Reggina, importava vincere. E basta!

Reggina: dell'essere precisi, lucidi, letali, puliti, ieri non interessava un fico secco a nessuno. Dei "complimenti, ma prendetevi sti zero punti" si erano un po' tutti stufati

StrettoWeb

Non sappiamo se Perugia sarà caso isolato e fortuito. Ieri sera non importava. Non sappiamo se col Venezia si rivedranno vecchi fantasmi oppure un rilancio vero e proprio dopo quella che è stata definita “la partita della svolta”. Ieri sera non importava. Ad importare ieri sera, in casa Reggina, erano solo i punti, possibilmente una vittoria. Dell’essere precisi, lucidi, letali, puliti, ieri non interessava un fico secco a nessuno. Dei “complimenti, ma prendetevi sti zero punti” si erano un po’ tutti, francamente, stufati. “Alla fine contano i punti, di riffa o di raffa. Forse avremmo potuto fare meno bene alcune partite e vincere”, parola di Colombi.

Insomma, ieri serviva il “Culovic” di turno. O il “Culinho”, fate voi, visto che siamo in tema di oriundi. E’ arrivato Gori, non quello amaranto, ma quello del Perugia. E’ dispiaciuto vederlo scosso, in realtà, in lacrime dopo il cambio. Ma non bisogna fare gli ipocriti: i suoi due errori hanno spianato la strada a una Reggina che, dopo il passo avanti di Genova, ne aveva fatti altre tre indietro nel primo tempo di ieri sera. Però alla vigilia si parlava di “scossa”, di episodio fortuito. Una deviazione, un tocco casuale, una “scintilla” che potesse ribaltare la situazione. E’ arrivata parzialmente nel gol del pari ma, soprattutto, nel gol dell’1-2. Da lì si è rivista un’altra Reggina, più vicina a quella di Genova.

Di certo, dopo mesi e mesi di episodi contrari, per una volta la fortuna si è colorata d’amaranto. E’ un segnale, come Montalto l’anno scorso. Vincere il derby con mezzo tiro (rocambolesco, geniale) in porta. Da lì tutto cambiò. E non per niente Inzaghi e Canotto hanno parlato di “partita della svolta”. Ovvio, bisogna dare seguito, ma la gara di ieri è la dimostrazione che non tutte le avversarie si chiamano Cagliari e Genoa e che contro compagini alla portata si può vincere anche con gli episodi. Le classiche partite “brutte, sporche e cattive”, le classiche gare da giocare contro le squadre di Castori.

Ranieri diceva: “all’andata tutte vogliono giocare bene, qualcuno ci riesce, ma nel ritorno poi contano i punti”. E va bene che la Reggina ha chiesto a Inzaghi di giocar bene; e va bene pure che lui voglia vincere giocando bene, è sacrosanto ed è una strategia; e va bene pure che ci si ostini su una strada dopo averne persa qualcuna, ma poi alla fine contano i punti, appunto di riffa o di raffa, con “Culovic”, “Culinho”, Gori, deviazioni e chi volete voi. E’ la Serie B. E’ sempre stato così. Ieri importava quello. E basta!

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