Ponte sullo Stretto, l’entusiasmo di Webuild: è la migliore in borsa per il 2° giorno consecutivo

Ponte sullo Stretto, Pietro Salini sottolinea l'importanza della grande opera dello Stretto per l'Italia nel mondo

StrettoWeb

Il rilancio del Ponte sullo Stretto è contagioso per l’entusiasmo che genera sulle prospettive di crescita e sviluppo del Paese. Webuild è il colosso delle costruzioni che ha già progettato – da capofila del contraente generale della Società Stretto di Messina, consorzio Eurolink, quando ancora si chiamava Impregilo – la grande opera dello Stretto con l’approvazione di quel progetto definitivo a campata unica che adesso il ministro Salvini chiede di aggiornare passando il prossimo anno alla fase esecutiva.

L’Amministratore delegato Pietro Salini, in un’intervista concessa oggi al Sole24Ore, ne parla chiaramente: “Il Ponte rappresenta il naturale collegamento di tutta l’Italia con l’alta velocità. In un paese in declino che fatica a proporre innovazione sul piano tecnologico e industriale, il ponte può rappresentare qualcosa di più di una semplice infrastruttura, può essere un’opera iconica capace di fare da volano all’Italia nel mondo”. Il Ponte, ovviamente, non c’è ancora nel piano di Webuild ma potrebbe entrarci presto. “In questi anni – ha aggiunto Salini – credo che quello che è cambiato in maniera radicale è la voglia delle persone di vivere meglio. E le infrastrutture rappresentano un fattore abilitante nel processo di miglioramento della qualità della vita. A questo si somma il fatto che le grandi opere hanno un effetto importante sul Pil e che rappresentano il presente e il futuro di tante persone. Hanno dei moltiplicatori enormi in termini di occupazione e di generazione di crescita. Oggi abbiamo dunque questa grande opportunità dei fondi del Pnrr e non va sprecata. Anche perché se ci guardiamo attorno sta avvenendo la stessa cosa in tutte le parti del mondo, basti pensare all’Australia che sta mettendo a terra un piano importantissimo in ottica di transizione e mobilità sostenibile“.

Webuild sta continuando a volare in borsa: dopo il +12% di ieri, oggi il titolo registra un altro +8% ed è di gran lunga il migliore di Piazza Affari. Su questo rally pesano soprattutto i risultati dei conti 2022 e un piano fino al 2025 sopra le attese. Da inizio 2023 i nuovi ordini, includendo i progetti per i quali Webuild è risultata migliore offerente, sono pari a circa 4,1 miliardi. Il cda proporrà all’assemblea degli azionisti la distribuzione di un dividendo unitario di 0,057 euro (in rialzo rispetto ai 0,055 euro dell’anno scorso). Per quanto riguarda il nuovo piano, la società stima per il 2025 ricavi in una forchetta tra 10,5 e 11,0 miliardi, un ebitda fino a 1,05 miliardi, una cassa netta positiva, la riduzione del debito lordo di 200-250 milioni e la distribuzione di cedole tra 160 e 170 milioni nel periodo 2023-25. I target del piano sono “significativamente superiori alle attese”, commentano gli analisti di Equita. Giudizio positivo anche da Intermonte, che parla di “risultati 2022 solidi” e di un “outlook 2023-2025 migliore delle attese”. “I risultati 2022 erano buoni e migliori del previsto – chiosa da parte sua Banca Akros – e gli obiettivi 2023 e 2025 implicano un ulteriore miglioramento”. Akros ha migliorato la raccomandazione sul titolo ad “accumulate” da “neutral” con target price portato a 2,4 euro da 2,2.

Il piano dell’azienda fino al 2025 è ambizioso ma di fatto già realizzato e che punta a oltre 10,5 miliardi di ricavi. Salini, nell’intervista, ha evidenziato i traguardi tagliati dal colosso delle costruzioni, proponendo anche una ricetta semplice contro la siccità. Nel 2012, quando è nata, Webuild aveva 2,3 miliardi di ricavi, ora mira ad arrivare a ridosso degli 11 miliardi nel 2025. “Abbiamo costruito un gruppo che è diventato un campione globale. La creazione di valore che abbiamo fatto e che faremo è frutto dell’impegno profuso in questi 10 anni di storia, di cui l’ultimo con la guerra e i due precedenti macchiati dal Covid. Nonostante questo abbiamo la certezza di poter traguardare gli 11 miliardi di ricavi a tre anni“. “Il 95% di quel target – aggiunge – è già realizzato grazie a ordini e lavori che abbiamo in casa. Tutto ciò è la conseguenza diretta dell’operazione di integrazione dell’australiana Clough, del completamento del turnaround della statunitense Lane, del contributo dei fondi del Pnrr e della riorganizzazione delle nostre linee di business. Sapere già cosa faremo ci permette di pianificare con cura il futuro e di poter essere più efficienti ed efficaci“.

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