Allarme Confindustria, Italia la più colpita dal caro energia: fino a 81 miliardi in più in bolletta

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Secondo le stime di Confindustria, l’Italia sarà la nazione più colpita dal caro energia: fra i 68 e gli 81 miliardi in più in bolletta all’anno

Il sistema-Italia emerge come il più colpito” dall’impatto sui costi di produzione dei rincari dell’energia. “Le stime del Centro Studi Confindustria rivelano come, in confronto a Francia e Germania, l’Italia sia il paese dove la crisi energetica rischia di produrre i maggiori danni“. È l’allarme lanciato da Confindustria per l’aumento del “divario di competitività di costo dell’Italia dai principali partner europei“. Secondo i dati raccolti, nella bolletta energetica italiana ci potrebbero essere tra i 5.7 e i 6.8 miliardi in più al mese e tra i 68 e gli 81 miliardi in più all’anno. Per il settore manifatturiero tra 27,3 e 31,8 miliardi in più l’anno.

Nonostante i rincari delle materie prime esercitino un impatto consistente sui costi energetici di tutti i settori e per tutti i paesi, il sistema-Italia emerge come il più colpito. – spiega ConfindustriaIn termini monetari questo impatto si tradurrebbe in una crescita della bolletta energetica italiana compresa (a seconda delle ipotesi sottostanti le stime) tra i 5,7 e 6,8 miliardi di euro su base mensile, ovvero in un maggior onere compreso tra 68 e 81 miliardi su base annua circa. Guardando al solo settore manifatturiero l’aumento dei costi energetici è quantificabile tra i 2,3 – 2,6 miliardi mensili, ovvero tra i 27,3 – 31,8 miliardi su base annua.

Per la Germania l’aumento dei costi energetici e’ stimato tra 7,7 e 8,0 miliardi mensili (91,9 – 95,7 annui) per il totale economia e in circa 3,7 -3,8 miliardi mensili (45,9 – 47,2 annui) per la sola manifattura, mentre per la Francia le stime sono comprese tra 1,7 e 1,8 miliardi mensili (20,2 – 21,8 annui) per il totale economia e circa di 0,6 miliardi mensili (7,5 miliardi annui) per la sola manifattura“.

Sull’Italia pesa “il diverso mix di fonti energetiche utilizzate“, “l’impatto così pervasivo e significativo che la crisi energetica sta avendo sull’economia italiana è legata alla forte dipendenza, molto più alta che in Francia e Germania, del nostro Paese dall’utilizzo del gas naturale, non solo come fonte di produzione dell’energia elettrica ma anche come input diretto all’interno dei processi produttivi“.

Il rapporto del CsC evidenzia che “a politiche invariate pre-crisi, l’incidenza dei costi energetici sul totale dei costi di produzione per l’economia italiana si stima possa raggiungere l’8,8% nel 2022, più del doppio del corrispondente dato francese (3,9%) e quasi un terzo in più di quello tedesco (6,8%). Si amplierebbe così il divario di competitività di costo dell’Italia dai principali partner europei. E ciò avverrebbe per tutti i principali comparti dell’economia: dal settore primario, all’industria fino ai servizi“.

Per quanto riguarda la manifattura,la distanza si allargherebbe soprattutto nel confronto con la Francia, ma la perdita di competitività non sarebbe marginale neanche rispetto alla Germania. Al 2022 si stima che l’incidenza dei costi energetici potrebbe raggiungere l’8,0% dei costi di produzione per l’industria italiana (dal 4,0% nel periodo pre-crisi), a fronte del 7,2% per l’industria tedesca (dal 4,0%) e del 4,8% di quella francese (dal 3,9%). Il maggiore impatto per le imprese manifatturiere italiane rispetto alle francesi risulta generalizzato a tutti i sotto-comparti, mentre dal confronto con quelle tedesche il quadro appare più variegato: tra quelli energivori, il danno è maggiore in Italia soprattutto nelle produzioni del legno, dei minerali non metalliferi e della chimica, mentre per la carta e soprattutto la metallurgia, che figura come il settore italiano più colpito in assoluto (+12 p.p. nell’incidenza dei costi energetici rispetto al pre-crisi), l’impatto è stimato anche maggiore in Germania“.

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