Reggio Calabria, chiude lo storico bar Il Bergamotto di Gallina: era punto di riferimento nella zona sud

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I titolari, Fortunato Marino e la moglie Anna Cugliandro, sono considerati gli “ambasciatori del bergamotto” per i prodotti di altissima qualità che realizzano con l’agrume Oro verde della Calabria. La speciale dedica di Gregorio Martino

Reggio Calabria perde un’istituzione tra i locali della pasticceria: chiude infatti lo storico bar Il Bergamotto di Gallina. Una notizia che ha sorpreso molto i cittadini del quartiere collinare, e non solo, perché l’attività era diventata negli anni un punto di riferimento per tutta la zona sud della città. I titolari, Fortunato Marino e la moglie Anna Cugliandro, sono considerati infatti gli “ambasciatori del bergamotto” per i prodotti di altissima qualità che appunto realizzano con l’agrume Oro verde della Calabria. Passione, amore, dedizione per il lavoro, professionalità sono le caratteristiche che contraddistinguono la splendida coppia e i clienti da sempre riconoscono in loro e in quel locale.

Tutti a Reggio Calabria conoscono Il Bergamotto, o per aver assaggiato una delle sue bontà, oppure soltanto per sentito dire. Il racconto del sign. Gregorio Martino, però, narra in maniera dettagliata quella che è la storia di Fortunato Marino e Anna Cugliandro, a partire dagli anni della giovinezza e sino ai giorni nostri. Di seguito la sua emozionante dedica:

“Sono molto dispiaciuto per questa chiusura di attività così perentoria e, per certi versi inaspettata. Per la verità Fortunato, in più occasioni, mi aveva accennato alla sua stanchezza che gli derivava dalle levatacce notturne, alla mega gestione di un’attività, oramai, non più adeguata alle residue forze di Anna e Fortunato.
Parlare di Fortunato pasticciere e ambasciatore del bergamotto nel mondo è come fargli un torto. Tutto è stato detto e tutto ha costruito nel modo che non si troverebbero parole e argomenti che non fossero già stati scritti, sviscerati e presentati da ogni angolo e sfaccettatura.
Allora vi racconterò qualcosa del ragazzo che ho conosciuto davanti al bancone del Bar Conti di Corso Garibaldi che, in giacca bianca e papillon nero, serviva caffè e gentilezza. E sempre ringraziava il suo capo banconista per avergli insegnato il mestiere per lavorare, e anche quello per vivere.
Vi racconterò della fatica e dei sacrifici che ha fatto per aprire un’attività a Gallina e per convincere i fratelli Campolo che quello era un posto giusto per aprire un bar a Gallina che rinverdisse i fasti dell’antico bar di Don Pepè Iaria. Della contentezza che ho avuto nell’apprendere che si era “fatto zito” con Anna Cugliandro che già conoscevo ed ammiravo per la mitezza del carattere e per i modi garbati e gentili. Del resto, conoscendo la sua mamma e il suo papà non poteva essere altrimenti; il frutto non cade quasi mai lontano dall’albero.
Vi racconterò di quando lo aiutavo a tagliare lo spumone (U pezzu duru) quando faceva il servizio (ora si chiama catering) nella sala dei ricevimenti di Ravagnese in occasione degli sponsali. E delle confidenze che gli facevo, per le mie pene d’amore, e del conforto e della comprensione che ricevevo.
Degli occhi tristi e dimessi che aveva quando cedette il bar a Stefano e si mise in proprio a gestire un’agenzia di assicurazioni. E degli occhi vivi e allegri che riprese ad avere quando riaprì l’attività di barista a Puzzi. Della grande soddisfazione e dei grandi sacrifici per iniziare l’attività del Bergamotto nella piazza dei sordomuti. Non ha importanza come si chiami adesso, per noi si chiamava in quel modo.
E delle lunghe chiacchierate che ci facevamo in occasione della sua ciclica presenza alla Fiera di Montichiari. Vetrina insostituibile per chi volesse far conoscere il Bergamotto e tutte le prelibatezze che con esso si realizzano.
Vi ho raccontato un pezzettino di Anna e Fortunato visti da vicino e che è la parte che più mi sta a cuore.
Per il resto, buona vita amici miei, ve la siete meritata, godetevi i nipotini”.

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