Don Mattia, il prete buono vittima dell’abominevole “politicamente corretto”

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Perchè Don Mattia Bernasconi non doveva chiedere scusa

Se solo negli anni ’90 ci fossero stati gli smartphone, di messe celebrate nei luoghi più strani ne avrei potute documentare centinaia. In montagna, a mare, nei boschi, in spiaggia, persino alle cascate. Ed è sempre andato bene a tutti: la Chiesa, i fedeli, i media, la magistratura. Adesso, però, siamo nel 2022 e viviamo nella società della forma che sovrasta la sostanza, viviamo nel mondo del “politicamente corretto“, e così è arrivata la pubblica gogna per Don Mattia Bernasconi, il giovane prete colpevole di aver celebrato una messa in mare a Crotone domenica scorsa a conclusione di un campo di legalità con ragazzi delle scuole superiori.

La Curia di Crotone l’ha richiamato a “maggiore sobrietà” e il procuratore della Procura di Crotone Giuseppe Capoccia lo ha indagato per “offesa a confessione religiosa“. Roba che neanche l’Inquisizione. Don Mattia ha chiesto scusa, senza convinzione in realtà, come un soldato catturato dai nemici. Ma non avrebbe dovuto: la messa si può celebrare in qualsiasi posto, anzi si deve celebrare ovunque, tra la gente, seguendo i principi cristiani ampiamente indicati nelle sacre scritture.

Per il nostro mondo deviato, ormai, è importante soltanto vestirsi bene, incontrarsi in una chiesa il più possibile sfarzosa, fare la fila per la comunione con i mocassini lucidati, battersi il petto ed avere così la coscienza pulita: una messa in costume sulla spiaggia ci inorridisce mentre accettiamo le peggiori atrocità. Purché commesse in giacca e cravatta.

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