Il caos di Palermo e Messina, il precedente di Reggio: perché non si trovano più Presidenti di seggio

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L’assenza di Presidenti di seggio è ormai una routine nelle principali città del Sud: così viene minata la democrazia. Viaggio alla scoperta delle cause di un problema da risolvere al più presto

A Palermo si è toccato il fondo: i cittadini sono andati a votare, domenica, nella città del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e non hanno potuto esprimere la loro preferenza. Sono tornati a casa, privati del diritto di voto, perché la sezione era chiusa per mancanza di Presidente di Seggio: è successo a migliaia di palermitani, nella quinta città d’Italia, per l’assenza dei Presidenti in svariate decine di sezioni. Un episodio gravissimo, che però non è isolato. E continua ad essere sottovalutato. Qualcuno ha provato a dare la colpa alla concomitanza con la finale playoff di serie C, Palermo-Padova, che ha mobilitato le attenzioni della città per il ritorno in serie B della squadra rosanero. Peccato, però, che episodi analoghi si sono verificati anche domenica a Messina e lo scorso anno a Reggio Calabria, dove non c’era alcuna concomitanza sportiva. L’unica differenza è stata che a Messina e Reggio Calabria le sezioni non sono rimaste chiuse per un soffio: i Presidenti di Seggio sono stati sostituiti in extremis, nottetempo. Ma il tema resta.

Perché non si trovano più Presidenti di seggio per le elezioni? E’ innanzitutto un problema di soldi. Un Presidente di seggio viene pagato appena 150 euro per lavorare tre giorni, festivi o pre-festivi (sabato, domenica e lunedì), notte compresa. Una cifra ridicola, inferiore ai 5 euro l’ora: più bassa dei contratti nazionali del lavoro di braccianti agricoli e imprese di pulizia. Eppure essere Presidente di seggio comporta grande competenza e preparazione, oltre al peso di una responsabilità civica, sociale e anche penale in caso di errori che rende questo ruolo tanto fondamentale per il corretto funzionamento della democrazia, quanto rischioso per l’individuo che decide di ricoprirlo. E’ impensabile che possa valere 150 euro, per giunta pagati con mesi e mesi di ritardo. Ed è anzi miracoloso che si trovi ancora qualcuno. E’ chiaro che un Presidente di seggio, ma anche uno scrutatore (che viene pagato molto meno!), debbano essere retribuiti almeno il triplo rispetto a quanto non lo siano oggi, per rendere nuovamente appetibile un ruolo insostituibile in una democrazia sana.

C’è, inoltre, anche un problema di organizzazione: le liste dei Presidenti di Seggio, depositate in Corte d’Appello, non vengono aggiornate da molto tempo. E così capita che molti Presidenti di Seggio non vivano più in città, siano emigrati altrove per lavoro (il problema si sta verificando nelle città del Sud, non in quelle del Nord), e quindi non possano svolgere l’incarico. Molti altri non ricevono le raccomandate/pec di incarico e quindi non possono comunicare la rinuncia perché neanche sanno di essere incaricati. Però all’Ufficio elettorale comunale risultano incaricati. Insomma: il sistema non funziona a causa delle inefficienze della macchina amministrativa locale, compromessa a sua volta da carenze di organico e di competenze.

Un mix di fattori in cui poi c’è sempre qualche furbetto che prova ad approfittarne: quello che è un problema enorme per la democrazia, può trasformarsi in una ghiotta occasione per gli sciacalli di turno, e cioè quei politici senza scrupoli che in queste pecche della pubblica amministrazione fiutano l’occasione di coltivare i propri interessi, individuando Presidenti di Seggio amici e ponendoli come sostituti dell’ultima ora, quando saltano gli schemi ufficiali (liste, raccomandate, pec) pur di non annullare le elezioni, al puno che si ricorre persino a catene whatsapp o a telefonate ad amici e parenti. Robe del tipo: “vieni a fare il presidente di seggio“, “ma non so neanche cosa sia un seggio“, “non preoccuparti ti spiego tutto io“. E’ così che alle ultime comunali reggine hanno votato persino morti e allettati, come poi documentato dall’inchiesta della Procura sui brogli elettorali dell’allora capogruppo del Pd in consiglio comunale Castorina.

Episodi criminali che vanno prevenuti a monte ripristinando un sistema elettorale quanto più possibile rodato, aggiornando le liste di presidenti di seggio e scrutatori, accertarne la disponibilità con largo anticipo e rendendo più appetibili questi ruoli così importanti per la vita democratica del Paese con adeguate remunerazioni: anziché fantasticare sul “sesso degli angeli” (vedi surreale dibattito sul salario minimo), i politici si impegnino a riconoscere il corretto compenso quantomeno ai servitori della Repubblica nelle sue basilari funzioni democratiche. Altrimenti qui salta tutto…

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