Reggina, lo sfogo del Team Manager Ilaria Felaco: “scaricata senza spiegazioni, poca trasparenza dalla nuova società”

StrettoWeb

La nuova società del patron Saladini non ha rinnovato il contratto di Ilaria Felaco, lo scorso anno Team Manager della Reggina: nell’intervista a StrettoWeb il ricordo dell’esperienza a Reggio Calabria e lo sfogo per come si è inaspettatamente conclusa la vicenda

Una pescarese cresciuta con il pallone sotto il braccio catapultata in riva allo Stretto. E’ questa l’immagine di Ilaria Felaco, ex Team Manager della Reggina, sostituita con l’arrivo del patron Felice Saladini dal giornalista Giusva Branca. Un’esperienza vissuta a pieno in Calabria, tra momenti di gioia e altri più difficili, in un campionato di Serie B che è stato molto complicato, in un ruolo delicatissimo per una squadra di calcio: una donna forte capace di tenere compatto lo spogliatoio, di risolvere le situazioni difficili tra calciatori, cercare di fare da collante con la società, organizzare le trasferte. Un voto? 10! Pescarese di Porta Nuova, da sempre ha respirato il calcio in tutte le salse, anche in quello a 5, poi lo scorso anno la chiamata alla Reggina. Reggio e quel profondo Sud dove chissà, forse non tutti pensano di trovare fortuna, invece poi ci si ritrova in un mondo di travolgente passione e di persone dal grande valore umano.

I tifosi amaranto si sono emozionati per il video che hai pubblicato ieri. Oggi, guardandoti alle spalle, cosa senti abbiano significato per te la Reggina e Reggio Calabria?

“Per me la Reggina ha significato tantissimo, ho pianto e gioito insieme ai tifosi in questo anno. Ho imparato che le sofferenze delle sconfitte fanno parte della vita e di un campionato in generale, ma ho tratto un valore di crescita. Trasformi la negatività in un qualcosa di valore, è così che ci siamo rialzati nella seconda parte della stagione. Abbiamo perseverato, abbiamo avuto ambizione e abbiamo raggiunto una salvezza tranquilla, la considero una vittoria. Io penso che tutto quello che è scomodo diventa formativo, ma poi è la passione a rappresentare il motore della vita. Mi sono sempre confidata coi calciatori, sono stata come una mamma, ho avuto la pazienza di ascoltare. Sono stata una Team Manager, quindi ho fatto da filtro tra squadra e società, sono stata un’amica coi giocatori. Me lo dimostrano i tanti messaggi dei ragazzi in queste ore. So che è stato difficile, soprattutto per una donna all’interno di un mondo di regole in cui comandano gli uomini. Lascio a Reggio un pezzo di cuore, sarà difficile andarmene”.

Ti saresti mai immaginata che Reggio Calabria avesse potuto regalarti un’esperienza così viva e ricca di emozioni? Come è nata la chiamata col club amaranto? E soprattutto, per te che sei mamma e quindi con tante altre valutazioni da fare, come si sono ambientati i tuoi figli?

“Quando mi hanno avanzato la proposta di lavorare con la Reggina ho parlato subito con la famiglia e i miei genitori. Quando hai una passione sei pronta a tutto, io ormai sono 12 anni che vivo questo mondo ed organizzo trasferte sportive alle squadre di calcio. Quando hai una passione ti trasferisci in un’altra città senza sforzo. Ma qui è stato speciale, ho sentito il calore della gente, il rispetto dei reggini verso una donna che veniva a stare in una nuova città. Anche i miei figli si sono trovati bene, quindi ripeto che mi dispiace molto andare via. Ci eravamo ambientati benissimo. Ricordo che l’esperienza è nata dopo un contatto con Mangiarano a maggio dello scorso anno, mi conosceva perché organizzai le trasferte per il Crotone in Serie A, sapeva della mia competenza e professionalità. La Reggina era in ritiro a Sarnano, me la vidi io sul piano logistico. Poi successivamente sono rimasta all’interno del club, perché non c’era nessuno in quel ruolo. Fu così che il presidente Gallo mi contattò e mi fece firmare il contratto”.

“Io, unica team manager donna”: questa etichetta in realtà non è mai pesata perché con la tua personalità hai subito dimostrato di saper tenere in mano la situazione. E’ l’esempio perfetto che con la competenza, se uno è davvero bravo, alla fine il resto non conta nulla…

“Io come “Lady Bayern”, la team manager che dal 2012 lavora al Bayern Monaco, è una ragazza come me. Non ha senso ragionare sul genere femminile o maschile, bisogna essere professionista, tu rispetti loro e viceversa. Sono sempre stata disponibile ed ho sempre dato il massimo per far filare tutto liscio. Ritengo che la logistica sia importante, un calciatore deve andare in campo sereno, deve avere tutto al proprio posto quando va in trasferta, altrimenti non gioca con lo spirito giusto. I calciatori alla Reggina mi chiamavano per qualsiasi motivo, anche familiare. E’ qui che ho imparato il saper disinnescare, per evitare di trasformare il tutto in lotta di supremazia. Chi sa fare un passo indietro, sa chiedere scusa, è in realtà un passo avanti. Io non ho mai fatto prevalere la rabbia, sono una diplomatica, ma a volte questa gentilezza viene vista come una debolezza”.

C’è qualcuno a cui ti sei legata di più?

“Con tutti, dico la verità, a Reggio sono stata benissimo. Ringrazio Fabrizia Foti, tutti i colleghi dell’ufficio. Il ragazzo del bar sotto casa, tutti i tifosi. Non c’è stata una persona che non si è resa disponibile nei miei confronti, ho avuto una mano da tutti. Ho trovato nei reggini una solidarietà, un rispetto incredibile. Io mi sento parte di Reggio, non mi sento forestiera. Ho tifato per la Reggina, ho tifato per la città. Ero anche al corteo dei tifosi con Denis quando la società stava rischiando di fallire, abbiamo lottato fino alla fine. Tutto il gruppo. Nessuno si aspettava mai un addio del genere tra me e la Reggina. Mi ha chiamato persino Turati, lui mi chiama la “sorellona”, si è spesso confidato con me. Certe volte addirittura mi chiamavano le mamme dei calciatori per sapere delle fidanzate (ride, ndr)”.

Ma come è andata con la nuova società, perché il tuo contratto non è stato rinnovato?

“Io il 30 giugno ho lasciato il Sant’Agata perché scadeva il contratto, per nessuna cosa al mondo mi sarei aspettata di non venire riconfermata. Io sono rimasta a Reggio a lavorare dopo la gara di Brescia, anche il ds Taibi mi aveva chiamato per tranquillizzarmi. Sapevo quindi di tornare al Sant’Agata. Ho iniziato a preoccuparmi quando sentivo iniziare a parlare di ipotesi di ritiro, ma io ancora non sapevo nulla. Poi un giorno ho visto che nel gruppo whatsapp dei Team Manager era stato aggiunto Giusva (Branca, ndr). E’ stato brutto apprendere dopo la notizia sui giornali. Lì ho iniziato a capire, però nessuno mi ha chiamata, io per giorni ho aspettato invano. Ho preso io la cornetta una mattina, umanamente lo consideravo uno sgarro, in tutto ciò non c’era la trasparenza che la società aveva vantato nella conferenza stampa di presentazione. Non ero stata considerata, è stato come se non esistessi, senza un motivo. Eppure io ero contentissima dell’arrivo di Saladini, mi sento parte integrante del gruppo. E’ per questo che avevo l’esigenza di avere una motivazione e ho chiamato il dg Martino, avevo bisogno di sapere perché questo vuoto verso di me. Ci siamo incontrati in un bar, lontani da tutti, ma non mi ha dato una spiegazione chiara, ha parlato di cambiamento voluto dalla società. Lo vedo come uno sgarro e sfido chiunque a dire una parola negativa sul mio conto, non ho mai dato adito per parlare male di me. Non sono mai stata una persona negativa. Giorno, notte, il mio cervello ha sempre pensato. Questo mi ha portato ad avere rispetto da tutto l’ambiente”.

Non è finita come ti aspettavi…

“Assolutamente no, ancora non ci credo che sia andata così. Ho sempre sperato in un passo indietro, ho sempre sperato in una chiamata. Ancora oggi se qualcuno domani mi chiama per tornare alla Reggina, io ci tornerei, a piedi e subito. Ho creato una mia vita qui a Reggio, anche i miei figli sono stati benissimo. Non ho visto però dalla nuova società una linea di umanità, che non sarebbe sbagliato nel mondo del calcio. Sotto un punto di vista umano, hanno lasciato un vuoto dentro di me, e non credo di essermelo meritata. Ho speso tutte le forze per fare bene. Per fortuna ho ricevuto tante telefonate da alte cariche, due sere fa al Premio Granillo si è avvicinato il presidente Gravina, mi ha detto che ha tanta stima nei miei confronti, mi ha chiesto cosa è accaduto, io non ho saputo dare una spiegazione”.

E’ il caso di guardare avanti, cosa ti aspetti dal futuro e cosa bolle in pentola?

“Io per il momento sono ancora a Reggio, sto iniziando col trasloco. Ma ancora non ci credo, ho difficoltà a farlo. Sicuramente nei prossimi giorni tornerò a Pescara dai miei figli, non li vedo da oltre un mese. Questa situazione è poi arrivata tardi, le squadre hanno già iniziato tutte la preparazione, quindi ora sarà difficile trovare un’altra società. Mi hanno messo in mezzo alla strada, io che sono una madre di due figli, da un giorno all’altro senza un lavoro. Questo nonostante la chiamata di molti altri colleghi e membri di altre squadre tra Serie A e Serie B che mi hanno chiamata per sapere come tutto questo è accaduto, perché sanno di poter contare sempre su di me. Sono stata contattata per iniziare una nuova esperienza con una squadra di basket, ma per ora non ho scelto, non vorrei allontanarmi dal calcio. Il mio ex suocero Edmondo Prosperi è stato calciatore, anche il mio ex cognato Fabio Prosperi è ora allenatore, vivo questo sport da sempre”.

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