Reggio Calabria, il Prof. Partinico: “ecco i tre misteri sui Bronzi di Riace” | FOTO

Reggio Calabria: l'iniziativa sui Bronzi di Riace è organizzata dall’Associazione Culturale “Nuovo Umanesimo”

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Organizzata dall’Associazione Culturale “Nuovo Umanesimo”, diretta da Carmelina Sicari, preside, intellettuale e studiosa di arte e letteratura antica, si è svolto presso il Centro Sportivo “Matteo Pellicone” di Reggio Calabria un convegno dal titolo “Il mistero dei Bronzi di Riace”. E’ stato invitato a relazionare il Prof. Riccardo Partinico, Direttore del Laboratorio di Anatomia Archeostatuaria di Reggio Calabria ed a trarre le conclusioni, un ospite d’eccezione, il Prof. Eduardo Lamberti Castronuovo, Docente di Etica della Comunicazione presso l’Università “D.Alighieri” di Reggio Calabria da anni impegnato a divulgare cultura.

In platea numerosi professori universitari, docenti delle scuole cittadine, rappresentanti di associazioni culturali e numerosi appassionati di statuaria greca, tra i più noti: l’Avv. Aldo Porcelli, la Dott.ssa Angela Puleio, il Prof. Luciano Maria Delfino, la Dott.ssa Eliana Bosco, il Prof. Giuseppe Barbaro, la Prof.ssa Maria Adele Ruffo, il Dott. Igino Postorino, la Prof.ssa Stefania Romeo, il Dott. Vincenzo Pizzonia, la Prof.ssa Caterina Spanti, il Giornalista RAI Tonino Raffa, la Prof.ssa  Angelina Pesce, il Prof. Giuseppe Pellicone, il Prof. Pasquale Nucara, il Dott. Carmelo Caridi, il Dott. Antonio Laganà, il Dott. Antonino Zampaglione, il Prof. Giuseppe Sinopoli, il Dott. Bruno Sergi,  il Dott. Antonio Pizzi, il Dott. Nicola Morabito, altri.

Intervento della Preside Carmelina: “che i bronzi custoditi nel museo di Reggio Calabria abbiano la singolare capacità di parlare al cuore ed alle menti è risaputo. Il convegno promosso da Nuovo Umanesimo vuole esplorare il mistero del loro fascino che consiste soprattutto nella molteplicità dei linguaggi  di cui sono depositari. Ma il linguaggio ancora inesplorato è quello del mito dove è rappresentato l’eroe greco  Joseph   Campbell definisce “l’eroe dai mille volti”  l’eroe greco. La   sua  caratteristica fondamentale è l’arete’, la virtu’  che corrisponde perfettamente alla fisionomia dei bronzi. Specie al “bello” che secondo la narrazione di Riccardo Partinico potrebbe essere l’eroe di Salamina, Temistocle.La virtù non è solo coraggio ma capacità di combattere per gli altri e per il territorio. L’eroe greco è Prometeo che rapisce il fuoco agli dei per donarlo agli uomini e per questo viene punito,  ma sono anche i caduti di Maratona, celebrati da Simonide di Ceo che muoiono  tutti per dare agli altri la vittoria, tutti con ferite al petto, “nessuno è arretrato di fronte alla morte”. La virtu’ si unisce al genos ed è alimentata dal legame attraverso le generazioni, Si unisce  anche all’eudemonia, alla felicità intesa come imperturbabilità assenza di angoscia, serenità ed appartiene alla paideia, Temistocle e Pericle devono essere centrali con il loro  esempio nella formazione della gioventù. Per questo sono costruite le statue. Esse sono espressione dell’apollineo. Sono oltre il dionisiaco, l’accadimento i cambiamenti, il tumulto delle passioni e la causalità. Il sorriso sulle labbra, significa questo e non la ferocia della vendetta. I romani non hanno un eroe simile. Ercole  è l’eroe del labor, della fatica. Le conclusioni del convegno sono notevoli, la necessità di un approccio plurimo, la fruizione dei Bronzi, il loro linguaggio, il collegamento non solo con il mito ma con l’esplorazione dell’inconscio collettivo di cui il mito è espressione compiuta”.

La relazione del Prof. Riccardo Partinico sui Bronzi di Riace ha suscitato tra i presenti interesse, consensi e stupore. Il docente reggino ha proposto alla platea “tre misteri che riguardano il ritrovamento dei Bronzi di Riace e la sua ipotesi sull’identità fisica e personale dei Bronzi di Riace. Il primo mistero riguarda la sparizione di una terza statua descritta dal sub romano “coricata su di un fianco, con uno scudo sul braccio sinistro” che è diversa da quella individuata nella trasmissione “Le Iene”, ovvero quella “a braccia aperte”. Il secondo mistero riguarda la mancanza di incrostazioni sulla superficie bronzea delle statue e nei buchi della staffa posta sul braccio sinistro della “Statua B” che permettevano di incastrare lo scudo  e, soprattutto, la mancanza di microrganismi sui riccioli della barba. Tali osservazioni permettono di ipotizzare che le statue si trovavano sul fondale marino di Riace da pochissimo tempo e non da centinaia di anni, anche perché, all’epoca, la pesca a strascico non era proibita ed è impossibile che nessuna rete sia mai rimasta impigliata tra le gambe o le braccia delle statue. Il terzo ed ultimo mistero riguarda l’esistenza, negli anni ’64/74, di una organizzazione criminale internazionale, finanziata da un ricchissimo uomo americano che, attraverso una ditta francese che si occupava, tra l’altro, di recupero di “scatole nere”, anche per conto di governi, aveva lo scopo di individuare, con sonar e sottomarini, imbarcazioni greche e romane affondate nei mari italiani per depredarle dei tesori che contenevano nelle stive: statue, monete d’oro, anfore e trasportarle in America. Tre misteri che per cinquant’anni sono stati coperti da connivenze, favoreggiamenti ed interessi personali”.

Per quanto riguarda gli studi anatomici e tecnici svolti dal Prof. Riccardo Partinico per risalire all’identità fisica e personale dei personaggi rappresentati dalle due statue, secondo lo Studioso reggino “sarebbero i due eroi ateniesi del V sec. a.C. Pericle e Temistocle, eroi delle guerre greche, lottatori e meritevoli di essere rappresentati da statue in bronzo che, nel V sec. a.C., avevano un costo enorme. Tali studi sono stati presentati in conferenze nazionali ed internazionali e sono stati pubblicati su autorevoli riviste e quotidiani nazionali. Nel convegno del 20 gennaio u.s. il docente reggino ha presentato, tra l’altro, la ricostruzione della tecnica utilizzata dagli Opliti per adoperare la lancia, trattenendola tra le due dita, indice e medio, così come si deduce l’abbiano utilizzata i “Bronzi di Riace”. Tale impugnatura permetteva di affondare ad una distanza maggiore l’arma sul piano sagittale, di utilizzarla con maggiore forza di penetrazione, precisione e maneggevolezza”.

Il Prof. Lamberti Castronuovo, nelle sue conclusioni, ha messo in evidenza che la città di Reggio Calabria era “bella e gentile” e adesso è sprofondata nell’oblio. I cittadini non la difendono ed è attaccata dai giornalisti del nord. Un teatro di Reggio Calabria è diventato una paninoteca ed un altro teatro è diventato un negozio di abbigliamento. I greci quando fondavano una città, la prima cosa che realizzavano era il teatro e poi la palestra. I ragazzi delle nostre scuole primeggiano nei concorsi sportivi e culturali, nazionali ed internazionali, ed è questa “l’arma” per difenderci, la cultura. I nostri ragazzi per studiare o lavorare  devono rimanere nella nostra città, non devono trasferirsi in altre sedi. “Vi invito a leggere la poesia di Nicola Giunta, che si professava ateo, DDIU, è una poesia davvero molto emozionante”.

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