Perché il Ponte sullo Stretto può resistere a terremoti e venti: verità e numeri su stato dei lavori e tempi

L'intervento di Peppe Caridi, Direttore di StrettoWeb e fondatore del Comitato Ponte Subito, a Radio Gamma No Stop, nel corso di "Diretta Studio", programma condotto dal direttore Gianni Agostino. L'argomento principale è il Ponte sullo Stretto

StrettoWeb

“Il Ministro Salvini sta facendo un grande lavoro. In un momento in cui ci sono tante emergenze, ed anche prioritarie, con una crisi di questo tipo, è riuscito nella prima manovra a riattivare la Società Stretto di Messina ed è stato il 5 dicembre a Bruxelles da cui ha ottenuto la conferma dell’UE, che in realtà già da anni ci chiede di costruire l’opera. Si parla del corridoio di Berlino ma a noi basterebbe che collegasse Palermo a Roma favorendo l’Alta Velocità. Il benaltrismo dice: ‘prima l’Alta Velocità’. Ma è il Ponte l’Alta Velocità. Se noi colleghiamo Palermo, la quinta città d’Italia, e tutta la Sicilia, al resto d’Italia, miglioreremmo anche le infrastrutture della Calabria, altrimenti verrebbe sempre bypassata in quanto Regione periferica”. Comincia così l’intervento di Peppe Caridi, Direttore di StrettoWeb e fondatore del Comitato Ponte Subito, a Radio Gamma No Stop, nel corso di “Diretta Studio”, programma condotto dal direttore Gianni Agostino. L’argomento principale è il Ponte sullo Stretto.

Si comincia dalla bufala sui costi. Alcuni giornalisti hanno parlato e scritto di 1,2 miliardi di spesa per studi e progetti, ma non è così, come ampiamente spiegato su StrettoWeb: “basta guardare la tabella della Corte dei Conti – le parole del componente del Comitato – con il riepilogo delle spese legate a studi e progettazione sul Ponte. Gli importi sono progressivi, alcuni giornalisti anche importanti invece li hanno sommati. Questo 1,2 miliardi di cui ha parlato anche il Corriere della Sera deve essere ridimensionato alla vera cifra, circa 310 milioni di euro, non una cifra piccola ma di certo irrisoria rispetto agli studi fatti sullo Stretto di Messina anche in termini geologici, di impatto ambientale, da esperti da tutto il mondo, da Usa, Danimarca, Giappone. Loro hanno realizzato e ottenuto l’approvazione del progetto definitivo, che ha superato tutti gli step, l’ok del CIPE e il rapporto costi-benefici. Ora si può passare alle gare d’appalto, per poi dirigere la fase esecutiva e iniziare col cantiere. Condivido una cosa rispetto agli sprechi: lo spreco non è stato spendere i soldi per questi studi, ma bloccare i lavori dopo averli effettuati”.

Ha fatto molto discutere il crollo del Ponte sullo Stretto in una nuova serie tv italiana. Ma, in caso di terremoto, l’opera può effettivamente crollare? “Assolutamente no – chiosa il giornalista – Il problema più grande, rispetto a quello del terremoto, sarebbe il vento, ma l’opera è stata progettata per resistere a venti di 200 km orari, che nello Stretto non si sono mai verificati e che comunque non prevede, in caso di superamento, il crollo, bensì una chiusura al traffico del Ponte stesso. Ma se dovessero esserci venti di 200 km orari, credo che nessuno uscirebbe di casa. Già a 90 km orari il traghettamento si interrompe. Sui terremoti, invece, non esiste un problema. Proprio la realizzazione del progetto a campata unica, con i due piloni sulla terraferma, senza toccare il mare, è legato alla sismicità della zona e alla possibilità di realizzare dei piloni anti-sismici come quelli di tutti gli altri Ponti del mondo esistenti da secoli in zone più sismiche delle nostre e resistenti a terremoti di magnitudo 6,7,8. Penso ai Dardanelli, zona più sismica d’Europa con ponti sospesi e mai crollati; poi ci sono quelli in Giappone, nella California. Non hanno mai avuto crepe, così come le abitazioni, che non hanno mai avuto problemi perché realizzati a norma. Così come per il vento, il progetto è nato per resistere a terremoti di magnitudo 7.5, anche in questo caso mai accaduto. Il terremoto nel 1908 è stato il più forte, da noi, di magnitudo 7.2. Nelle interviste a Reggio fatte durante le esercitazioni di qualche mese fa ho parlato sia con Curcio che con Doglioni ed entrambi mi hanno detto che in caso di terremoto una delle poche garanzie – proprio per la sua tecnologia moderna, in dei territori che avrebbero dei seri problemi – sarebbe il Ponte. Pensiamo al terremoto di Kobe nel 1995: magnitudo 7, con 6.400 morti, ma l’unica opera senza danni, crepe e graffi fu l’impalcato del Ponte, ancora non messo in esercizio allora. Il cantiere non risentì del sisma e dopo un anno venne inaugurato come simbolo della rinascita e ricostruzione della città”.

“Più che realizzare l’opera, il punto più difficile sarà l’iter burocratico-amministrativo – aggiunge il Direttore di StrettoWeb – Salvini parla di due anni da ora per la posa della prima pietra? Il Ponte si può fare in 4 anni, ma ce ne vogliono altri 3 per tutti i raccordi, le strade, le ferrovie. L’esigenza del Governo è di mettere la parola fine a questo enorme dibattito che continua finché non partono i cantieri. Si può parlare di “Ponte sì-Ponte no” fino a che non partono i cantieri, in quel caso nessuno lo potrà bloccare. In questi 10 anni – conclude il giornalista – i No Ponte hanno governato tutto, ma abbiamo visto il fallimento del No Pontismo al Governo, con due città come Reggio e Messina sempre più marginali, lontane, povere, periferiche. Senza Ponte questa area geografica non ha futuro. Reggio è così depressa che solo una grande opera può dare uno shock economico, una scossa, non solo per la crescita ma anche per il lavoro, per lo sviluppo”.

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