Riforma del Csm: “legge a rischio”. Lega e IV non ritirano emendamenti, Pd insorge

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Lega e Italia Viva sono irremovibili rispetto alla richiesta del Ministro Marta Cartabia di ritirare gli emendamenti

Parte col piede sbagliato la trattativa per la Riforma del Csm. Il Ministro Marta Cartabia ha lasciato la riunione di maggioranza al Senato, in primis perché ha un incontro con il suo omologo olandese ma, a quanto sembrerebbe da fonti vicine al Governo, anche perché ci sarebbero visioni diverse all’interno della maggioranza. La Guardasigilli ha chiesto nuovamente il ritiro di tutti gli emendamenti (257) che gravano sulla riforma in commissione Giustizia, ha però trovato lo stop di Lega e Italia Viva, che non possono girarsi dall’altra parte dopo i risultati del Referendum (seppure soltanto il 20% degli italiani si sia recato alle urne). Soltanto Giacomo Caliendo di Forza Italia ha accettato di ritirare i suoi.

Di conseguenza, da oggi pomeriggio, la riforma del Csm va al buio al voto in commissione, con il rischio che l’approvazione anche di una sola virgola in più rispetto al testo votato alla Camera il 27 aprile possa compromettere l’esito della legge e di conseguenza anche le future elezioni del Csm che, a quel punto, si dovrebbero svolgere con la vecchia legge elettorale. Si tratterebbe di una clamorosa beffa, a tre anni dal caso Palamara. I tempi sono veramente stretti, la riforma è attesa in aula domani alle 15 .30 e mancano ancora i pareri delle commissioni Affari costituzionali e Bilancio.

“A questo punto andiamo in commissione al buio, certo la riforma politicamente rischia…”, afferma il senatore di Leu, Piero Grasso. Mostra ottimismo invece Federico D’Incà: “abbiamo sicurezza di poter trovare l’accordo dei gruppi. Speriamo di chiudere stasera o domani. C’è la volontà di collaborare e chiudere i lavori dando la possibilità di votare il Csm con le nuove regole. Il ricorso alla fiducia è escluso”. La fiducia è impossibile perché comporterebbe un maxi emendamento che cambierebbe il testo e questo porterebbe a un nuovo rinvio alla Camera a causa della cosiddetta regola della “doppia conforme” (lettura del testo deve essere identica nei due rami del Parlamento).

Su tutte le furie il Pd alla fine della riunione. Franco Mirabelli, capogruppo in commissione Giustizia, Anna Rossomando, la responsabile Giustizia dei Dem, e Simona Malpezzi, capogruppo dei senatori in aula, dicono: “andiamo in commissione e votiamo gli emendamenti. Per noi c’è questa riforma e non altre. Questo è il punto di equilibrio trovato, chi mette in discussione questo si assume la responsabilità di far saltare la riforma. Mi pare evidente che qualcuno, dopo la sconfitta al referendum, punti all’affossamento della riforma Cartabia già approvata a larghissima maggioranza alla Camera. Per noi va approvato il testo della riforma del Csm, frutto di un lungo lavoro e di un accordo raggiunto alla Camera. Non c’è tempo per ulteriori modifiche che andrebbero ad alterare l’equilibro e la sintesi trovata all’interno della maggioranza. Non possiamo mettere a rischio una riforma importante per il Paese. Sarebbe irresponsabile se qualcuno decidesse di far saltare l’accordo”.

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