di Kirieleyson – Ogni volta che ci sono elezioni, queste vengono presentate come “le più importanti degli ultimi anni“, se non “le più importanti della storia della Repubblica” e via dicendo. Finite le consultazioni, i vari leader politici, se hanno aumentato i loro consensi, si fregiano del risultato mettendo in risalto il significato straordinario che esse avevano. Se invece hanno “perso” si precipitano a precisare che si trattava di “elezioni parziali” , “consultazioni non sentite dall’opinione pubblica”, o per altri versi “poco rilevanti”.
Negli ultimi anni abbiamo assistito anche alle strabilianti affermazioni di qualche leader politico che, in calo di consensi, dava la colpa al bel tempo perché gli elettori tipo del suo partito, in circostanze meteo favorevoli, secondo lui erano soliti andare in vacanza (al contrario dei comunisti che, essendo poveri, non ci vanno – ndA). Peraltro, il maltempo potrà sempre essere additato come il responsabile di una eventuale flessione.
Le elezioni europee hanno sempre rappresentato un momento privo di particolari enfasi. Ma questa volta sembra diverso. Infatti tutti gli schieramenti si stanno dando da fare come non mai, pur consapevoli che difficilmente potranno essere stravolti gli equilibri all’interno nel parlamento europeo. Ma molto probabilmente tutti i partiti, movimenti e liste varie vedono questa occasione essenzialmente in un’ottica nazionale. Infatti chi per un motivo, chi per un altro, hanno un fortissimo interesse ad un’affermazione che, al di là del risultato che avrà per il futuro dell’Europa, sarà un test per comprendere quali prospettive si aprono per il prossimo futuro e quindi come comportarsi.
Il partito Democratico è e rimarrà con ogni probabilità il primo partito del Paese, ma un’affermazione molto consistente consacrerebbe indiscutibilmente la leadership di Renzi spiazzando l’opposizione, oltre che la concorrenza interna. Il risultato spianerebbe la strada all’azione di governo che il premier sta cercando di portare avanti.
Se Grillo dovesse allargare ancora i suoi consensi, sarebbe forse la definitiva sconfitta di chi invece spera si possa cambiare verso dall’interno dell’attuale sistema.
Queste elezioni dovranno poi esprimere un verdetto su Forza Italia, cioè su Berlusconi & Berlusconi. Se l’ex cavaliere continuerà a riscuotere sufficienti consensi (sull’ordine del 20%), molto probabilmente maturerà in lui la convinzione che ancora può farcela a mantenere un ruolo di primo piano nel quadro politico nazionale, anche per interposta persona. In tal caso probabilmente si apriranno le porte all’entrata in scena di qualcun altro di famiglia, con la nascita della prima dinastia politica italiana dopo la caduta dei Savoia. Diversamente, difficilmente Berlusconi potrà essere disposto a continuare ad interpretare un ruolo marginale.
Un’affermazione di NCD al di sopra dei numeri che i sondaggi gli attribuiscono finora si trasformerebbe nella conferma che l’elettorato di destra ha metabolizzato la scissione dal PDL ed è pronto per la realizzazione di una destra affrancata dal berlusconismo; renderebbe inoltre più solida la strada per il rafforzamento del partito, per il momento imperniato su tanti nomi pesanti, ma non ancora consacrato da un adeguato consenso popolare. Qui la sfida è con Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale: chi avrà più “appeal” tra Angelino Alfano e Giorgia Meloni per gli elettori di destra delusi da Berlusconi?
Infine, in’affermazione della lista Tpiras-SEL (cioè il raggiungimento del quorum) potrà far capire in che misura l’appeal della sinistra storica resista ancora e confermerà SEL quale punto di riferimento per tutti coloro che, prima di ogni altra cosa, vorrebbero continuare a “sentire cose di sinistra”.