Poliziotti arrestati nel carcere di Reggio Calabria, la nota del SINAPPE

Feroci torture nel carcere di Reggio Calabria: la nota del Coordinatore Regionale SINAPPE e del Vice Segretario Regionale Calabria a tutela dell’immagine del Corpo della Polizia Penitenziaria

StrettoWeb

Il Coordinatore Regionale Calabria del SINAPPE, Fabio Viglianti, unitamente al Vice Segretario Regionale Calabria Daniela Iiriti, facendo seguito ai numerosi articoli che hanno occupato gli organi di informazione in merito ai fatti accaduti presso l’istituto penitenziario di Reggio Calabria plesso San Pietro, a tutela dell’immagine del Corpo della Polizia Penitenziaria sentono pressante l’esigenza di rappresentare quanto segue:

“Ai giudici l’arduo compito di giudicare secondo la legge terrena che non sempre coincide con quella divina, agli uomini quello di attendere sino al terzo grado di giudizio perché la presumibilità di innocenza vale per chiunque.
Ogni generalizzazione addolora perché la macchina del fango opera a danno di tutti; così a seguito dei tristi accadimenti che ha visto coinvolto personale di polizia in servizio presso l’istituto penitenziario reggino di San Pietro, diviene preponderante chiarire le ombre che qualcuno vede e che disvelerà una Magistratura attenta che non può essere sostituita da alcuno, tanto meno da giudizi frettolosi, superficiali e pericolosi”.

“Gli Istituti Penitenziari “G. Panzera” di Reggio Calabria non sono un sistema di omertà. La vetusta concezione di un carcere ermeticamente chiuso non esiste; il carcere è un luogo in cui operano professionalità varie, in cui accedono volontari, associazioni, garanti dei diritti dei detenuti, in cui vengono coltivati i rapporti tra detenuti e familiari. Il carcere è luogo in cui si intrecciano storie, vite, rapporti e tutto quello che accade è visibile poiché sono mura di cristallo fragili e trasparenti. All’interno del carcere opera la Polizia Penitenziaria e nessuno può scalfire il lavoro di professionisti seri, dediti alla loro missione a costo di grandi sacrifici in un sistema complesso dove gli strumenti di lavoro sono spesso inesistenti. Non può essere accettato che vicende giudiziarie in corso minino l’immagine di un intero Corpo in cui donne e uomini della Polizia Penitenziaria si spendono quotidianamente e convintamente per garantire sicurezza e trattamento”.

“Le ombre sono quelle di chi pensa di gettare fango su un intero sistema, intaccando la dignità di tutti. Non si diventa pietra in un carcere, anzi ogni sentimento, ogni azione diventano amplificate, divengono personali e il fardello spesso non si lascia chiuso tra le mura. Tutti conoscono la professionalità del personale di Polizia Penitenziaria in servizio presso gli istituti penitenziari reggini e non è onesto intellettualmente nei confronti di chi lavora con serietà, abnegazione e sensibilità, dove tutto si mostra com’è nella realtà, propinare un’immagine falsa e surreale a danno della stessa Polizia Penitenziaria”.

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