Sicilia, Laccoto: “la sanità pubblica troppo schiacciata da quella privata” | INTERVISTA

Sicilia: deliberate 600 borse di studio per giovani specializzandi in rianimazione, pediatria, ortopedia, cardiologia e medicina d’urgenza

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Viva soddisfazione di Giuseppe Laccoto parlamentare della Lega e Presidente della VI^ Commissione Salute dell’Ars in quanto, un emendamento da lui proposto riguardante l’istituzione di seicento borse di studio per giovani specializzandi, è stato votato all’unanimità. Le borse sono indirizzate a specializzandi in medicina d’urgenza, pediatria, ortopedia, cardiologia, anestesia. La carenza di medici in Sicilia, afferma Laccoto, “è ormai un problema di non facile soluzione, a risentirne maggiormente sono i Pronto Soccorso e le strutture complesse di Ortopedia, Cardilogia e Pediatria; sicuramente, il numero chiuso a medicina non ha favorito il ricambio generazionale e, una classe politica che, negli anni passati, ha ridotto i finanziamenti alla sanità, ha contribuito a rendere la situazione quasi drammatica”. Far tornare la sanità pubblica a livelli accettabili, occorrono risorse per assumere personale e, soprattutto incentivi ai direttori di dipartimento. A tal proposito, Laccoto, afferma che “per la prima volta in Sicilia, si è agito in maniera pesante per cercare di tamponare la carenza di medici; le seicento borse di studio rappresentano una goccia di ossigeno per “rianimare” le situazioni più complicate”. Un emendamento che non risolve il problema ma crea un precedente.  L’intento secondo Laccoto, “è quello di portare nell’arco di tre anni, medici nei reparti più sottodimensionati”. Il parlamentare di Brolo (Messina) poi fa un excursus sui medici utilizzati durante la pandemia ai quali, era stato prospettato un canale preferenziale per poter essere strutturati all’interno dei nosocomi. Nel frattempo, sono stati prorogati i loro contratti in attesa che, dopo 18 mesi di utilizzo, possano essere stabilizzati. Il Presidente della Commissione Salute dichiara che, “il governo nazionale ha prorogato al 31 dicembre 2023 la possibilità di stabilizzare il personale sanitario, medici ed infermieri, che sono stati utilizzati durante il periodo della pandemia”, cosa diversa, “riguarda gli amministrativi che non potranno passare di ruolo, in quando manca la necessaria copertura finanziaria”. La commissione salute dell’Ars sta cercando di individuare una forma contrattuale che possa tornare utile allo scopo, magari adottando i progetti finalizzati, per incentivare i medici dell’emergenza a scegliere il pubblico piuttosto che il privato. Laccoto, proprio su questo aspetto, dichiara che, “se non si colma il divario economico tra personale impegnato nella sanità pubblica e quello utilizzato nella sanità privata, il divario aumenterà in maniera esponenziale entro i prossimi cinque anni”.

Tornando sul numero chiuso per l’accesso al corso di laurea in Medicina, Laccoto ritiene che “il blocco ha creato problemi anche nella medicina di base perché, i medici andati in quiescenza, non sono stati sostituiti proprio per carenza di personale”; ritiene che “tra i giovani desiderosi di fare il medico ai quali però, il numero chiuso ha sbarrato le porte, ce ne sono tantissimi i quali avrebbero potuto trovare la giusta strada diventando degli ottimi professionisti della sanità”. Altro grave problema è rappresentato dalla sanità territoriale; Laccoto parla del nuovo piano sanitario regionale triennale fermo ormai al 2009, periodo in cui lo stesso era Presidente della Commissione Sanità; elemento fondamentale del piano sanitario, dice Laccoto, è quello di assegnare un ruolo fondamentale alla medicina territoriale quindi, alla prevenzione. Ciò significa, non intasare il pronto soccorso con i codici bianchi ma, andare incontro alle persone meno giovani, ed effettuare l’assistenza domiciliare integrata”.  Su questo specifico intervento, Laccoto ammette che “sono stati commessi notevoli errori, pochi i controlli per cui, non si sa se l’assistenza è stata garantita, in maniera costante, a tutti soprattutto alle persone più fragili e agli anziani”. La mancanza di controlli è sinonimo di sperpero di denaro pubblico e, soprattutto, non consentire il raggiungimento di una normalità seppure apparente, a coloro che si trovato in una condizione di profondo disagio. Non vorremmo che succedesse la stessa cosa con gli ingenti fondi che il PNRR ha assegnato alla Sicilia, circa 800 milioni di euro, perché ciò significherebbe lasciare delle incompiute, delle cattedrali nel deserto, che non potranno mai più trovare la luce considerato che il 2026 segna la fine per spendere bene dette somme oltre che segnare una linea di demarcazione tra il passato ed il futuro. I siciliani non possono più aspettare che il mondo politico, continui a giocare sulla pelle di tanti cittadini che meritano strutture e personale altamente professionale e qualificato. Laccoto, su questo specifico argomento, dichiara che “la commissione salute dell’Ars, ha determinato la localizzazione delle strutture che dovranno ospitare le case di comunità, gli ospedali di comunità e le centrali operative territoriali, il problema però è trovare il personale che deve rendere operative dette strutture”. Una delle proposte presentate, prevede l’utilizzo dei medici di famiglia che potrebbero associarsi e svolgere prevenzione proprio nelle case di comunità; per far ciò occorre programmarlo per tempo, considerato che le strutture saranno operative non prima della fine del 2026. Ma anche qui, i problemi sembrano quasi insormontabili; qualcuno va dicendo che l’ex premier Draghi aveva accantonato delle somme proprio per sboccare i concorsi e reperire il personale sanitario. Di questi soldi però, nessun politico è sicuro che ci siano quindi, si andrà avanti appesantendo, ancora una volta, la sanità pubblica che finirà per implodere su ste stessa e lasciare strada libera alle grandi holding della sanità privata.

 

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