Case green, l’Ue approva l’obbligo di ristrutturazione: obblighi e scadenze, tutte le INFO

Case green: il governo italiano promette battaglia, come già accaduto per la scadenza al 2035 per le auto elettriche

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Il Parlamento europeo ha infatti approvato, con 343 voti favorevoli, 216 voti contrari e 78 astenuti, la proposta di direttiva che prevede l’obbligo di realizzare interventi di efficientamento energetico su tutti gli immobili. Il testo, in particolare, prevede per gli edifici residenziali l’approdo alla classe energetica E entro il 2030 e la classe energetica D come obiettivo entro il 2033. Tra gli elementi di flessibilità aggiunti alla proposta iniziale spicca l’eliminazione delle sanzioni, che ogni Stato membro potrà decidere se prevedere o meno. Inoltre su un 15% del parco immobiliare gli Stati membri potranno decidere di applicare target ad hoc, con clausole speciali per gli edifici storici o di pregio, anche non ufficialmente protetti. Prevista anche una salvaguardia per gli affittuari, per stabilire che nessun lavoro di ristrutturazione potrà iniziare fino al termine dei contratti.

I dettagli:

Gli edifici della pubblica amministrazione dovranno raggiungere entro il 2027 la classe energetica E, invece che la F come prevede la proposta della Commissione europea; ed entro il 2030 la classe energetica D invece che la E. Gli Stati membri potranno esentare le case popolari dall’obbligo di ristrutturazione se tali lavori “non sarebbero neutri in termini di costi o comporterebbero aumenti dell’affitto per le persone che vivono in alloggi popolari”, si legge.

Fondo ad hoc, riduzione IVA e programmi di formazione

Arriva un nuovo Fondo ad hoc per le ristrutturazioni edilizie in chiave energetica, alimentato dal bilancio europeo, dalla Banca europeo per gli investimenti e dagli Stati membri; e la possibile riduzione dell’Iva su servizi e prodotti per le ristrutturazioni. Per raggiungere un numero sufficiente di professionisti addetti alle ristrutturazioni in chiave energetica gli Stati membri provvedono affinché siano messi a disposizione programmi di formazione.

Portato al 2027 il target zero emissioni

Anticipato di tre anni, dal 2030 al 2027, l’anno dopo il quale per “ristrutturazione profonda” (“deep renovation”) si intenderanno i lavori di ristrutturazione capaci di far diventare un edificio e emissioni zero. La modifica agisce sulla definizione di “deep renovation”.

Piano solare per gli edifici

Si prevede l’installazione di pannelli solari su tutti i nuovi edifici pubblici e non residenziali all’entrata in vigore delle nuove norme; entro il 31 dicembre 2026 su tutti gli edifici pubblici e non residenziali esistenti; entro il 31 dicembre 2028, su tutti i nuovi edifici residenziali e nei parcheggi con tetto; entro il 31 dicembre 2032 su tutti gli edifici esistenti sotto lavori di grande ristrutturazione. Previsto un obiettivo di 35 milioni di unità immobiliari ristrutturate entro il 2030 a livello di Unione.

Stop a caldaie a gas, nasce una nuova classe energetica

Vietato, dall’entrata in vigore della nuova direttiva Epbd, l’uso di caldaie a gas in edifici sotto ristrutturazione. I sistemi di riscaldamento ibridi, le caldaie certificate per il funzionamento con combustibili rinnovabili e altri sistemi tecnici per l’edilizia che non utilizzano esclusivamente combustibili fossili non sono considerati sistemi di riscaldamento fossili. Il tutto dovrà avvenire entro il 2035. La direttiva sottolinea che “gli Stati membri provvedono affinché le famiglie vulnerabili e a basso reddito ottengano un sostegno finanziario per gli attestati di prestazione energetica”.

Gli Stati membri possono definire una classe di prestazione energetica A+ per gli edifici che soddisfano tutte le seguenti condizioni: elevati standard di efficienza con fabbisogno energetico per riscaldamento, raffreddamento, ventilazione e acqua calda non superiore a 15 kWh/m2/anno; produzione di più kWh di energia rinnovabile in loco, sulla base di una media mensile; positività al carbonio per quanto riguarda il potenziale di riscaldamento globale del ciclo di vita dell’edificio, compresi i materiali da costruzione e gli impianti energetici durante la produzione, l’installazione, l’uso, la manutenzione e la demolizione.

Esenzione per stazioni elettriche e costruzioni ferroviarie

Gli Stati membri potranno decidere con riguardo agli obiettivi minimi di prestazione energetica, a depositi e stazioni di approvvigionamento infrastrutturale non residenziale, come stazioni di trasformazione, sottostazioni, impianti di controllo della pressione, costruzioni ferroviarie, nonché edifici di servizio con fabbisogno energetico e di riscaldamento o raffreddamento molto basso.

Obblighi di colonnine di ricarica elettrica, anche per e-bike e scooter

Nei nuovi edifici non residenziali e negli edifici non residenziali in fase di ristrutturazione importante gli Stati membri dovranno garantire l’installazione di almeno un punto di ricarica ogni cinque posti auto, anche per biciclette elettriche a pedalata assistita e altri tipi di veicoli di categoria L, come i motorini. Per gli edifici non residenziali con un numero minimo di posti auto dovrà essere garantita invece l’installazione di almeno un punto di ricarica ogni dieci posti auto.

Predisposizione di colonnine di ricarica anche negli edifici esistenti

Per quanto riguarda gli edifici residenziali esistenti con più di tre posti auto, gli Stati membri introducono misure per garantire l’installazione del precablaggio per ogni posto auto, in linea con il numero di veicoli leggeri elettrici a batteria immatricolati nei rispettivi territorio. Gli Stati membri potranno tuttavia adeguare i requisiti “per categorie specifiche di edifici residenziali e non residenziali per i quali il rispetto dei requisiti comporterebbe costi sproporzionati e non sarebbe economicamente fattibile né giustificabile o in cui le condizioni locali non giustificano il rispetto dei requisiti”. Per i proprietari e gli inquilini di edifici che non hanno la possibilità di installare un punto di ricarica nel loro luogo di residenza, gli Stati membri dovranno prevedere misure che consentano loro di richiedere l’installazione di un punto di ricarica accessibile al pubblico vicino al loro luogo di residenza. “Gli Stati membri prevedono le misure appropriate per gestire il numero di punti di ricarica accessibili al pubblico installati in funzione del numero di richieste pervenute all’interno delle stesse aree”, si legge.

Case green, la contrarietà del ministro Pichetto

La direttiva sulle Case green approvata in Parlamento europeo è insoddisfacente per l’Italia. Anche nel Trilogo, come fatto fino a oggi, continueremo a batterci a difesa dell’interesse nazionale”. Lo afferma il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto. “Non mettiamo in discussione – spiega il Ministro – gli obiettivi ambientali di decarbonizzazione e di riqualificazione del patrimonio edilizio, che restano fondamentali. Manca però in questo testo una seria presa in considerazione del contesto italiano, diverso da quello di altri Paesi europei per questioni storiche, di conformazione geografica, oltre che di una radicata visione della casa come ‘bene rifugio’ delle famiglie italiane. Individuare una quota di patrimonio edilizio esentabile per motivi di fattibilità economica è stato un passo doveroso e necessario, ma gli obiettivi temporali, specie per gli edifici residenziali esistenti, sono ad oggi non raggiungibili per il nostro Paese“, prosegue Pichetto. “Nessuno chiede trattamenti di favore, ma solo la presa di coscienza della realtà: con l’attuale testo si potrebbe prefigurare la sostanziale inapplicabilità della Direttiva, facendo venire meno l’obiettivo ‘green’ e creando anche distorsioni sul mercato. Forti anche della mozione approvata dal nostro Parlamento – conclude il responsabile del Mase – agiremo per un risultato negoziale che riconosca le ragioni italiane”.

Case green, Sofo (FDI): “direttiva insostenibile per il Sud”

“La direttiva sull’efficientamento energetico delle case approvato oggi dalla maggioranza del Parlamento europeo è l’ennesimo tentativo da parte dell’Unione Europea di prelevare dalle tasche dei cittadini le risorse necessarie per portare avanti l’agenda pseudoambientalista delle sinistre”. Così l’eurodeputato di Fratelli d’Italia, Vincenzo Sofo, ha commentato il voto di questa mattina al Parlamento europeo sulla direttiva sull’efficienza energetica. “Siamo tutti favorevoli infatti a tutelare il più possibile il nostro ambiente ma il progetto di transizione ecologica messo in campo dall’UE è totalmente scollegato dalla realtà sociale ed economica che stiamo vivendo. Immaginare di obbligare i cittadini europei, il 25% dei quali è a rischio povertà, a far fuori i propri risparmi o addirittura a indebitarsi per aumentare di qualche scalino la classe energetica della propria abitazione è pura follia, soprattutto considerato l’aumento dei prezzi delle materie prime. Se l’UE vuole far sì che si possa tutti vivere in case più ecologiche, sia lei a trovare le risorse finanziarie da dare agli europei per fare le ristrutturazioni poichè non si può chiedere a Stati come l’Italia di gonfiare ulteriormente il proprio debito pubblico per soddisfare le velleità di Bruxelles e poi magari in conseguenza di ciò chiedere politiche di austerity. Ricordo infatti che tale direttiva rischia di colpire in Italia circa un terzo delle case, gran parte delle quali nel Meridione, dunque senza incentivi ad hoc la conseguenza potrebbe essere aggravare la frattura tra Nord e Sud”, conclude Sofo.

Il Terzo Polo contro la direttiva

Sulle direttiva case green quel passo in più che avevamo chiesto non c’è stato, per questo come delegazione italiana del terzo polo ci siamo astenuti“. Così i deputati europei della delegazione italiana del Terzo Polo (Az-IV) Nicola Danti, vicepresidente di Renew Europe e Giosi Ferrandino.È mancata quell’elasticità, soprattutto sui tempi di attuazione della direttiva – spiegano in una nota- che ci auguriamo possa essere trovata più avanti in sede di trattive con il Consiglio. A differenza di chi ha voluto dire NO come la destra, per la loro battaglia ideologica contro l’Europa, noi crediamo che l’efficientamento energetico degli edifici sia fondamentale nella riduzione di emissioni di CO2. Crediamo anche che servano traguardi ambiziosi. Servono risorse per farlo, serve un fondo ad hoc, e su questo dobbiamo continuare a lavorare, da oggi ancora di più“.

La nota dei Conservatori europei

L’efficientamento energetico degli edifici è un obiettivo condivisibile ma non può essere perseguito sulla pelle dei cittadini“. Così in una nota il co-presidente del gruppo Ecr (Conservatori Europei) Nicola Procaccini, il capo delegazione di Fratelli d’Italia-Ecr, Carlo Fidanza e l’eurodeputato di FdI- Ecr Pietro Fiocchi componente della commissione Itre del Parlamento europeo hanno commentato il voto contrario espresso dalla delegazione FdI e dall’intero gruppo ECR. “Il testo approvato oggi detta tempi irragionevoli, non tiene conto delle differenze tra i vari stati membri e non fa chiarezza sugli stanziamenti previsti per sostenere questo percorso. In queste condizioni, si prospetta una vera e propria ‘patrimoniale mascherata’ ai danni dei cittadini che dovrebbero farsi carico di esborsi ingenti per ottemperare agli obblighi della direttiva. Il tutto ulteriormente peggiorato dal probabile aumento dei costi del materiale edilizio“. “Questo aggravio sarebbe ancora più pesante nel caso dell’Italia, che ha un patrimonio immobiliare dal grande valore storico e culturale. Per non parlare delle conseguenze come i rischi per il sistema bancario e il deturpamento di luoghi attrattivi dal punto di vista turistico. Durante il dibattito di ieri – aggiunge Pietro Fiocchi – il Commissario all’energia Kadri Simson ha accolto la mia richiesta di lavorare a un piano di misurazione del radon negli edifici privati. Il radon aumenta del 50% la probabilità di cancro ai polmoni e spingere verso la coibentazione senza intervenire sul radon rischia di causare danni alla salute dei cittadini“.

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