Messina, la beffa della zona Falcata: nuovo studio per la bonifica, ma esisteva già un piano approvato

Nessuno si è accorto che esisteva già un piano di caratterizzazione nella stessa area, approvato dagli organi competenti, a conclusione del quale, con la successiva progettazione di quattro lotti, aveva già ottenuto un primo finanziamento per la bonifica dell’area

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Giorno 12 luglio 2022 in una conferenza stampa presso la sede l’Autorità portuale di Messina viene presentato l’iter tecnico amministrativo del piano di caratterizzazione dell’area Falcata, commissionato dalla stessa Autorità Portuale di Messina. Si accerta che “Nella zona falcata l’inquinamento è adesso accertato, validato dall’Arpa e trasmesso alla Regione per far partire lo studio di fattibilità destinato ad appaltare la bonifica. Soltanto dopo si potranno quantificare le risorse necessarie per ripulire tutti gli ettari interessati a rischio cancerogeno. Oggi all’Autorità portuale la presentazione dell’analisi curata dal gruppo di lavoro composto dalla professoressa Candida Milone, coordinatore del progetto, dai docenti Concetta De Stefano e Giovanni Randazzo e dai collaboratori Gabriele Lando e Maria Francesca, entrambi professori, e dalle dottoresse Stefania Lanza e Maria Cascio. Il piano di indagini ambientali ha riguardato l’area che tocca l’ex inceneritore, i resti della Real Cittadella, ex cantiere Silmar, l’ex campo sportivo, l’ex cantiere Savena, i cantieri Palumbo e Rodriguez, l’ex Smeb ed ex Degassifica come le aree confinanti dell’Eurobunker, zona militare, autoparco e zona di competenza ferroviaria”.

Nella relazione si legge che: “La contaminazione è estesa a tutto il sito ed è congruente con le attività antropiche che negli anni si sono susseguite; i relitti presenti hanno contribuito alla contaminazione; i contaminanti di natura inorganica (metalli sono concentrati nello strato superficiale); quelli di natura organica (Ipa, Pcb, idrocarburi sono stati rilevati nel suolo profondo); la sorgente degli idrocarburi è localizzata nella zona dell’ex degassifica; le acque sotterranee a causa dell’ingresso dell’acqua di mare, dell’attività di degradazione anaerobica biomediata della sostanza organica e dalla presenza di solventi compatibili con l’attività di cantieristica navale”.

Il presidente dell’Autorità portuale Mario Mega precisa inoltre: “Lo Studio che ha realizzato l’Università di Messina conferma l’elevato rischio su quelle aree dove ricordo il piano regolatore del porto non prevede più aree industriali ma zone a verde e parchi, questo documento già trasmesso alla Regione e quando sarà approvato potremo procedere al primo vero studio di fattibilità per determinare le risorse destinate alla bonifica, la zona falcata nei decenni è stata rovinata in maniera indescrivibile, questo è un primo step per concretizzare i piani in programma”.  Ulteriormente, il rettore Salvatore Cuzzocrea ha sottolineato la sinergia con le istituzioni sulla strada del fare e non delle chiacchiere: “Capisco che questi atti creino nervosismo contro l’Ateneo e l’Autorità portuale, per venti anni si è parlato di zona falcata come bomba ecologica e si è solo parlato, questo è il primo studio innovativo mai realizzato, oggi è un momento storico”.

Nessuno si è accorto che esisteva già un piano di caratterizzazione nella stessa area, approvato dagli organi competenti, a conclusione del quale, con la successiva progettazione di quattro lotti, aveva già ottenuto un primo finanziamento per la bonifica dell’area con il primo lotto approvato e messo in gara nell’anno 2006. La gara per il piano di caratterizzazione e delle conseguenti progettazioni della bonifica fu affidata per gara alla società Cooprogetti di Gubbio, dal Comune di Messina attraverso l’ufficio Grandi Opere e Infrastrutture Strategiche, dell’Ufficio Programmi Complessi e del PRUSST 2000.

E’ veramente singolare che l’amministrazione produca un doppione di un piano di caratterizzazione già effettuato, approvato, certificato. Mettendo a confronto le aree investigate dall’autorità portuale (Fig. 1) e quelle del progetto Cooprogetti (Fig. 2) si nota come esse siano sovrapponibili con qualche esigua variazione. Inoltre la valutazione dello stato di inquinamento conferma quanto già monitorato dal piano di caratterizzazione Cooprogetti. Vi è comunque una sostanziale difformità assai preoccupante sulla situazione idrogeologica del sito. Infatti nel piano Cooprogetti viene certificata la presenza di una falda di acqua dolce in risalita, confermata dalle analisi in contradittorio con l’Arpa, mentre nella relazione prodotta dall’Autorità Portuale non vi è traccia di questa singolare situazione.

figura 1 area falcata messina
Figura 1
figura 2 area falcata messina
Figura 2

 

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