Reggio Calabria, nuovo incontro organizzato da “L’Agorà” su Giuseppe Garibaldi

L’onorevole Fortunato Aloi, ospite nella nuova conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”, ricorderà la figura dell’eroe dei due mondi

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Il Circolo Culturale “L’Agorà” organizza un nuovo incontro da remoto, avente come tema “Il mio nome è Giuseppe Garibaldi”. Nato a Nizza il 4 luglio del 1807 da una famiglia di commercianti marittimi – il padre Domenico possedeva una tartana, la Santa Reparata, con la quale esercitava il cabotaggio nel Mediterraneo – si iscrive nel 1821 nel registro dei mozzi e, in poco più di dieci anni, percorre tutta la carriera di marinaio mercantile.

Nel 1832 gli viene rilasciata la patente di capitano di seconda classe e come tutti i marinai mercantili ha l’obbligo di prestare servizio per cinque anni nella marina da guerra. Nel febbraio del 1834 partecipa ad un tentativo insurrezionale a Genova che viene scoperto e dopo aver trascorso un periodo di latitanza nel Mediterraneo e a Marsiglia, nel 1835 si imbarca per Rio de Janeiro, scappando dal colera che impazza nella cittadina portuale francese. Rimarrà nel continente sudamericano fino al 1848.

In questi anni sudamericani il nizzardo aderisce alla massoneria e partecipa, prima, alla rivoluzione farrouphila, nella provincia del Rio Grande do Sul che lotta per l’indipendenza dall’impero brasiliano, poi, alla guerra tra Uruguay e Argentina e tra unitari (Colorados) e federalisti (Blancos) che incendia il Rio de La Plata. A Montevideo, in Uruguay, tra le file dei Colorados costituisce, insieme ad altri esuli italiani, la Legione italiana. L’eco delle imprese sudamericane di Garibaldi si diffonde in Europa e in Italia. Nel 1848 Garibaldi ritorna in Italia insieme ad altri esuli e si mette al servizio di re Carlo Alberto. Dopo aver comandato 1.500 volontari durante la prima guerra d’indipendenza, nel 1849 partecipa alla difesa della Repubblica romana che il 4 luglio capitolerà sotto l’offensiva delle truppe francesi guidate dal generale Oudinot. Il 2 luglio, intanto, il nizzardo, insieme alla moglie, che aveva sposato in Sudamerica, Anita Ribeiro Da Silva, e ad altri volontari fugge da Roma cercando di raggiungere Venezia. I garibaldini, però, sono attaccati e dispersi dagli austriaci nei pressi della Repubblica di San Marino e solo 250, fra i quali Garibaldi con la moglie, riprendono la strada per Venezia.

Il nizzardo, dopo una fuga avventurosa in cui Anita perde la vita nei pressi di Ravenna, riuscirà a mettersi in salvo raggiungendo il Regno di Sardegna e, poi, abbandonando, per una seconda volta, la penisola italiana. Dopo il 1849 ha inizio il cosiddetto “secondo esilio” di Garibaldi. In questo periodo, il nizzardo redige una prima stesura delle proprie memorie e intraprende una serie di sfortunate imprese commerciali marittime tra il Sudamerica e l’Asia. Imprese che gli varranno, poi, anche l’accusa di “schiavista” o di “negriero” per aver partecipato, secondo alcune fonti, alla tratta degli schiavi cinesi, i coolies, tra il Perù e Canton. Nel 1854 Garibaldi torna in Italia e, acquistando una parte dell’isola di Caprera, il 29 dicembre del 1855, fissa nell’isola a largo della Sardegna la sua nuova residenza.

L’anno successivo aderisce alla Società Nazionale convinto che le aspirazioni sabaude potessero coincidere con quelle del movimento d’indipendenza nazionale. Nel 1859, per disposizione ministeriale, a Garibaldi viene conferito il grado di generale sardo con il compito di organizzare la divisione dei Cacciatori delle Alpi che si distingue, durante la seconda guerra d’indipendenza, nei combattimenti di Varese, S. Fermo e Tre Ponti in Valtellina. All’indomani della pace di Villafranca, Garibaldi si dimette dalla carica di ufficiale sardo ma ritorna in azione nella tarda primavera del 1860 quando, alla testa di circa mille volontari, parte dallo scoglio di Quarto, a Genova, per una spedizione verso la Sicilia da dove giungevano notizie di rivolte contro il regime borbonico.

La “spedizione dei Mille” sbarca a Marsala l’11 maggio e a Salemi, il 14 maggio, Garibaldi si autoproclama dittatore della Sicilia. Dopo le battaglie di Calatafimi, Palermo e Milazzo le truppe garibaldine, ingrossate da altri volontari provenienti dalla penisola, sbarcano in Calabria e risalgono velocemente la penisola. Il Regno delle Due Sicilie collassa sotto la spinta dell’azione garibaldina, a causa di una condotta militare a dir poco disastrosa degli ufficiali napoletani e sotto il peso dell’isolamento diplomatico della dinastia dei Borbone. Dopo la battaglia del Volturno l’esercito del Regno delle Due Sicilie capitola e Garibaldi viene acclamato come liberatore. Il 9 novembre del 1860, però, il nizzardo, dopo aver accolto nella vecchia capitale borbonica il re sabaudo Vittorio Emanuele II, si ritira sull’isola di Caprera desistendo dal progetto di raggiungere Roma. Progetto che tenterà invano di raggiungere nell’agosto del 1862, quando sarà il neonato esercito italiano a fermare sull’Aspromonte l’avanzata dei volontari garibaldini che dalla Sicilia si muovevano verso la Città Eterna, e nel novembre del 1867 quando a Mentana, dopo alcuni vani tentativi di scatenare una sollevazione popolare a Roma, saranno i dragoni pontifici e le truppe regolari francesi dotate dei moderni fucili chassepots a bloccare l’avanzata dei garibaldini.

La fama di Garibaldi nel mondo, però, continua a crescere incessantemente. Dopo la spedizione dei Mille, infatti, la notorietà del nizzardo si era diffusa ovunque, tanto che nel 1862 Abraham Lincoln lo invitò a schierarsi con l’esercito del Nord nella guerra di secessione americana. Nell’aprile del 1864, durante un breve soggiorno in Inghilterra, Garibaldi trovò un’accoglienza entusiastica da parte dei sudditi di Sua Maestà. E, infine, nel settembre del 1867, a Ginevra, nel primo Congresso internazionale della Lega della pace e della libertà venne salutato come «l’uomo più valoroso e più disinteressato del suo secolo». Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da mercoledì 30 novembre.

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