Elezioni, si profila una sfida tra due destre: che fine ha fatto la sinistra?

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Elezioni, il punto della situazione di alleanze e coalizioni a due mesi dalle politiche del 25 settembre

Alla fine nel puzzle delle alleanze per le elezioni politiche del 25 settembre si sta componendo un bipolarismo tra due destre: da un lato quella tradizionale con Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia; dall’altro quella più spostata al centro ma comunque lontana anni luce dai valori della sinistra, con l’ammucchiata di tutti coloro che si presentano in alternativa alla destra ma anche al Movimento 5 Stelle, che invece rimarrà da solo.

Quali sono i principi e i valori della destra tradizionale li conosciamo già: è la coalizione che, guidata da Berlusconi, ha già governato il Paese per 8 anni tra 2001 e 2006 e poi tra 2008 e 2011. Oggi gli equilibri sono cambiati, Berlusconi non è più il leader ma il terzo tassello di una coalizione guidata da Giorgia Meloni che ha raccolto enorme consenso per la coerenza di essere stata l’unica a non allearsi con gli avversari in questa legislatura e per essere rimasta l’unica all’opposizione del governo Draghi. Che evidentemente non è piaciuto così tanto agli italiani.

L’ammucchiata centrista sposata dal Pd, invece, non è ancora chiaro a quali valori si voglia riferire, se non la fantomatica “agenda Draghi” che non è mai esistita e nessuno sa cosa sia. E poi, se andiamo a guardare nei contenuti quali siano i programmi di queste due coalizioni, non è che ci siano così tante differenze. In politica estera è e resta solido il posizionamento europeista e atlantista dell’Italia tanto con Draghi quanto con Meloni. I governi del centrodestra sono stati, infatti, i più vicini agli Stati Uniti d’America dell’intera storia dell’Italia e Giorgia Meloni (che arriva dalla formazione di Azione Giovani, formata inseguendo il sogno di un’Europa Nazione), ha già dimostrato negli ultimi mesi, pur essendo all’opposizione di Draghi, qual è la propria visione degli assetti internazionali, in coerenza con la contrapposizione al blocco sovietico e comunista (Russia, Cina, Corea del Nord). Al contrario, il Pd si è riscoperto atlantista soltanto adesso, appiattendosi sulle storiche posizioni del Centrodestra (ricordiamo le pesantissime posizioni contro l’impegno militare in Afghanistan o in Iraq e le marce della pace in cui gli esponenti del Pd bruciavano le bandiere a stelle e strisce).

Sulla politica interna, entrambi i blocchi propongono il taglio delle tasse e la modifica del reddito di cittadinanza: è una gara a chi vuole sembrare più liberale, almeno negli annunci, in linea con la tradizionale politica economica della destra internazionale. E oggi da Enrico Letta è arrivata la stoccata finale: “porteremo avanti quel patriottismo nel solco di Draghi“. Addirittura la p-a-t-r-i-a! La metamorfosi del Pd è completa: il vero dilemma delle prossime elezioni sarà per i cittadini che credono nei valori della sinistra. A chi potranno votare? E che fine ha fatto la sinistra in Italia? Se in Francia c’è Mélenchon, in Spagna e Germania Sánchez e Scholz sono addirittura al Governo, nel Regno Unito i laburisti giocano sempre il loro peso e di recente hanno influito sulle dimissioni di Boris Johnson, in Italia si registra un vuoto sconfinato e il prossimo premier sarà, in base ai risultati delle elezioni, uno tra Giorgia Meloni o Mario Draghi. Una bipolarismo tutto di destra che non fa bene alla democrazia e determinerà un ulteriore scollamento dell’elettorato sempre più sfiduciato.

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