Crisi Ryanair – Comiso: l’assurda condizione del trasporto aereo in Sicilia

Crisi Ryanair-Comiso: l’assurda condizione del trasporto aereo in Sicilia. Tra cartelli e monopoli di fatto, regna l’anarchia nel trasporto aereo siciliano

StrettoWeb

Che quello di Comiso non fosse un aeroporto dal futuro assicurato, si è sempre saputo; quello che è successo pochi giorni fa lo dimostra al di là di ogni ragionevole dubbio. Infatti, Ryanair, per motivi legati a contrasti con SAC, la società che gestisce gli aeroporti di Catania e Comiso, ha cancellato, all’improvviso, tutte le rotte da e per l’aeroporto ibleo, lasciandolo, in tal modo, nei guai.

Ryanair, infatti, copriva quasi integralmente l’offerta dell’aeroporto Pio La Torre, fatta eccezione per un volo da e per Forlì, operato dalla Gotofly (Aeroitalia) ma programmato dal 17 giugno al 23 settembre. Solo a cose fatte, la Regione, per bocca dello stesso governatore Schifani, ha annunciato l’incremento dell’offerta dallo scalo ragusano grazie alla stessa Aeroitalia, già a partire dal 15 maggio prossimo, con l’attivazione dei collegamenti da Comiso con Roma Fiumicino, Forlì e Bergamo.

Una “pezza” che non deve consolare più di tanto, di fronte ad una condizione degli scali aeroportuali siciliani che, grazie alla totale assenza di programmazione da parte della Regione, sconta decenni di improvvisazione.

Se è facile comprendere le difficoltà di Comiso, che deve dividere il suo bacino d’utenza con uno scalo “monstre” come Fontanarossa, occorre considerare che al livello regionale meno di 5 milioni di potenziali utenti hanno a disposizione la bellezza di 4 aeroporti.

Troppi per un bacino d’utenza così circoscritto, ma per la politica siciliana meglio far finta di niente. Anche se tutti sanno benissimo che gli aeroporti più periferici e peggio collegati (Comiso come Birgi), saranno costretti ad una stentata sopravvivenza, sperando nella benevolenza delle compagnie low-cost. Queste ultime godono quindi di una condizione di vantaggio, che consente loro di imporre le proprie richieste ai gestori degli scali: o si fa come diciamo noi, o vi lasciamo in braghe di tela.

Quello che è successo a Trapani Birgi in questi ultimi anni, con continui alti e bassi nel traffico passeggeri, è eloquente, nonchè speculare rispetto a quanto avviene a Comiso; con la differenza che in Sicilia occidentale è il Falcone-Borsellino a farla da padrone.

Lasciando lo scalo trapanese in balìa dei capricci delle compagnie low cost, anzi, sostanzialmente, dell’onnipresente Ryanair che, di fatto monopolizza l’offerta anche lì: per rendersene conto, basta dare un’occhiata al sito dell’aeroporto, gestito da Airgest.

Nella speranza, ovviamente, che gli irlandesi non si stufino e che la Regione non sia costretta (?) a sostituire un monopolio, quello di Ryanair, con un altro, quello di Aeroitalia. Compagnia, quest’ultima, accolta come il Messia dal governo regionale non più tardi di un paio di mesi fa. Con tanto di annuncio della fine del “cartello” che di fatto, si era instaurato tra le poche compagnie aeree operanti in Sicilia sulle tratte da e verso il continente. Con riferimento, nemmeno tanto velato, alla solita Ryanair e ad alla “compagnia di bandiera” ITA, accusata, quest’ultima, di scarsissimo riguardo verso 5 milioni di italiani.

Ma siccome le leggi del mercato sono implacabili, i “cartelli”, così come i monopòli, non li puoi certo fermare con gli annunci. E, chiunque ne sia il detentore, comportano una sola, inevitabile conseguenza: l’aumento dei prezzi per i consumatori. Ciò che si verifica regolarmente sotto le feste, a danno dei tanti emigrati che vogliono rientrare nell’isola per rivedere i loro cari. E che, con tutta probabilità, si verificherà ancora per molto tempo.

Infatti, il “cartello” che grava sulla Sicilia non è l’effetto di un complotto ai danni dei siciliani, perpetrato dagli oscuri gestori di fameliche compagnie aeree. E’ la naturale conseguenza dall’assenza di un vettore concorrente all’aereo, che rende quest’ultimo mezzo di trasporto l’unica scelta possibile per i collegamenti da e per il continente.

Manca in particolare, quello che è stata, in altri e più fortunati territori, l’Alta velocità ferroviaria. Un sistema che, a nord di Napoli, ha sottratto gli utenti dalla schiavitù dell’aereo, abbattendo le tariffe e sviluppando in maniera spettacolare la mobilità tra città come Roma e Milano. Incrementando il PIL del 8% in più, ogni anno, nelle città servite; cosa che alla Sicilia, ed a tutto il profondo sud italico, necessiterebbe come il pane.

Purtroppo, senza il collegamento stabile sullo Stretto, l’Alta Velocità è impensabile, ed i gestori delle compagnie aeree potranno dormire sonni tranquilli ancora a lungo. Almeno finchè le promesse riguardanti Ponte ed Alta velocità meridionale non si trasformeranno in solide realtà.

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