembravano un po’ accantonate queste forme di devozione, tanto che in questi giorni, uno come Enzo Bianchi, l’ex Priore di Bose, parla di gesto che “suscita turbamento” che potrebbe non essere gradito alle altre Chiese cristiane con le quali c’è un cammino ecumenico.

papa francesco consacrazione russia e ucraina
Foto Ansa

“Troppo spesso pensiamo che la Confessione consista nel nostro andare a Dio a capo chino. Ma non siamo anzitutto noi che torniamo al Signore; è lui che viene a visitarci, a colmarci della sua grazia, a rallegrarci con la sua gioia. “Confessarsi è dare al Padre la gioia di rialzarci”. Lo ha spiegato il Papa, nell’omelia del Rito per la Riconciliazione di più penitenti con la confessione e l’assoluzione individuale e l’Atto di consacrazione al Cuore Immacolato di Maria della Russia e dell’Ucraina, da lui presieduto nella basilica di San Pietro.

“Al centro di quanto vivremo non ci sono i nostri peccati, ma il suo perdono, questo è il centro”, ha sottolineato il Pontefice: “Proviamo a immaginare se al centro del Sacramento ci fossero i nostri peccati: dipenderebbe quasi tutto da noi, dal nostro pentimento, dai nostri sforzi, dai nostri impegni. Invece no, al centro c’è lui, che ci libera e ci rimette in piedi”. “Restituiamo il primato alla grazia e chiediamo il dono di capire che la Riconciliazione non è anzitutto un nostro passo verso Dio, ma il suo abbraccio che ci avvolge, ci stupisce, ci commuove”, l’invito: “È il Signore che, come a Nazaret da Maria, entra in casa nostra e porta uno stupore e una gioia prima sconosciuti”“Fratello, sorella, oggi puoi sentire queste stesse parole rivolte a te”, l’appello sulla scorta delle parole dell’arcangelo Gabriele a Maria: “puoi farle tue ogni volta che ti accosti al perdono di Dio, perché lì il Signore ti dice: ‘Io sono con te’”.

“In questi giorni notizie e immagini di morte continuano a entrare nelle nostre case, mentre le bombe distruggono le case di tanti nostri fratelli e sorelle ucraini inermi”. Al centro dell’omelia di papa Francesco nella liturgia penitenziale in Vaticano, al cui interno si svolge l’Atto di consacrazione dell’umanità, e in particolare della Russia e dell’Ucraina, al Cuore Immacolato di Maria ci sono le preoccupazioni per il conflitto in atto.

“L’efferata guerra, che si è abbattuta su tanti e fa soffrire tutti, provoca in ciascuno paura e sgomento”, è l’analisi di Francesco: “avvertiamo dentro un senso di impotenza e di inadeguatezza. Abbiamo bisogno di sentirci dire ‘non temere’. Ma non bastano le rassicurazioni umane, occorre la presenza di Dio, la certezza del perdono divino, il solo che cancella il male, disinnesca il rancore, restituisce la pace al cuore”. “Ritorniamo a Dio, ritorniamo al suo perdono”, l’esortazione del Papa, che ha ricordato “come Dio interviene nella storia: donando il suo stesso Spirito”. “Perché in ciò che conta non bastano le nostre forze”, ha spiegato Francesco: “noi da soli non riusciamo a risolvere le contraddizioni della storia e nemmeno quelle del nostro cuore. Abbiamo bisogno della forza sapiente e mite di Dio, che è lo Spirito Santo. Abbiamo bisogno dello Spirito d’amore, che dissolve l’odio, spegne il rancore, estingue l’avidità, ci ridesta dall’indifferenza. Abbiamo bisogno dell’amore di Dio perché il nostro amore è precario e insufficiente”.

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