Agnelli, affari di famiglia: non solo Juventus, passo indietro anche da Exor e Stellantis

Quest'oggi l'addio alla Juventus durante l'assemblea dei soci e l'annuncio: "un passo indietro" da tutte le società quotate della famiglia

StrettoWeb

Annunciato già da diverso tempo, dopo il caos plusvalenze dei mesi scorsi, quest’oggi si è concretizzato l’addio di Andrea Agnelli dalla Juventus. L’ormai ex presidente bianconero, in apertura dell’assemblea dei soci, chiamata all’elezione del nuovo Consiglio di amministrazione del club, ha annunciato anche un “passo indietro” da tutte le società quotate della famiglia Agnelli, quindi Exor e Stellantis, nelle quali è membro dei rispettivi Cda.

Resterà invece, in qualità di azionista rilevante, nella Giovanni Agnelli BV, la holding della Casa. “Avendo chiuso una parte cosi importante della mia vita, la mia volontà è quella di voltare pagina. Farò quindi un passo indietro con le assemblee delle società quotate, d’accordo con John Elkann con cui il rapporto resta solidissimo. È stata una mia richiesta, in modo da poter affrontare il futuro in maniera libera e forte, con la libertà di pensiero che altrimenti non avrei”, ha dichiarato.

Agnelli ha ringraziato, nominandoli ad uno ad uno, dirigenti, collaboratori, tecnici, capitani con i quali ha lavorato negli ultimi 13 anni. “Oggi si chiude un capitolo della storia della Juventus, mio e di Pavel (Nedved, ndr) che facciamo fatica a leggere e rileggere. Il mio lavoro è sempre stato quello di cercare di comprendere il contesto per indirizzare le operazioni della società. – afferma Agnelli – Il calcio non è semplicemente un gol non dato ma un settore che fa parte dell’industria dell’intrattenimento, che vale 750 miliardi e comprende gaming, sport, musica, musei, teatri. Basti pensare all’interesse degli investitori istituzionali e delle transazioni che stanno riguardando diversi top club. Abbiamo contenuti che sono strategici, fan base globali ma non c’è la giusta risposta dei nostri regolatori che non si sono evoluti e non colgono la differenza tra gioco e industria”.

A ciò si lega il concetto di Superlega, competizione della quale Agnelli è stato il massimo promotore: “di fronte all’insostenibilità del sistema, alla polarizzazione tra club e leghe, alla disaffezione dei tifosi, la nostra proposta congiunta Uefa-Eca della primavera 2019 era la creazione di un ecosistema europeo aperto a tutti che creasse promozioni e retrocessioni, aumentasse la stabilità. Se io personalmente avessi voluto mantenere una posizione privilegiata, non avrei preso le decisioni prese nell’aprile 2021. Credo tuttora che il calcio europeo abbia bisogno di riforme strutturali, altrimenti ci sarà una decrescita a favore di una sola lega dominante, la Premier League. I regolatori attuali non hanno alcuna voglia di affrontare i problemi, vogliono mantenere le loro posizioni di privilegio. Spero che la Corte riconosca lo sport professionistico come un’industria. Si invoca la specificità dello sport, ma all’interno della Ue il fatturato del calcio è di 55 miliardi con 700 mila persone occupate“.

Per quanto riguarda la Juventus, oltre ai successi sportivi, Agnelli ha ricordato: “lo sviluppo immobiliare, con investimenti diretti e indiretti per 400 milioni; la creazione del nostro logo che ci pone in una nuova dimensione; la Next Gen che sta dando i suoi frutti. Possiamo avere il 50-60% di giocatori del vivaio in prima squadra nell’arco di 5-8 anni, con evidente risparmio sui costi mantenendo alta la competitività“. Sui bilanci un passaggio veloce, “gestione di situazioni complesse” e di una società attiva in diversi ambiti: “è evidente che non potessimo avere una competenza profondissima su ciascuna linea di business. Abbiamo cercato di dare il meglio sempre e in ogni ambito“.

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