Quel ponte sul Danubio (il terzo) che fa sognare. E sullo Stretto restiamo a guardare…

A costruire il Brăila Danube Bridge sarà il medesimo consorzio che dovrà occuparsi del Ponte sullo Stretto: l'opera è imponente, come quella che sorgerà alle nostre latitudini

  • ponte romania Danubio
  • ponte romania Danubio
  • ponte romania Danubio
  • ponte romania Danubio
  • ponte romania Danubio
  • ponte romania Danubio
  • ponte romania Danubio
  • ponte romania Danubio
  • ponte romania Danubio
  • ponte romania Danubio
  • ponte romania Danubio
/
StrettoWeb

Le affascinanti immagini visibili nella gallery scorrevole in alto mostrano la posa del tappeto d’asfalto sul manto stradale di un ponte in Romania, il Brăila Danube Bridge. Le foto, postate nel gruppo Facebook Ponte, Infrastrutture, Sviluppo Sud, mostrano un’infrastruttura imponente e maestosa. Esattamente come dovrebbe essere, e come sarà, il Ponte sullo Stretto di Messina.

Il Brăila Danube Bridge “è il terzo ponte sul Danubio e il quinto in Europa in termini di lunghezza. Lungo in totale 1975 metri con campata centrale di 1120 metri e le due campate laterali sono lunghe 490 e 365 metri. L’impalcato è largo 31,50 metri con 4 corsie stradali, 2 corsie di emergenza e 2 percorsi ciclo pedonali. Il progetto è stato aggiudicato ad un consorzio formato da ASTALDI ora WEBUILD e la giapponese IHI (Ishikawajima – Harima Heavy Industries Co. Ltd“. Ovvero le medesime realtà presenti nel consorzio Eurolink per il Ponte sullo Stretto di Messina.

Il costo dell’infrastruttura è di 282 milioni di euro, di cui 106 milioni provenienti da fondi UE, da finanziamenti nazionali e investimenti privati.

Un’opera imponente, dunque, importante e indispensabile. Esattamente come il Ponte sullo Stretto di Messina. E chissà se anche in Romania, prima di costruirlo, ne hanno discusso per vent’anni e oltre. E chissà se anche lì c’è stata una fetta di opinione pubblica che si è messa ad avversare l’opera per partito preso e per pure motivazioni politiche. Magari senza comprendere quanto quel ponte potesse migliorare la qualità della vita nei territori interessati. Forse anche lì si sono opposti in molti. O forse meno rispetto a quanto sta accadendo qua, ma la verità, per dirla come l’architetto Gaetano Pesce, è che gli italiani non sanno più sognare.

E chissà che questo ponte non riesca, una volta ultimato, a far tornare i nostri connazionali a ciò che eravamo e a ciò che dobbiamo essere in futuro: un popolo operoso, positivo e propositivo. In barba al disfattismo dilagante degli ultimi decenni.

Condividi