Migranti, scappare dalla fame per morire annegati: ma chi sono i veri carnefici?

Non bastano le poesie dopo i naufragi. Non bastano i post sui social con scritto "Amen" o "Rip".  Non basta gridare contro il governo. Perché quei migranti, quei neonati, quei bambini, quegli adolescenti morti potrebbero essere i nostri figli

StrettoWeb

Chi metterebbe su una barca carica di disperati i propri figli? Chi metterebbe a rischio la propria vita avventurandosi in mare per trovare fortuna – e pace – in un paese sconosciuto dove si parla una lingua che con si conosce? Solo chi si sente in pericolo, solo chi crede di non avere speranza. E comprendere questo, ma comprenderlo davvero senza retorica e senza facile populismo strappalacrime, è la chiave di tutto. Perché quanto accaduto a Cutro è una grande sconfitta. La sconfitta di uno Stato di diritto che, a causa di chi fa filosofia invece di fare politica, non è libero di fare ciò che dovrebbe, ovvero gestire con criterio il flusso di migranti.

L’imbarcazione affondata nel mare calabrese era partita cinque giorni fa dal porto di Izmir, in Turchia. A bordo vi erano migranti in arrivo da Iran, Afghanistan e Pakistan. Sulla stessa rotta, lo scorso anno, sono arrivati 87 mila migranti, disperati. Coloro che erano sulla barca della morte avrebbero avuto diritto di entrare in Europa come profughi, ma sono stati costretti a scegliere il viaggio della disperazione perché arrivati ufficialmente in Germania, dove erano diretti, li avrebbero rispediti indietro. Passare dall’Italia, dunque, era per loro l’unica soluzione plausibile.

L’unico modo per affrontare seriamente con umanità questa materia è fermare le partenze e su questo, sì, serve un’Europa che oltre a dichiarare la sua disponibilità agisca e in fretta, ed è la ragione per la quale oggi stesso ho inviato una lettera al Consiglio europeo e alla commissione europea per chiedere che venga immediatamente reso concreto quello che abbiamo discusso all’ultimo consiglio europeo“. Lo ha dichiarato il premier Giorgia Meloni intervistata da Bruno Vespa. E il punto è proprio l’Europa. E’ l’Europa, infatti, che dovrebbe fronteggiare i criminali che favoriscono il traffico di esseri umani.

I migranti che sbarcano indiscriminatamente sulle nostre coste sono né più né meno che vittime di tratta a mo’ di schiavi. Eppure nemmeno i bambini morti annegati tra la disperazione e la sofferenza fermano la speculazione politica su questi temi. Elly Schlein ha iniziato infatti col botto – che è più simile ad un tonfo, forse il primo di una lunga serie – il suo percorso alla guida del Pd, accusando il governo di avere i morti di Cutro sulla coscienza. Come se si possa davvero dare la colpa ad un qualsiasi governo, che sia esso di destra o di sinistra, di quanto accaduto in quelle acque ormai maledette, e non agli scafisti criminali (dopo il naufragio ne sono stati arrestati ben quattro) che mettono in pericolo la vita di gente disperata solo ed unicamente a scopo di lucro. Altro che missioni umanitarie. Tragedie simile accadono da sempre sulle nostre coste, alla faccia del colore del governo di turno.

Per amor di cronaca, tra l’altro, giova ricordare che il governo Meloni, dal suo insediamento ad ora, ha salvato 26.500 persone in mare, secondo i dati ufficiali del Viminale. Dunque ha seguito esattamente il percorso dei governi che lo hanno preceduto. E ora chiede solo ordine e ufficialità nei flussi migratori, per ridurre al minimo il rischio che i terribili fatti di Cutro accadano ancora.

Dal 2019 un migrante o rifugiato su 50 morto o disperso nel tentativo di raggiungere l’Europa in assenza di vie legali e sicure. Più di 8.000 persone su circa mezzo milione sono morte o rimaste disperse sulle rotte del Mediterraneo verso l’Europa, e tra coloro che sono arrivati in Europa, il 20% era costituito da bambini”. E’ questo lo ha dichiarato Save The Children, non di certo Giorgia Meloni. Quest’ultima chiede, di fatto, le fantomatiche vie legali e sicure di cui parla l’organizzazione umanitaria.

E allora non bastano le poesie dopo i naufragi. Non bastano i post sui social sotto i quali apporre la scritta “Amen” e le manine congiunte. Non basta gridare contro il governo, a prescindere da quale esso sia. Perché quei neonati, quei bambini, quegli adolescenti morti potrebbero essere i nostri figli. E lo sono, figli di tutti noi. Ed è quanto mai necessario capire che l’atto criminale è quello di stipare duecento persone su un barchino come fossero bestie da macello, e non quello di chiedere che l’Unione europea intervenga immediatamente per dare ordine ai flussi di migranti. Sono i viaggi della morte che devono essere fermati. E per contro bisogna favorire l’arrivo in Italia e in Europa dei profughi, ma in maniera legale, ordinate e controllata.

I colpevoli di questi omicidi annunciati sono i trafficanti di morte, ovvero gli scafisti e chi li appoggia. E sarebbe ora che il mondo politico la smettesse di fare speculazione a riguardo, usando il tema come cavallo di battaglia per le lotte tra partiti. Ci vogliono leggi concrete, decise e che possano frenare questa criminalità organizzata fatta passare per missione umanitaria.

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