“Certificazioni difformi sulle mascherine”: indagato l’ex Cts Iavicoli per “falso ideologico”

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L’inchiesta riguarda 801 milioni di mascherine che il governo italiano ha comprato dalla Cina nel 2020 per 1,2 miliardi di euro

L’ inchiesta della Procura di Roma sugli 801 milioni di mascherine che il governo italiano ha comprato dalla Cina nel 2020 per 1,2 miliardi di euro, “tocca anche un ex dirigente Inail ed ex membro del Cts”. E’ quanto scrive il giornalista Vincenzo Bisbiglia in un articolo pubblicato ieri mattina sul Fatto Quotidiano. I pm il 17 marzo hanno prorogato le indagini per Sergio Iavicoli, oggi al ministero della Salute e all’epoca direttore del dipartimento di Medicina, Epidemiologia, Igiene del Lavoro e Ambientale dell’Inail di Monte Porzio Catone (Roma). Il 21 giugno 2021 Iavicoli è stato iscritto per il reato di falso ideologico in atto pubblico. Per i pm, al Cts sarebbero giunti certificati “non genuini”. In un’informativa della Gdf del 17 dicembre 2021, agli atti dell’indagine, si rileva la “discordanza di pareri nei processi di validazione dei Dpi” da parte dell’Inail di Monte Porzio che “ha emesso un esito di valutazione positivo” e dell’Inail Direzione Centrale Ricerca, che ha varato un “esito negativo”, sugli stessi report.

Secondo la Procura di Gorizia, i cui atti sono poi confluiti a Roma, circa 700 milioni di dpi erano “non conformi” e in alcuni casi “pericolosi”. Nello stesso filone d’inchiesta sono indagati ma per frode in pubbliche forniture anche l’ex funzionario della struttura commissariale per l’emergenza Covid-19, Antonio Fabbrocini, oltre all’imprenditore Andrea Tommasi e al banchiere Daniele Guidi, occupatisi delle consegne.

Dagli atti depositati, come si legge ancora sul Fatto, si scopre anche altro: “l’affare avrebbe dovuto fruttare ai mediatori commissioni (pagate dalle aziende cinesi) per 203,8 milioni di euro, ben oltre dunque i già noti 70 milioni transitati sui conti italiani. È questo il filone d’inchiesta che vede l’ex commissario al Covid-19, Domenico Arcuri, indagato per abuso d’ufficio e altri otto tra cui l’ex giornalista Mario Benotti e Guidi per traffico d’influenze. Guidi, in particolare, si è visto accreditare 12,2 milioni su un conto alla Hang Seng Bank di Hong Kong”. Per la Gdf, le provvigioni sarebbero state “percepite mediante l’intermediazione della Bgp&Partners Ltd di Hong Kong (…)”, che alla Gdf risulta “interamente controllata” dalla “Bliss Fortune Enterprises Ltd (…) avente sede nelle Isole Vergini (…)” e riconducibile per la Finanza a Guidi e ai manager Stefano Beghi e Ivano Ferruccio Poma. Anche Beghi e Poma erano indagati per traffico d’influenze, ma per loro a marzo scorso i pm hanno già chiesto l’archiviazione.

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