Bimba di 9 anni violentata in Calabria, Occhiuto: “condanna ferma dalla Regione”

La piccola violentata da un migrante era ospite del Cara di Isola Capo Rizzuto insieme alla sua famiglia

StrettoWeb

Dopo la notizia dell’arresto di un 38enne, originario del Camerun, richiedente protezione internazionale e ospite al Cara di Isola Capo Rizzuto per violenza sessuale aggravata su una bambina di nove anni, le reazioni sono state numerose. La piccola era ospite del Centro insieme alla sua famiglia. A denunciare l’accaduto è stata la madre della vittima. A lei la piccola aveva raccontato degli abusi.

Occhiuto: “sgomenti per la violenza al Cara di Isola capo Rizzuto”

Lascia sgomenti l’episodio di violenza sessuale di cui sarebbe stata vittima una bimba di soli nove anni all‘interno del Cara di Isola Capo Rizzuto ad opera di un migrante del Camerun. Come istituzioni abbiamo il dovere di condannare fermamente la responsabilità di tali odiosi reati, e di cercare di fare ogni cosa per prevenire il ripetersi di questi indegni episodi.

I flussi migratori non possono creare disagi ai nostri territori, ed è necessario, come ripeto sempre, che l’accoglienza sia regolata. Le condizioni di sovraffollamento del Cara di Isola, ad esempio, sicuramente non agevolano una gestione ordinata. Per questo è indispensabile un’attenzione sempre più alta da parte dello Stato nella gestione delle migrazioni”. Lo afferma in una nota Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria.

Ferro, “il governo farà il possibile per la bimba abusata al Cara”

Una violenza raccapricciante, bestiale, quella di cui è stata vittima una bimba di soli nove anni all’interno del Cara di Isola Capo Rizzuto da parte di un migrante di 38 anni proveniente dal Camerun. Il governo farà tutto il possibile per dare sostegno alla piccola e alla sua mamma, il cui sogno di una vita migliore in Europa si è trasformata nel peggiore degli incubi“. È quanto afferma il sottosegretario all’Interno Wanda Ferro (Fdi).

Ringrazio la Squadra mobile della Questura di Crotone e i magistrati della Procura – prosegue – che sono riusciti in poco tempo ad individuare ed arrestare il responsabile, un richiedente protezione internazionale. Dopo un fatto così drammatico e doloroso non c’è spazio per le polemiche politiche. È però evidente che un modello di accoglienza che apre le porte a migliaia di persone che arrivano sulle nostre coste in maniera illegale non può garantire dignità né sicurezza innanzitutto ai migranti, in particolare a quelli più fragili.

Rafforzare strutture e strumenti per identificare chi arriva e accelerare i rimpatri di chi non ha titolo per restare legalmente in Italia è l’unico modo per garantire protezione a chi ne ha diritto attraverso canali sicuri e favorire l’immigrazione legale, l’unica che consente di costruire una reale integrazione attraverso la dignità del lavoro. La solidarietà non può essere uno slogan che si ferma davanti ai cancelli dei cara“.

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