Il ministro Roccella e la società regresso

"Io non ho affatto cambiato idea, è il mondo intorno a noi che si è ribaltato": perché difendere la libertà di donne e omosessuali non vuol dire approvare devianze come maternità surrogata e transizione sessuale

StrettoWeb

La scorsa settimana il ministro alla famiglia e alla natalità del governo Meloni, Eugenia Roccella, ha partecipato alla puntata di Porta a Porta sul divorzio. Bruno Vespa ha ricordato la storica militanza del ministro nel Partito Radicale e il forte impegno per le battaglie femministe di quegli anni, su tutti il divorzio e l’aborto, chiedendo poi a Roccella come mai avesse “cambiato idea”. In modo esemplare, il ministro ha risposto: “io non ho affatto cambiato idea, è il mondo intorno a noi che è cambiato e tutto si è capovolto. Io sono tuttora ovviamente favorevole all’aborto, al divorzio, alle pari opportunità femminili e anche di omosessuali, ci mancherebbe. Se non avessimo ottenuto quelle conquiste ci batteremmo ancora per averle, e ci battiamo con tutta la nostra area politica di centrodestra contro le follie islamiche e talebane che in Iran e Afghanistan costringono le donne e gli omosessuali a vivere sottomessi. Nessun cambio di idea, quindi. Quando noi facevamo quelle battaglie in Italia c’era ancora l’attenuante per l’omicida che agiva per delitto d’onore, le donne non avevano le sacrosante libertà che oggi abbiamo ottenuto e che dobbiamo difendere. Ma poi il mondo si è ribaltato, e quelle battaglie sono degenerate. Allo stesso modo con cui allora chiedevamo maggiori diritti per le donne, oggi viviamo in un mondo in cui bisogna tutelare la famiglia tradizionale che sembra essere diventata un’imbarazzante anomalia. Noi non abbiamo affatto cambiato idea, è la società che si è ribaltata”. Perfetta fotografia della realtà. L’unica contraddizione è invece quella della sinistra che in occidente predica diritti per donne e omosessuali, ma poi non contrasta il fanatismo islamico e i talebani.

Il vice Presidente della Camera Fabio Rampelli ieri – 19 marzo – ha fatto gli auguri a “tutti i papà consapevoli di non poterlo essere senza una mamma. Affermazione tutt’altro che banale di questi tempi perché c’è chi ha scambiato le persone per oggetti o animali o specie arboree e i bambini per puffi”. Apriti cielo: i cosiddetti progressisti hanno iniziato a sbraitare, come ha fatto Lucia Annunziata in diretta TV sempre con il ministro Roccella urlando un “cazzo” in una sorta di predicozzo sull’importanza della maternità surrogata.

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Il problema della sinistra (malata) di oggi è proprio quello di considerare omofobi e retrogradi coloro che, nel pieno rispetto dei diritti di tutti, si oppongono a quelle palesi devianze quali appunto la maternità surrogata o la possibilità per coppie omosessuali di crescere dei bambini. Non sono diritti, ma appunto devianze. Com’è una devianza il percorso di transizione sessuale cui vengono barbaramente accompagnati bambini che vivono i tormenti di quella che nella storia della crescita è sempre stata chiamata semplicemente adolescenza. Sono devianze malate che calpestano l’unico grande diritto individuale inalienabile da difendere, e cioè quello che ogni bambino possa crescere con una mamma e con un papà come la natura ha previsto. Non c’è nessuna contraddizione a difendere, tutelare e riconoscere ogni diritto sociale per gli omosessuali che non sia appunto la paternità e la maternità. Che non è un diritto. E’ un dono della natura. Gli omosessuali in occidente governano i Paesi e hanno ottenuto ogni tipo di parità nella condivisione e nel rispetto di tutti, ma mai potranno essere padri/madri perché in qualsiasi modo riescano ad averli, quei bambini non sono e non saranno mai loro figli. Si tratta solo di una pericolosa devianza che calpesta il diritto fondamentale dei minori, e che quindi va respinta senza per questo compromettere in alcun modo i sacrosanti diritti acquisiti da chi ha gusti sessuali diversi. Che restano comunque anomali. Che determinano un logico e naturale dispiacere nei genitori, come La Russa ha riconosciuto con coraggio e rispetto (anche in quel caso, apriti cielo!). E che non possono ribaltare la società pretendendo di far sentire anomali gli eterosessuali. Sono tantissimi gli omosessuali famosi, basti citare Platinette, Malgioglio e Spirlì, gay dichiarati che votano destra e riconoscono che la loro condizione sessuale è incompatibile con la paternità. E nella società comune sono tantissimi gli omosessuali che votano destra proprio in difesa di quei valori. Basta, quindi, retorica politica: nessuno vuole calpestare diritti acquisiti, se non proprio i fanatici della propaganda gender.

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Quando il Partito Comunista difendeva la famiglia tradizionale

Eppure nella storia il Partito Comunista era sempre stato in prima linea nella difesa della famiglia tradizionale, così come della sicurezza dei cittadini. Oggi anche la cultura politica della sinistra è degenerata. E il regresso della nostra società non è soltanto quello dei diritti. E’ lo stesso identico percorso che la nostra società ha intrapreso negli ultimi decenni in ogni ambito. Eloquente il tema del lavoro, dell’istruzione, della sanità.

Nel caso del lavoro, l’Italia ha vissuto anni di battaglie sindacali per raggiungere un adeguato livello di tutele per i lavoratori, spesso e volentieri in precedenza utilizzati come schiavi. Da quelle sacrosante battaglie, però, adesso siamo passati all’esagerazione opposta: spesso e volentieri sono proprio lavoratori e sindacati che bloccano il Paese, ricattano le aziende, impediscono la crescita e lo sviluppo, pretendono diritti senza dover rispettare doveri. E’ la stessa identica deriva che ha avuto la scuola: probabilmente era eccessivo far inginocchiare lo studente lavativo sui ceci, ma dieci minuti dietro la lavagna facevano soltanto crescere. Abbiamo preteso il 6 politico e oggi abbiamo orde di laureati che non sanno neanche scrivere in Italiano, nè hanno idea in che anno è nata l’Italia o c’è stata la Seconda Guerra Mondiale. Se una maestra da uno schiaffo a un bambino, oggi viene incriminata e arrestata per violenza su minori mentre qualche decennio fa i genitori chiedevano agli insegnanti di dare più schiaffi per trasmettere adeguata educazione ai propri figli. Figli che oggi infatti crescono maleducati e ignoranti, proprio per la deriva di una società in cui sono venuti meno tutti i punti di riferimento: è sempre più raro che alle spalle dei bambini ci sia una famiglia solida; la scuola non insegna nulla; i partiti con le attività culturali dei loro circoli giovanili non esistono più ed ecco che emergono generazioni di cerebrolesi, con qualche meritoria eccezione quasi sempre dovuta a famiglie sane che in questo degrado hanno il vantaggio di spiccare più facilmente. E che dire della sanità? In Italia era fondata sul medico di famiglia, che conosceva i propri pazienti, li curava in base alle indicazioni scientifiche e alle conoscenze approfondite. Oggi, invece, il medico di famiglia è soltanto un burocrate che – nei casi migliori, se è bravo – produce ricette. Si rincorre lo specialista di ogni micro organo, perdendo così la conoscenza complessiva del paziente con tutte le proprie uniche caratteristiche e alla fine i cittadini sono soli e abbandonati ai loro problemi.

Essere nostalgici di un Paese migliore non significa essere retrogradi, ma voler costruire il meglio per il futuro. Nei diritti, nella scuola, nella famiglia, nell’istruzione, nella sanità, nel lavoro. Ecco perchè oggi votano per i partiti di destra tante persone che nella storia hanno sempre votato a sinistra. Ecco perchè tanta gente che oggi si sente di destra, 50 o 100 anni fa sarebbe stata senza ombra di dubbio di sinistra. Non sono cambiati loro, è cambiato il mondo. Purtroppo non in meglio.

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