Arrestata la maestra Laura Bonafede, era ‘la donna’ di Messina Denaro

Per anni sarebbe stata la donna di Matteo Messina Denaro, mentre il marito sta scontando in carcere un ergastolo per aver commesso due efferati omicidi su ordine del boss

StrettoWeb

La rete di protezione di Matteo Messina Denaro sta cadendo pezzo dopo pezzo. Dopo la sospensione a tempo indeterminato dei giorni scorsi, per la maestra Laura Bonafede oggi sono scattate le manette. I carabinieri del Ros l’hanno arrestata per favoreggiamento e procurata inosservanza di pena, aggravati dall’aver agevolato Cosa nostra. La donna, giova ricordarlo, è figlia dello storico boss di Campobello di Mazara, Leonardo Bonafede.

Per anni sarebbe stata la donna di Messina Denaro e farebbe parte della rete di complici che ha protetto il capomafia durante la latitanza. L’inchiesta è stata coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia, dall’aggiunto Paolo Guido e dal pm della Dda Gianluca de Leo.

Laura Bonafede, la cui figura ambigua era emersa nel corso delle indagini sulla latitanza del padrino, è stata immortalata dalle videocamere del supermercato di Campobello mentre parlava con il boss. E’ accaduto solo due giorni prima dell’arresto di Messina Denaro. La donna avrebbe provveduto alle necessità di vita quotidiana del latitante. Gli avrebbe persino fatto la spesa per fargli avere rifornimenti temendo che potesse essere contagiato dal Covid e non potesse uscire. Non solo. Avrebbe condiviso con lui un linguaggio cifrato per tutelare l’identità di altri protagonisti della rete di protezione del boss e curato con maniacale attenzione la sua sicurezza.

La maestra era, secondo gli  investigatori, uno dei perni intorno al quale ha ruotato la clandestinità di Matteo Messina Denaro già a partire dalla metà degli anni ’90.

Laura Bonafede Messina Denaro

I Bonafede e Messina Denaro

Era cugina del geometra Andrea Bonafede che ha prestato l’identità al boss. Ma era cugina anche del dipendente comunale, anche lui col medesimo nome, che ha provveduto a fare avere al boss le ricette mediche necessarie alle terapie da affrontare per le cure del cancro. E infine, cugina anche di Emanuele Bonafede, uno dei vivandieri del padrino arrestato insieme alla moglie. La maestra è sposata con il mafioso ergastolano Salvatore Gentile, in cella per aver commesso due efferati omicidi su ordine proprio di Messina Denaro.

Indagata Martina Gentile

E infine, Laura Bonafede è la madre di Martina Gentile, la giovane tanto apprezzata dall’ex latitante, che ne decanta le lodi in un pizzino, descrivendola come la figlia che avrebbe voluto avere. Ora, anche lei è indagata.

Martina Gentile è indagata per favoreggiamento e procurata inosservanza di pena. La Procura aveva chiesto per la ragazza gli arresti domiciliari. Il gip ha però rigettato l’istanza per mancanza dei gravi indizi di colpevolezza pur stigmatizzando i comportamenti della giovane, legata al capomafia da un forte rapporto di affetto. Il boss, Martina e la madre avrebbero condiviso anche periodi di convivenza durante la latitanza di Messina Denaro.

I carabinieri del Ros dopo l’arresto del latitante, hanno trovato una lettera scritta da Martina al capomafia. La missiva svela, secondo il gip, “un affetto quasi filiale nei confronti di Messina Denaro, affetto, peraltro, intensamente contraccambiato da quest’ultimo, che apprezzava, soprattutto, l’adesione di Martina ai valori mafiosi del nonno Leonardo Bonafede mettendola a confronto con i differenti comportamenti della propria figlia naturale“.

Martina Gentile per il magistrato “ha certamente intrattenuto col latitante rapporti epistolari utilizzando gli stessi nomi convenzionali già contenuti nella corrispondenza tra la madre e il boss. Dunque, è stata certamente (almeno parzialmente) messa a conoscenza di tale ‘codice’ necessario per preservare la latitanza di quest’ultimo”.

Nonostante questo, per il magistrato, a carico della ragazza non risulterebbero condotte concrete di favoreggiamento. Dopo una lunga frequentazione col boss, la giovane non l’avrebbe infatti più visto. Accade solo una volta, per caso, il 21 dicembre 2022 (come racconta lei stessa in una lettera). In quell’occasione sarebbe rimasta all’oscuro della grave malattia di cui il capomafia soffre. Per il giudice inoltre è insufficiente, “anche per la sua indeterminatezza ed assenza di concretezza“, la generica disponibilità manifestata dalla ragazza al latitante con la frase, scritta in una lettera: “se posso fare qualcosa per te“.

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