“Vogliono scippare a Reggio i Bronzi di Riace”: Aloisio interviene nella diatriba Sgarbi-Lamberti Castronuovo

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“A pensar male si fa peccato ma spesso si indovina…”, commenta il presidente di Confesercenti Reggio Calabria

Non si placano le polemiche intorno alle parole di Vittorio Sgarbi, che come in passato ha avanzato la proposta di trasferire i Bronzi di Riace in città come Roma, New York e Pechino. “A Reggio Calabria sono prigionieri, ma le due statue greche sono patrimonio dell’umanità”, è in sostanza il pensiero del noto critico d’arte, che però non è stato preso di buon grado dalla cittadinanza reggina, un dissenso manifestato in una lettera del dott. Eduardo Lamberti-Castronuovo. In questa diatriba è intervenuto anche Claudio Aloisio, presidente di Confesercenti Reggio Calabria, che sui social commenta: “Gentile On. Vittorio Sgarbi, leggo le sue dichiarazioni sarcastiche sul fatto che la valorizzazione dei Bronzi di Riace sia affidata ad un reumatologo, il dott. Eduardo Lamberti Castronuovo. Leggo anche che lei considera i Bronzi “prigionieri” in quel di Reggio Calabria. A suo parere dovrebbero andare in giro per il mondo come ambasciatori di Reggio, della Calabria e dell’Italia. Vede, Onorevole, il problema non si pone sul poter trasferire temporaneamente i Bronzi in altra sede sempre che siano soddisfatte due precise condizioni: la rassicurazione che essi possano essere spostati senza pericolo (cosa ad oggi esclusa da una perizia realizzata da un team di esperti incaricati dal Ministero) e il principio di reciprocità, seguito da sempre quando si effettuano scambi tra musei, per il quale a fronte del prestito temporaneo di una o più opere vengono inviate opere di pari valore artistico e attrattivo. Avevo, in altro mio intervento, fatto l’esempio della Gioconda in un ipotetico scambio con il Louvre o del David di Michelangelo ove fossero portati a Firenze e cosi via”.

Per Claudio Aloisio, quindi, i Bronzi di Riace potrebbero anche lasciare per un periodo il Museo Archeologico di Reggio Calabria ed essere esposti in altro luogo, ma solo a queste due determinate condizioni che, “se fossero rispettate, andrebbero ad inserirsi in una precisa strategia di promozione territoriale che porti vantaggi al territorio reggino stimolando al contempo nuovi flussi turistici”. Spostare però i Bronzi, “così come lei ritiene da quanto ho capito ascoltando le sue dichiarazioni, per esibirli in varie parti del mondo senza alcun scambio e senza una contropartita economica e promozionale, semplicemente è fuori discussione”.

Il presidente di Confesercenti critica anche i toni utilizzati per rispondere alla lettera del dott. Lamberti-Castronuovo: “il problema invece si pone sui modi arroganti e “sgarbati” che lei utilizza per sostenere le sue tesi. Il refrain è sempre lo stesso: tentare di screditare gli interlocutori senza entrare nel merito delle questioni. Che il dott. Lamberti sia un reumatologo non ci piove. È però anche un imprenditore di successo, editore di una televisione storica del territorio e intellettuale raffinato e di spessore. Non ha certo bisogno della mia difesa ne di endorsement di alcun genere ma mi sembrava corretto specificarlo”.

“Dai suoi continui interventi sui Guerrieri di Riace – arriva al dunque Aloisio – si evince una sorta di fastidio sul fatto che siano ospitati in una città come Reggio Calabria. Intendiamoci, noi abbiamo le nostre belle responsabilità rispetto all’incapacità di saperli valorizzare come meritano e lo abbiamo dimostrato soprattutto con l’eclatante occasione persa riguardo al cinquantesimo, ma ciò non toglie che la sede naturale di questi inestimabili tesori è il nostro Museo.
Allora, mi chiedo, perché non utilizza le sue innegabili capacità per aiutarci a operare con efficacia nel promozionare queste splendide e uniche opere d’arte? Per attivare delle azioni le quali possano far sì che sempre più gente venga ad ammirarli nella nostra città?”.

Aloisio non fa altro, quindi, che esprimere alcune perplessità manifestate dai reggini, ovvero che i Bronzi di Riace possano essere “scippati” al Museo della città una volta esibiti altrove: “se il suo intento è quello di valorizzare come meritano questi capolavori sarebbe la strada più logica da perseguire. Altrimenti verrebbe da pensare che l’obiettivo non è questo ma semplicemente quello di scipparli a un territorio “ai confini dell’impero” per esibirli in luoghi già conosciuti e visitati, con buona pace dello sviluppo e del supporto, tanto sbandierato da tutti nei confronti dei territori svantaggiati ma mai applicato. E, come lei sa perfettamente, a pensar male si fa peccato ma spesso si indovina…”, conclude Aloisio.

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