Maria Elia, la 17enne calabrese morta a Perugia “non poteva essere salvata”

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Il decorso della duplice infezione che ha colpito la ragazza è “da ritenersi in alcun modo arrestabile dagli antibiotici”. Anche una tempestiva visita del medico di medicina generale “non avrebbe evitato il decesso della ragazza a causa dell’infezione da stafilococco”: il report dei magistrati della Procura di Perugia sulla morte di Maria Elia, 17enne di origini calabresi

Non ci sarebbe stata alcuna negligenza da parte dei medici, nessun farmaco “avrebbe evitato il decesso” di Maria Elia, la 17enne calabrese originaria di Cotronei (Crotone) morta lo scorso marzo. Dopo cinque mesi d’indagine la Procura di Perugia, in base alle perizie e all’esito dell’autopsia, ha potuto stabilire che la ragazza è morta per “shock settico e insufficienza multiorgano” conseguenza di un’infezione virale H1N1 e di una infezione da stafilococco aureo “meticillino-resistente”. Così gli inquirenti hanno deciso di chiedere l’archiviazione del fascicolo.

I magistrati hanno ricostruito gli ultimi giorni di vita della ragazza: aveva accusato mal di gola e febbre, ma inizialmente nulla che potesse far pensare a qualcosa di così grave. Il tampone Covid a cui si era sottoposta era risultato negativo. La sua situazione, però, è precipitata nel giro di pochi giorni. Portata dai genitori all’ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia, il suo cuore ha smesso di battere domenica 27 marzo.

La Procura, guidata da Raffaele Cantone, rileva adesso che le cure sono state “tempestive e conformi alle linee guida oggi disponibili”. Il decorso della duplice infezione che ha colpito la ragazza è “da ritenersi in alcun modo arrestabile dagli antibiotici”. Anche una tempestiva visita del medico di medicina generale “non avrebbe evitato il decesso della ragazza a causa dell’infezione da stafilococco”. “Pur nella consapevolezza della tragicità dell’evento e del dolore dei congiunti, l’Ufficio ha ritenuto che non vi sia alcun elemento allo stato emerso per contraddire le conclusioni dei consulenti e che quindi il procedimento non possa che essere definito con l’archiviazione per non essere ipotizzabili profili di responsabilità penale nei confronti di alcuno”, conclude la perizia.

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