Referendum, affluenza al 21% e pioggia di “Sì”: 6 milioni e mezzo di italiani chiedono la riforma della Giustizia | DATI

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Referendum sulla Giustizia, i DATI definitivi: netta maggioranza di “Sì” tra i 9 milioni di votanti: più di 6 milioni e mezzo di italiani chiedono una riforma della giustizia che corregga un sistema malato

Alla fine l’affluenza alle urne per il Referendum sulla Giustizia è stata del 20,95%: un dato molto basso che – come ampiamente previsto – non è bastato a raggiungere il quorum, ma che comunque significa che più di 9 milioni di italiani sono andati a votare. Di questi 9 milioni, la stragrande maggioranza ha scelto il “Sì” che è stato prevalente in modo netto per tutti e cinque i quesiti: oltre 6 milioni e mezzo di elettori hanno votato il “Sì” nei tre quesiti sulla separazione delle carriere dei magistrati, sul voto dei membri laici dei consigli giudiziari e sull’elezione del CSM (pari, per tutti e tre i casi, per oltre il 70% delle preferenze); più di 5 milioni invece hanno votato per l’abolizione della Legge Severino e per limitare le misure cautelari preventive, pari a circa il 55% delle preferenze.

Tanto per capire quanto possano pesare così tanti voti in una democrazia come quella italiana, basta ricordare che alle ultime elezioni europee di maggio 2019 il Partito Democratico ha conseguito 6 milioni di voti, mentre il Movimento 5 Stelle ne ha ottenuti 4 milioni e mezzo, Forza Italia 2 milioni e 300 mila, Fratelli d’Italia 1 milione e 700 mila. Invece alle ultime elezioni politiche, quelle che nel 2018 hanno delineato l’attuale parlamento, il Partito Democratico ha ottenuto 6 milioni di voti, la Lega 5 milioni e 700 mila, Forza Italia 4 milioni e mezzo, Fratelli d’Italia 1 milione e mezzo e infine Liberi e Uguali, il partito del ministro Speranza che poi ha dettato la linea da seguire nella più grande emergenza della storia decidendo cosa gli italiani potevano fare e cosa no, ottenne appena 1 milione di preferenze. Meno di un sesto di quelle degli italiani che oggi chiedono di cambiare il sistema della giustizia in Italia. E’ surreale ignorarli, o addirittura sbeffeggiarli come alcune forze politiche stanno provando a fare in queste ore: in un contesto di affluenza alle urne in netto calo rispetto a 3 e 4 anni fa, la totalità dei partiti oggi firmerebbe per ottenere 6 milioni e mezzo di voti alle prossime politiche in programma nel 2023 quando verosimilmente nessun partito li raggiungerà. Nessun partito oggi in Italia vale quanto quello dei “Sì” al Referendum della Giustizia.

Inoltre per quanto bassa, l’affluenza alle urne del 21% non è differente rispetto ai precedenti referendum abrogativi della storia d’Italia: l’ultimo e più recente, quello sulle trivelle del 2016, vide la partecipazione ferma al 31%, eppure bastò poi affinché alcune Regioni e nuove leggi parlamentari bloccassero e limitassero l’estrazione di idrocarburi nell’Adriatico, con tutte le nefaste conseguenze che oggi vediamo nella crisi energetica. E ancora, nel 2009 il referendum sulla legge elettorale vide un’affluenza del 23,3%, molto simile a quella odierna nonostante stiamo parlando di 13 anni fa, quando l’affluenza alle urne era molto più alta in tutte le elezioni. Quattro anni prima, nel 2005, l’affluenza ai seggi per il referendum su procreazione assistita e fecondazione eterologa si fermò al 25,4%. Nel 2003 il referendum sull’Articolo 18 ebbe un’affluenza alle urne del 25,5%, nel 2000 un referendum su legge elettorale e sistema giudiziario si fermò al 32% di affluenza, addirittura nel lontanissimo 1997, 25 anni fa e cioè nei tempi in cui alle elezioni andava ancora a votare il 90% degli italiani, il referendum su privatizzazioni, obiezione di coscienza, carriere e incarichi dei magistrati e abolizione dell’ordine dei giornalisti vide un’affluenza del 30%.

La storia ci insegna innanzitutto che ogni qual volta un referendum popolare tenta di limitare i poteri dei magistrati, questo fallisce. Inoltre l’affluenza alle urne in Italia è costantemente in calo anno dopo anno, in ogni tipo di elezioni e non solo nei referendum: oggi registriamo un clamoroso crollo dell’affluenza alle urne persino alle elezioni comunali, che sono quelle con il maggior trascinamento dei cittadini alle urne per la presenza di numerosi candidati di lista spesso vicini in ambiti familiari o amicali alla popolazione, tanto che fino a un decennio fa alle elezioni comunali l’affluenza alle urne era sempre superiore all’80-85% degli aventi diritto. Eppure ieri nelle principali città chiamate alle elezioni comunali, Palermo e di Genova, ha votato soltanto il 38% degli elettori. Anche a Verona (49%) e Parma (45%) l’affluenza è stata inferiore al 50%, quindi il nuovo sindaco è stato scelto dalla minoranza dei cittadini. E’ evidente la sfiducia complessiva nei confronti della politica, alimentata dalla folle e schizofrenica gestione della pandemia che ha creato una ulteriore frattura tra la vita reale della quotidianità degli italiani e quella dei politici che non riescono ad immedesimarsi nella gente e comprenderne i bisogni.

Nel caso specifico del Referendum sulla Giustizia, bisogna inoltre evidenziare come sia stato palesemente boicottato: si è votato nella data peggiore possibile, il primo weekend estivo dopo la chiusura delle scuole, e in un solo giorno festivo (la domenica) senza il lunedì. Con un voto in primavera su due giorni (domenica e lunedì) l’affluenza sarebbe stata certamente più alta, ma gli apparati che governano i poteri dello Stato sembrano non essere preoccupati di incentivare la partecipazione popolare che invece, quando è così scarsa, testimonia un sistema democratico gravemente malato. Su questo Referendum, inoltre, è piombato un silenzio senza precedenti nella storia di tutte le altre consultazioni repubblicane: non ne ha parlato nessuno sui giornali e in TV, in quanto il Governo temeva di saltare nel caso in cui avessero vinto i Sì, al punto che molti italiani neanche sapevano che si votasse. Era un voto fortemente “anti-sistema”, e il sistema è riuscito a difendersi.

In questo contesto, il voto di oltre 6 milioni e mezzo di cittadini per il “Sì” è un miracolo che testimonia quanto il popolo sia stanco di un sistema giudiziario così barbaro e incivile, degno delle giustizie sommarie dei Paesi in via di sviluppo, con persone innocenti sbattute in prigione alla leggera, una magistratura travolta dagli scandali di un sistema guidato da correnti e zeppo di anomalie. Un sistema che gli italiani vorrebbero venisse modificato, non certo con un Referendum ma da una Riforma della Giustizia davvero liberale e democratica.

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