Protesta Castore, Marcianò: “l’Amministrazione ha una sola via d’uscita, dichiarare il proprio fallimento”

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Angela Marcianò interviene in merito alla protesta dei dipendenti di Castore di questa mattina in Piazza Italia a Reggio Calabria

Anche Angela Marcianò si unisce al coro di protesta dei dipendenti di Castore, che questa mattina sono scesi in Piazza Italia a Reggio Calabria per manifestare vecchie e annose problematiche. “‘CASTORE : IL LAVORO NON È UNA MERCE’. È questo il titolo di uno dei più significativi saggi del settore giuslavoristico. Il messaggio che deve passare è molto semplice: la dignità delle persone che lavorano merita di essere tutelata. Sempre. Un livello adeguato di servizi pubblici essenziali alla città deve essere garantito. Sempre”, esordisce la Marcianò su Facebook, introducendo il discorso: “Oggi i dipendenti della Castore (Società in House del Comune di Reggio Calabria) sono in piazza a manifestare per la mancata corresponsione delle retribuzioni. Da consigliere comunale, e prima ancora da cittadina consapevole, torno sull’argomento con profonda indignazione perché nessun cambiamento di rotta si intravede all’orizzonte”.

“Ho già fatto sentire la mia voce – prosegue – sostenendo che la Società Castore, per come gestita da questa Amministrazione, ha la forma di “un libro dei sogni”, insostenibile sul piano dei servizi e non strutturata sul fronte della gestione del personale. Dopo aver analizzato nel dettaglio il contratto di servizi, ho dichiarato nelle sedi opportune che non solo appare impossibile garantire ai cittadini una dignitosa fruizione dei servizi essenziali, ma si manifesta, altrettanto drammaticamente, la situazione relativa ai dipendenti, i quali, pur responsabili di servizi nevralgici per la città, si trovano ad attendere per mesi lo stipendio. Un’Amministrazione che sceglie di affidare ad una società in House la gestione della città governata e che, al contempo, non riesce a garantire una continuità retributiva a chi vi lavora, ha una sola via d’uscita, da percorrere con estrema umiltà: dichiarare il proprio fallimento politico amministrativo“.

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