Salerno-Reggio Calabria, sbagliato chiamarla “eterna incompiuta”: la (vera) storia dell’autostrada simbolo di arretratezza ma gioiello di innovazione

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Da “eterna incompiuta” l’A2 Autostrada del Mediterraneo diventerà presto un gioiello ipertecnologico dell’intero continente europeo con la realizzazione della prima smart road

La prima autostrada dove si potrà guidare senza mani sarà la Salerno-Reggio Calabria. Per molti potrebbe sembrare assurdo, ma da “eterna incompiuta” l’A2 Autostrada del Mediterraneo diventerà presto un gioiello ipertecnologico dell’intero continente europeo. A raccontare questo cambiamento e dedicare un servizio sulla prima smart road italiana è stato GeoPop, blog scientifico a cura di Andrea Moccia. Quella che per anni è stata il simbolo delle difficoltà di carattere economico e politico del Sud Italia può così diventare un punto di riferimento per innovazione e modernità. Ma qual è la vera storia della Salerno-Reggio Calabria?

E’ proprio dall’aspetto storico che parte l’analisi dell’esperto, con un iniziale riferimento ad un fattore spesso dimenticato quando si parla dei “ritardi biblici” che hanno caratterizzato la realizzazione della nuova A2. L’Autostrada del Mediterraneo un tempo misurava 442 km e fu costruita in 12 anni, dal 1962 al 1974, per collegare la Calabria (la cui viabilità era ostacolata da aspri rilievi) al resto della Penisola italiana. Nel 1997, però, è stato deciso di ricostruirla ex novo abbattendo il vecchio tracciato, con i lavori che sono stati ultimati solo nel 2016. E’ questo l’esempio di come siano state letteralmente eclissate dal dibattito le enormi difficoltà tecniche, geologiche, geomorfologiche e ingegneristiche riscontrate per il completamento del tracciato. E’ anche per questo che, cogliendo la notizia di attualità, GeoPop ha spiegato di quanto sia stato difficile costruire (e ricostruire) la cosiddetta Salerno-Reggio Calabria.

All’epoca, ricorda Andrea Moccia fu denominata “autostrada aperta”, vale a dire che non poteva essere soggetta a pedaggio, strategia attuata dallo stato italiano per accelerare il boom economico del mezzogiorno venendo incontro alle popolazioni più povere. L’opera era totalmente a carico dello stato, che spese 368 miliardi di lire per realizzarla. Inizialmente era a due corsie per senso di marcia, larghe 3.5 metri ognuna, ed era priva di corsia d’emergenza, motivo per il quale era considerata “incompleta” dal punto di vista strutturale. Da quando l’autostrada è stata consegnata, nel 1974, e fino al 1997 (quando si decise di ricostruire ex novo l’intera infrastruttura) la Salerno-Reggio Calabria è rimasta invariata. Per oltre 30 anni infatti il tracciato non è stato interessato da lavori, quindi probabilmente è sbagliato definire l’autostrada “eterna incompiuta”, perché di fatto i cantieri non esistevano.

“Dalla fine degli anni ‘90 fino al 2016 invece sappiamo come è andata: azioni politiche, difficoltà tecniche, crisi finanziarie delle ditte appaltatrici e infiltrazioni mafiose hanno, in più occasioni, rallentato o arrestato la prosecuzione dei lavori di ammodernamento, portando il costo complessivo dell’opera a circa 8 miliardi di euro e facendo allungare inevitabilmente i tempi, con notevoli disagi alla popolazione e ai viaggiatori per circa 20 anni”, spiega ancora Moccia. La nuova autostrada, ricostruita, è lunga 436 km, parte da Fisciano (SA) e arriva a Villa San Giovanni (RC). Il 50% del suo tracciato attraversa gli Appennini lucani e calabresi e quindi, per oltre 200 km, ha le caratteristiche tipiche delle autostrade di montagna. I tanti dislivelli lungo il percorso (il suo punto più alto raggiunge i 1.050 m s.l.m. a Campotenese, in provincia di Cosenza) hanno reso il progetto molto impegnativo. Pensate che per superare questi “ostacoli naturali” è stato necessario costruire 480 tra ponti e viadotti e 190 gallerie.

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Foto di Francesco Cufari / Ansa

Quindi il contesto territoriale e geomorfologico in cui è stata realizzata l’autostrada è oggettivamente molto complesso. Dall’Appennino lucano al Pollino, passando poi per la Sila, il percorso prevede montagne a strapiombo sul mare, salite e discese. “Hanno avuto una grande rilevanza – viene illustrato successivamente – anche i diversi domini geologici che si trovano lungo tutto il tracciato, come i calcari dolomitici della piattaforma carbonatica, i sedimenti fluvio-lacustri e palustri nel Vallo di Diano e i depositi plio-pleistocenici nella valle del Calabriano. A questo si aggiunge anche il fatto che, in molti tratti, non è stata semplicemente allargata l’autostrada costruita oltre quaranta anni fa, ma è stato realizzato un nuovo tracciato, più moderno e più sicuro, abbattendo gradualmente il precedente. L’infrastruttura ha subito così un imponente restyling su tutta la tratta, con la costruzione della corsia di emergenza e l’aggiunta della terza corsia tra Salerno e Sicignano, dove il traffico era più intenso. Il tragitto originario poi era pieno di tratti con curve e discese molto pericolose, e quindi per renderlo più scorrevole sono state costruite nuove gallerie e nuovi viadotti. Tutto questo è stato fatto senza bloccare la strada, motivo per cui per anni ci sono state code interminabili, soprattutto nella stagione estiva, che hanno inevitabilmente allungato i tempi”.

E la storia della Salerno-Reggio Calabria è destinata a continuare ancora visto che, come detto nell’incipit dell’articolo, l’autostrada A2 del Mediterraneo diventerà la prima Smart Road italiana (e del mondo). Il progetto è in stato di avanzamento e i primi 100 km del tracciato sono stati già cablati. Questa nuova infrastruttura è un progetto ipertecnologico tutto italiano, dove la strada sarà dotata di un’infrastruttura wireless di ultima generazione che metterà in collegamento Autostrada-Utente-Veicolo. Con questa particolare tecnologia, l’autostrada comunicherà con gli utenti in modalità user-friendly e nella propria lingua, segnalando la presenza di cantieri in corso ed eventuali incidenti, proponendo percorsi alternativi comunicando con l’utente tramite un’apposita app. La Smart Road potrà anche monitorare in tempo reale lo “stato di salute” di tutta l’infrastruttura stradale, dai viadotti al piano stradale, così da procedere con interventi di manutenzione mirati per rendere sicuro il passaggio dei veicoli. Tutta l’infrastruttura sarà alimentata dalle Green Island, aree predisposte alla produzione di energia pulita tramite pannelli fotovoltaici e pale eoliche, e saranno anche installati sistemi di ricarica per i veicoli totalmente elettrici. Insomma, la caratteristica farà dimenticare quella che per decenni è stata considerata il simbolo dell’arretratezza del Sud Italia e, chissà, sarà il primo di grandi investimenti verso il sogno del Ponte sullo Stretto, portando ad un rinnovamento anche di strade e autostrade in Sicilia.

alta velocità e ponte sullo stretto

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