Una storia vera di fantasmi in Calabria: panico nelle campagne di Soverato

StrettoWeb

Medieval_ghost10 Giugno 1967. Stazione dei carabinieri di Soverato. Orario tra le 3 elle 4 di notte. Arriva in stazione una persona stravolta che  afferma che sulla strada che dai monti conduce alla statale jonica c’è  un fantasma.

Dopo pochi minuti arriva un’altra persona e racconta la stessa storia. Il carabiniere di guardia decide allora di svegliare il comandante. Nella successiva mezz’ora si presentano in caserma altre tre persone spaventate a morte per aver visto la stessa apparizione.

Tutti i malcapitati, pescivendoli che si recavano al mercato,  affermano una identica  storia:  una figura umana, vestita di bianco e con le braccia aperte a forma di croce si è presentata loro, sospesa in aria, all’uscita di una curva.

Antefatto. Cinque studenti sedicenni reggini,  tutti  del Liceo Scientifico, finito l’anno scolastico, avevano deciso di trascorrere una settimana nella casa di campagna di uno di loro, proprio nella campagna del soveratese.

Uno di essi,  S.S., che aveva l’hobby dell’astronomia, aveva programmato per quella  notte, dopo il tramonto della luna, l’osservazione del cielo per descrivere le costellazioni a G. C. ed A.S.Ad un certo punto S.S. puntando la torcia su A.S. notò come il suo pigiama risultasse stranamente fluorescente e che testa e piedi non si vedevano. E osservò: “sembri un fantasma”.

Subito dopo i tre videro la luce di un’auto in avvicinamento  tra le curve, in direzione monti-mare  e immediatamente  esplose l’ispirazione:  “sali su quel muretto, dietro la curva e apri le braccia”.  Quindi una rapida prova generale,  con la torcia puntata a distanza: “perfetto sembri proprio un fantasma, senza testa e senza piedi, sospeso nell’aria”.

Il malcapitato, a bordo della sua moto ape,  superata la curva, rallentò un attimo, quindi accelerò bruscamente rischiando di finire nella scarpata dileguandosi.  Stessa sorte toccò agli altri quattro furgoncini che passarono di là nel giro di mezz’ora.

Epilogo

Morti dalle risate, i tre studenti  stavano andando a dormire, quando videro un’altra luce a distanza, ma stavolta il mezzo veniva dalla parte opposta, in salita quindi. Che fare? “Facciamo l’ultimo e poi andiamo a dormire”.

Invece stavolta erano i carabinieri, che avevano deciso di fare un sopralluogo per verificare il mistero. Anche loro videro l’apparizione, ma si fermarono e gli indirizzarono contro un potente fascio di luce, abbastanza potente da verificare che la figura aveva anche la testa ed i piedi.

Intimarono quindi al fantasma di stare fermo  e poi se lo portarono in caserma. Gli altri due studenti, nel frattempo,  si erano prontamente nascosti ed erano andati ad informare gli altri due che erano rimasti a casa (A.C. ed E.B.) e che dormivano saporitamente.

Dopo un’ora arrivarono a casa due auto:  i carabinieri restituirono il fantasma al gruppo e il comandante fece una solenne ramanzina ai cinque studenti (ma, secondo un testimone, veniva anche a lui da ridere).

Per completezza di cronaca, i cinque studenti l’indomani mattina dovettero lasciare la casa: la donna che faceva le pulizie quel giorno si rifiutò di venire ed i vicini li guardavano come se essi avessero stuprato delle crocerossine. Nel pomeriggio i ragazzi  fecero ritorno a casa.

Il 17 giugno apparve sulla Gazzetta del Sud  la notizia,  che riportiamo. Oggi i cinque studenti sono tutti stimati professionisti: due ingegneri, due medici ed uno dirigente del ministero delle Finanze.

gazzetta-17-6-67_studenti

Condividi