Caro energia, in ginocchio anche le aziende leader: nuovo stop per Acciaierie di Sicilia

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“Se si continua così a Catania rischio desertificazione di aziende”: è l’allarme lanciato da Ugl

Nuovo stop obbligato per Acciaierie di Sicilia, società del gruppo Alfa Acciai che produce un fatturato da 150 milioni di euro anni. Dopo soli pochi giorni dalla ripresa delle attività, dopo il fermo forzato di agosto, l’azienda leader nel settore siderurgico si trova nuovamente a fare i conti con il caro-energia e col mercato che si sta muovendo a rilento. Da qui, l’annuncio dei vertici aziendali ai lavoratori della sospensione dei lavori per tutta la prossima settimana. “La situazione è ormai oltre il dramma”: così il segretario provinciale della Ugl Metalmeccanici, Angelo Mazzeo, che poi aggiunge: “continuano ad arrivare in ditta bollette esorbitanti che, sommate all’ormai ben nota problematica dei vari svantaggi connessi all’insularità oltre ad una frenata delle commesse, dovuta principalmente alla concorrenza fortissima di altre realtà industriali, stanno rendendo quasi impossibile il mantenimento in vita anche di un’impresa così grande”.

“Ci troviamo di fronte a uno scenario – fa notare Mazzeo – in cui l’imprenditore vorrebbe continuare a lavorare e creare sviluppo, ma deve fare i conti con un incremento di spese di oltre il 200% e con aiuti disposti dallo Stato che non servono neanche a garantire un minimo di sollievo. In più, ogni giorno che passa assistiamo ad una ridda di proclami e parole, che non servono a nulla se non a creare ancor più confusione mentre la disperazione di lavoratori e imprenditori inizia a diventare palpabile. Catania non può permettersi di perdere Acciaierie di Sicilia e non solo, ma al contrario dalla nostra città deve alzarsi un potente grido di allarme perché qua si rischia davvero il deserto e la povertà assoluta se le cose continuano in questo modo”.

“A tutti i partecipanti alle elezioni regionali e nazionali – conclude il segretario provinciale di Ugl Metalmeccanici – e agli esponenti politici ancora in carica e non ricandidati, chiediamo di intervenire in modo concreto e corale nei confronti del governo Draghi. Se molla la prima azienda, l’effetto domino può essere devastante e soltanto un determinante intervento tempestivo del governo può salvare occupazione ed economia nel settore metalmeccanico. Come organizzazione sindacale, rimanendo sempre vigili, siamo pronti a far sentire la nostra voce per difendere il diritto al lavoro, contro ogni forma di becera speculazione”.

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