Ponte sullo Stretto, Luigi Bosco: “non ha colore politico, anche la sinistra lo ha sempre voluto. I no sono solo una frangia di ambientalisti esasperati”

Ponte sullo Stretto, intervista a Luigi Bosco: una delle figure più autorevoli dell’ingegneria italiana con un grande impegno politico nel centrosinistra: ai microfoni di StrettoWeb fornisce una posizione molto rassicurante sulla grande opera dello Stretto

StrettoWeb

Luigi Bosco, 74 anni, è uno degli ingegneri più esperti della Sicilia, tra i massimi esperti italiani di ingegneria strutturale e antisismica da oltre 50 anni, è stato Presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Catania, Assessore ai lavori pubblici del Comune di Catania con il Sindaco Enzo Bianco (Pd) e anche Assessore alle Infrastrutture della Regione Sicilia nel governo guidato dal Presidente Rosario Crocetta (Pd).

Ai microfoni di StrettoWeb, l’ing. Bosco spiega cosa pensa del Ponte sullo Stretto: “quando si parla del Ponte bisogna tenere presenti le straordinarie potenzialità della Sicilia: la nostra isola è una terra straordinaria, baciata dal Signore per le grandi bellezze naturali, architettoniche, climatiche, eppure tutto questo non basta a renderlo un luogo virtuoso e attrattivo. Nonostante la grande bellezza dei luoghi, è in corso una drammatica fuga di cervelli: ogni anno dalla Sicilia vanno via 50 mila giovani, ed è un fatto di una gravità assoluta perché vanno a fare i neurochirurghi a Boston, gli ingegneri a Montecarlo, emigrano al Nord Italia o nel Nord Europa e così facendo arricchiscono gli altri territori”.

Questo è un fatto notorio, ma che c’entra con il Ponte?

C’entra eccome. Tutti sono bravi a dire che c’è la fuga dei cervelli, ma in pochi sanno rispondere alla domanda delle domande: cosa possiamo fare per migliorare la qualità della vita in Sicilia e trattenere i giovani? Ritengo che la prima cosa da fare sia quella di dotare la Sicilia di un sistema infrastrutturale completo, con strade, autostrade, ma anche dighe, acquedotti, porti, e contemporaneamente anche la madre di tutte le infrastrutture che è il Ponte sullo Stretto. Dico che è la madre di tutte le infrastrutture perché da sola consente una serie di opportunità indispensabili per far sviluppare tutte le altre infrastrutture e arricchire la Sicilia con una maggiore facilità di esportazione dei nostri prodotti agricoli di qualità e con un notevole incremento del turismo. Io sono andato a San Francisco per vedere il Golden Gate, e come me tanti altri. È chiaro che in molti verrebbero in Calabria e Sicilia per vedere questa grande opera dell’ingegno umano. I vantaggi del Ponte sono straordinari: prima di tutto deve essere chiaro che è l’unico modo per portare l’alta velocità ferroviaria in Sicilia. Senza Ponte, in Sicilia non può fisicamente mai esserci l’alta velocità. Ed è un punto chiave, perché il Mediterraneo è un grande snodo per le merci che passano intorno alla Sicilia. Con il Ponte, potremmo intercettarle in un nostro porto importante e, tramite la linea ferroviaria portarle al Nord Italia e in Europa con un grande vantaggio di tempi rispetto a quanto accade oggi, trasformando la Sicilia nell’hub strategico nel Mediterraneo”.

Quali altri vantaggi il Ponte darebbe a Calabria e Sicilia?

Da non sottovalutare le ricadute occupazionali. Il Ponte creerà moltissimi posti di lavoro, sia direttamente che indirettamente per l’indotto. E poi c’è il rilancio dell’immagine dell’identità siciliana nel mondo. Io credo che sia molto meglio parlare di una grande opera dell’ingegno che della cattura di Matteo Messina Denaro, che ci riporta sempre ad un’immagine stereotipata di una Sicilia come terra di mafia. Quando si realizza un’opera di così importante rilievo ingegneristico, molti giovani vengono attratti dalla passione di seguire gli studi dell’ingegneria strutturale e questo mi farebbe enormemente piacere da addetto ai lavori”.

Eppure c’è chi continua a dire di No.

Ma con quali contenuti? Alcuni parlano di sismicità e allontanamento delle coste, ma una struttura ad alto periodo di vibrazione, com’è il Ponte, com’è anche un alto grattacielo, non teme il terremoto. Il terremoto trasmette azioni modeste a una struttura di questo tipo. Queste strutture sono più sensibili al vento che ai terremoti. Il problema dell’allontanamento delle coste è stato già affrontato in fase di progettazione definitiva, tanto che è previsto un giunto che consentirebbe un’oscillazione di 8 metri: è un capolavoro dell’ingegneria. Per quanto riguarda il vento, che è certamente il punto più delicato, sono stati fatti tanti studi in diverse università nelle gallerie del vento, e alla fine si è arrivati alla formulazione di un progetto il cui modello è stato già utilizzato in altri ponti, che è un modello ad assetto variabile come quello delle ali di un aereo, che consente di minimizzare l’impatto del vento sul ponte. Ritengo che questo debba essere oggetto di verifiche particolari in fase di passaggio al progetto esecutivo, perché dall’approfondimento di questi studi si può capire in realtà quant’è l’entità numerica delle situazioni che si possono verificare in cui il ponte potrebbe, per alcune ore l’anno, non essere utilizzato. Ma parliamo di condizioni meteo avverse particolarmente estreme, in cui già succede che il traffico viene chiuso sui grandi viadotti e poi nello Stretto anche i traghetti si fermano quando soffia forte vento e il mare è in tempesta”.

I più attivi tra i contrari all’opera sono gli ambientalisti dei Verdi guidati da Bonelli.

Eppure il Ponte consentirebbe di dirottare milioni di passeggeri che oggi usano aerei e navi, ultra inquinanti, sugli ecologici treni. Questo consentirebbe un enorme beneficio per l’impatto ambientale. Invece l’assenza del Ponte determina un drammatico inquinamento, sia nello Stretto di Messina, ma soprattutto a Messina e Villa San Giovanni: è una grande opera ultra ecologica ed ecosostenibile”.

Ci sono anche i soliti benaltristi che continuano a dire che ci sono altre priorità.

E’ solo una scusa, con cui in passato hanno distratto i fondi per il Ponte altrove. E alla fine non hanno fatto il Ponte né le altre priorità. Eppure sono in corso i lavori per miriadi di cantieri volti ad ammodernare strade, ferrovie e collegamenti sia in Calabria che in Sicilia. Alcuni risultati li abbiamo già visti, altri li vedremo a breve, ma solo il Ponte innescherà quel percorso virtuoso di rilancio complessivo del Sud”.

Da un punto di vista prettamente ingegneristico, non si può negare che è una sfida senza precedenti con una campata unica di 3.300 metri.

Questo è lo stimolo più grande per realizzarlo. Quando fu costruito il Ponte di Brooklyn tra 1869 e 1883, si raggiunse una luce di 486 metri; successivamente sempre a New York tra il 1927 e il 1931 venne realizzato il Ponte George Washington sul fiume Hudson con la luce di 1.067 metri; poi tra il 1933 e il 1937 a San Francisco venne realizzato il celebre Golden Gate con 1.280 metri di campata centrale: in sostanza in 50 anni ci fu un incremento del 260%. Gli stessi tipi di salti avvengono oggi per i grattacieli: dal punto di vista scientifico e ingegneristico, fare un ponte a campata unica di 3.300 metri, con la dovuta prudenza, è possibile. Oggi l’attuale record è quello del Ponte dei Dardanelli inaugurato lo scorso anno in Turchia con una campata unica di 2.023 metri. Certamente in futuro nel mondo ci saranno ponti con una luce ben superiore anche a quella dello Stretto, ma se si continua ad insistere e davvero si fa il Ponte adesso, credo che prima di battere questo nostro record dovrebbe passare qualche decennio. In questo momento siamo in una fase storica in cui c’è la sensazione di una forte volontà politica di raggiungere l’obiettivo, forse solo nel 2010 eravamo stati così vicini ma poi tutto è sfumato”.

Allora fu stata la sinistra a bloccare la realizzazione della grande opera, ma perché c’è questa connotazione politica?

Il Ponte è un’opera che non ha colore politico. Come ha detto il nostro amico Enzo Siviero, tutti i ponti uniscono, tranne quello dello Stretto che non si sa perché riesce a dividere. Contro il Ponte sullo Stretto c’è solo una frangia ambientalista esasperata, persone che hanno modi di vedere la vita molto diversi rispetto ai nostri. Una cultura che rispettiamo, ma non condividiamo nel modo più assoluto. Mi piace ricordare che ben prima di Berlusconi, i primi passi per realizzare il Ponte sullo Stretto furono fatti dalla sinistra con Prodi e D’Alema presidenti del consiglio. Prodi credeva molto al discorso della logistica perché già allora aveva molti contatti con la Cina, sapeva la ricchezza che poteva venire dal potenziamento del sistema logistico Mediterraneo e siciliano. In quella legislatura è stato Ministro ai lavori pubblici Nerio Nesi, partigiano, del Partito dei Comunisti Italiani, che lavorò per realizzare il Ponte sullo Stretto. Parliamo della seconda metà degli anni ’90, non di ere geologiche fa. D’Alema approvò il Ponte con il CIPE. E in quegli anni il Ministro dell’Interno era il nostro concittadino catanese Enzo Bianco, un altro grande sostenitore del Ponte sullo Stretto”.

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