Docenti non vaccinati demansionati, il sottosegretario Sasso si oppone: “possano lavorare con semplice tampone”

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“Questo accade perché in un governo di unità nazionale c’è ancora chi vuole mantenere una situazione di emergenza che oggi, grazie ai vaccini, abbiamo superato”, spiega il sottosegretario all’Istruzione, Rossano Sasso, commentando la notizia della riammissione dei docenti sospesi dal 1° aprile

“Un docente viene sospeso quando compie un illecito penale o disciplinare. La mancata vaccinazione non rientra in nessuno dei due casi. I docenti non possono essere demansionati. Bisognerebbe mantenere almeno un minimo di serietà”. Così il sottosegretario all’Istruzione, Rossano Sasso, intervenuto questa mattina a ‘The Breakfast Club’ su Radio Capital, commentando il decreto legge che spiega come dal primo aprile i presidi non possano più vietare l’ingresso a scuola degli insegnanti non vaccinati, che dovranno però essere destinati ad altre mansioni. “Parliamo di numeri risicati, circa 3500 insegnanti che non definirei ‘no vax’, sono persone che per un motivo o per un altro hanno scelto, penalizzando se stessi, di non vaccinarsi – aggiunge Sasso – . Questa decisione ci costa quasi 30 milioni di euro. Perché questi insegnanti vengono sostituiti”.

“Paghiamo due volte per lo stesso servizio. Questo accade perché in un governo di unità nazionale c’è ancora chi vuole mantenere una situazione di emergenza che oggi, grazie ai vaccini, abbiamo superato. Qualcuno si vuole forse vendicare di questi lavoratori che non si sono vaccinati? Parliamo di insegnanti pronti a rientrare in classe, con il tampone, come è successo per altre categorie di lavoratori. È un cortocircuito generato dal ministero della Salute. Sono un sottosegretario e mi devo confrontare con due ministri, quello dell’Istruzione, sensibile al tema, e quello della Salute che, come si dice, da quest’orecchio non ci sente. Questa è una cosa che non ha alcuna logica sanitaria – continua il sottosegretario – . Se il docente entra con un tampone negativo dov’è il rischio? Se vogliamo invece essere rigorosi, allora non facciamoli rientrare a lavoro, diciamolo chiaramente. Se il 31 marzo viene meno lo stato di emergenza, vengono meno anche tutte le misure legate a quella situazione. Noi stiamo istituendo il diritto a leggersi il giornale a scuola: questo non va bene e non piace a nessuno”, conclude Sasso.

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