Messina, Capria a StrettoWeb: “nuove infrastrutture, continuità territoriale e sanità, ecco le priorità della Sicilia”

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Messina, Capria a StrettoWeb: “la Sicilia ha bisogno di essere traghettata nel futuro ma è necessario, prima ancora, rimanere saldamente concentrati sul presente, in cui si gettano le fondamenta per ciò che sarà”

Francesco Capria si è laureato in giurisprudenza all’Università Cattolica di Milano, per poi tornare Messina, in cui tutt’oggi esercita la professione di avvocato, specializzato in diritto civile. Si è sempre occupato di politica a causa della sua “cronica incapacità di restare indifferente rispetto a quello che gli sta intorno”. Tesserato con la “Sinistra Giovanile” nel 1996, entra quindi nella segreteria provinciale della “Federazione dei Giovani Socialisti” nel 1999. Successivamente ha aderito al Pd sin dalla sua fondazione, cioè nel 2007. Dopo anni di esperienza in alcuni studi legali messinesi, nel 2017 ha aperto il suo studio insieme al collega, amico, nonchè ex compagno di banco ai tempi del Liceo Classico Maurolico di Messina, senza far mancare la propria voce critica neanche nel proprio ambito professionale, a tutela della Giustizia e del Diritto. In una chiacchierata con StrettoWeb, Capria ha illustrato la propria posizione su priorità della Sicilia, Ponte sullo Stretto e caro bollette.

Cosa l’ha convinta a scendere in campo in questa tornata elettorale?

“C’è una duplice motivazione, la prima è strettamente politica mentre la seconda è personale. Intanto, mi occupo di politica da sempre, ma non intesa come poltrona o come mezzo per raggiungere un obiettivo elettorale. Per me la politica è una costante discussione su cosa e come lo Stato dovrebbe intervenire, organizzare ed occuparsi della vita pubblica. Per me questo è un punto cruciale, perché è su questo elemento che si fonda la differenza fra chi fa politica nell’interesse collettivo e chi, invece, la fa per mera convenienza personale. Mi sono convinto a scendere in campo anche perché non voglio né posso stare a guardare lo stato in cui versa la Sicilia, soprattutto da siciliano di ritorno, da marito e padre, che qui ha deciso di crescere i propri figli”.

Quali sono le prospettive e le priorità della Sicilia?

“È assolutamente vero che la Sicilia ha bisogno di essere traghettata nel futuro ma è necessario, prima ancora, rimanere saldamente concentrati sul presente, in cui si gettano le fondamenta per ciò che sarà. Le priorità assolute, su cui lavorare dal giorno stesso dell’insediamento, riguardano quindi: la continuità territoriale che è essenziale per lo sviluppo e la tutela dell’intero territorio regionale. Da tanti anni in Sardegna godono di questo diritto, che ai siciliani continua ad essere negato. I costi devono essere abbattuti e il servizio deve essere potenziato, sia tra la Sicilia e la Calabria, sia tra i vari porti siciliani e le sue isole minori; le infrastrutture regionali: hanno tutte necessità di essere censite in modo tale che sia possibile valutare quali siano gli interventi urgenti da portare a termine nel breve periodo e quali strutture debbano subire dei lavori sostanziali. Nell’ambito di una idea di progresso generale, però, bisogna pensare anche alle nuove infrastrutture da creare, collocandole all’interno di un quadro organico coerente con un indirizzo di sviluppo funzionale allo specifico potenziale dei territori. Un esempio concreto e immediato dello stato di abbandono in cui versano le nostre infrastrutture è dato dagli impianti sportivi, che devono essere recuperati e resi fruibili per la comunità; la sanità deve essere rafforzata ed indirizzata verso uno sviluppo digitale significativo, a partire dalla telemedicina e dalla digitalizzazione sinergica dei componenti cartacei. Inoltre, per abbattere il grave problema delle liste di attesa infinite negli ospedali pubblici, si deve procedere alle assunzioni del personale sanitario in maniera organica, anziché con progetti e “contrattini” come fatto finora. I presidi territoriali devono necessariamente essere ripensati per essere accessibili veramente a tutti, dando al contempo risposte adeguate ai pazienti. Guardando, invece, al futuro, credo sia profondamente importante concentrarsi sulla valorizzazione del patrimonio isolano, quello naturale ed artistico, sul turismo, diffuso e sostenibile, sullo sfruttamento virtuoso delle risorse naturali e agroalimentari”.

Quali soluzioni propone per il “caro bollette”?

“Fermo restando che comunque si tratta di questioni che verranno discusse a livello nazionale ed europeo, ritengo che la via indicata dal Partito Democratico sul punto sia quella corretta. Si tratta di una questione che ha bisogno di un intervento a livello nazionale e comunitario, per cui secondo me i punti sui quali bisognerebbe concentrarsi sono essenzialmente quattro: la separazione del costo dell’elettricità prodotta con il fossile, da quello dell’energia prodotta tramite rinnovabili. Il fattore determinante del prezzo dell’elettricità è, infatti, proprio il prezzo del gas, perché oltre la metà dell’energia elettrica nazionale si produce nelle centrali a gas. Tuttavia, dato
l’aumento esponenziale del costo di tale materia prima, mantenere un collegamento tra il prezzo massimo giornaliero del gas e quello dell’energia elettrica ottenuta attraverso le fonti rinnovabili, determina oggi l’accrescimento enorme dei profitti delle società delle energie appunto rinnovabili, a scapito delle imprese e delle famiglie. Recidendo questo legame, invece, la bolletta dell’energia elettrica, per la cui produzione il gas pesa attorno al 40%, diminuirebbe sensibilmente; bisogna lavorare per il raddoppio del credito d’imposta, che deve passare dal 25 al 50%, per le imprese a forte consumo di energia elettrica. Dal 15 al 30% per tutte le altre; l’introduzione di un tetto, a livello nazionale e comunitario, per il costo dell’energia, in modo tale da tenere sotto controllo le bollette. Si tratta, quindi, di creare le cosiddette “bollette della luce sociali” per i meno abbienti; il risparmio energetico da realizzarsi con un piano strutturale, di lungo periodo, che ci permetta di generare un cambiamento sostanziale nella maniera in cui utilizziamo le nostre risorse, diminuendo sprechi e contenendo l’impatto dell’inquinamento”.

Il cittadino perché dovrebbe votare per Lei?

“Perché sono un uomo appassionato, innamorato della mia regione e della mia città. Nella mia vita tantissime scelte personali sono state dettate dalla mia determinazione a voler tornare in Sicilia per rimanerci, nonostante tutto e contro le opinioni di tutti. Ho preso decisioni difficili, solo perché sono convinto che sia possibile cambiare le cose. Se alla prima difficoltà noi siciliani ce ne andiamo, perché “la Sicilia è così”, perché “in Sicilia non si può fare nulla”, perché “la Sicilia è bella ma non c’è lavoro”, tutto rimarrà sempre e per sempre uguale”.

Cosa pensa del Ponte sullo Stretto alla luce dell’inserimento dell’opera nel programma del Centro/Destra?

“Non voglio giocare con l’intelligenza dei siciliani: il Ponte non è altro, oggi come ieri, che il solito specchietto per le allodole messo sotto il nostro naso da Roma, da almeno un secolo. Concretamente, però, quanti collegamenti diretti ci sono fra Messina e l’aeroporto di Palermo? Nessuno. Quante compagnie di autobus collegano Messina con l’aeroporto di Catania? Solo una. Quante compagnie di autobus collegano Milazzo e le isole Eolie con l’aeroporto di Catania? Nessuna. Quante ore ci vogliono in treno per raggiungere Messina da Trapani (330 chilometri)? Dalle cinque alle sei ore, con almeno due cambi, se tutto va bene. Quante ce ne vogliono per arrivare in treno da Messina ad Agrigento (250 chilometri)? Almeno cinque, con più di tre cambi. Inutile parlare del ponte sullo Stretto in queste condizioni”.

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