Grazie di tutto, Reggina! E adesso Bolzano sia il punto di partenza…

Reggina, si è conclusa ieri sera a Bolzano una stagione straordinariamente positiva con il miracolo playoff centrato da una squadra su cui nessuno avrebbe scommesso un centesimo ad agosto

StrettoWeb

Dici Reggina, dici playoff per la A, dici docce gelate al 90′. E’ il destino amaranto agli spareggi, evidentemente (dal lontano 1989 la storia insegna che la fortuna non aiuta). Da una beffa all’altra, 12 anni dopo. Ieri Rigoni, oggi Casiraghi. Ma questa volta fa meno male. Sì, per tanti motivi. Oggi la Reggina doveva vincere. Ma in realtà, la sua vittoria (anzi le sue vittorie), l’ha ottenuta già da tempo. La prima un anno fa di questi tempi, quando si era pronti a scendere in piazza sul Corso Garibaldi al grido di “salviamo la Reggina“. Servì, allora. E il gol lo segnò tale Felice Saladini. L’altra, invece, la Reggina l’ha centrata venerdì scorso, ottenendo i playoff nonostante tutto quello che sappiamo e nonostante limiti della rosa. Non c’è vittoria più grande, infatti, di vedere esultare 15 mila persone per un gol al 94’…

Da oggi cominciano i bilanci, finalmente quelli definitivi. Perché si è detto tanto, troppo, spesso a sproposito. Da Reggio e da fuori Reggio. Ma se a Reggio quest’anno ci si è potuti anche incazzare, il merito va proprio a chi quel gol l’ha segnato un anno fa. Sempre Felice Saladini. L’attaccante che non ti aspetti. L’attaccante che ora, di gol, ne deve segnare un altro, il più importante di tutti, forse anche più di un anno fa: l’omologa del Tribunale. E’ il vero reset. E’ il vero anno zero. Poi viene tutto il resto. Quel “tutto il resto” che significa chiaramente – anche – Pippo Inzaghi.

Reggina, il nodo Inzaghi primo punto da sciogliere per ripartire

Che le parti siano distanti e ai ferri corti, è inutile che ce lo nascondiamo. Che la ferita si sia aperta quella notte di Reggina-Cagliari, pure. Così come, allo stesso modo, poteva essere gestita diversamente – in termini di comunicazione al gruppo squadra – quella decisione di non ricorrere al Coni maturata la notte dopo i due punti restituiti. Inesperienza. Ci può stare. Dai meriti a Felice Saladini e al suo gruppo ai demeriti e agli errori di chi comunque, in questo primo anno, ha fatto più cose buone che cattive. La gestione, quella gestione. Proprio quella Inzaghi. Si aspettava maggior supporto nei momenti di difficoltà, va detto. E ha sfogato, forse, nel momento peggiore, nel post Reggina-Ascoli, quando negli spogliatoi non ha voluto altro che i suoi ragazzi e il suo staff.

Quando prendi Inzaghi prendi tutto il “pacchetto Inzaghi“. Grande autostima, grandi pretese, grande potenza mediatica, grande personalità, zero voglia di accontentarsi. E’ un ambizioso. Si sapeva. E uno come lui si “accontenta” solo il primo anno (anzi i primi sei mesi) di una società nuova che si deve risistemare. Poi vuole puntare in alto, vuole rialzarsi. E, se non si alza l’asticella, sbatte la porta e va. E’ l’Antonio Conte della Serie B, non ha nulla da perdere. Le offerte non mancano. Certo, poi si potrebbe fare una riflessione su quante, almeno in Serie B, possano permettersi il suo contratto attuale. E anche in quante altre città la sua famiglia – amante del mare – si possa trovare bene come fatto qui (sinceramente e non per “facciata”).

Non è il momento però, oggi, di parlare di futuro o lanciare indiscrezioni. Oggi è il momento dei bilanci e, per quanto concerne la società, quello di fermarsi, riposare, ricaricare le pile e poi ripartire. Non dimentichiamo che Inzaghi ha altri due anni di contratto e che, a prescindere da offerte o intenzioni, quello deve rispettare e per questo la prima parola da dare è alla società, con cui si siederà a tavolo per discutere di futuro. Se si alzerà l’asticella, le probabilità che rimanga possono ancora rimanere accese. In caso contrario, benservito. E vissero tutti felici e contenti.

Reggina, l’orgoglio del primo anno di una nuova storia

Tornando alla società, questa deve sentirsi orgogliosa del traguardo centrato al primo anno di vita. Deve sentirsi orgogliosa di aver infiammato la piazza con la carta vincente estiva Inzaghi. Deve sentirsi orgogliosa di aver portato – non senza difficoltà, sofferenze e logoramenti vari – la Figc a modificare gli articoli di una norma statale di cui si è avvalsa, respingendo gli attacchi come un portiere qualunque. E, dopo l’omologa, si riparte. Si riparte con la consapevolezza che quest’anno, in cui si è visto il meglio ed il peggio, è servito per crescere, per “farsi le ossa”.

Ricordiamo il Frosinone che l’anno scorso non centrò i playoff all’ultima giornata. Ricordiamo la Reggina conquistare la sua prima Serie A dopo quattro sofferti anni consecutivi in serie B. Ricordiamo anche quella che – quattro anni fa – la città salutò con il super gol di Ungaro e con la sconfitta di Catania. Anche quei playoff assaporati in modo amaro furono la base per la marcia trionfale dell’anno successivo. Non sempre le sconfitte sono pagine brutte. Possono diventare nuovi inizi, ripartenze che, storicamente, alla Reggina hanno permesso di andare a segnare i gol più importanti. Proprio come Canotto quando parte in velocità. E quando segna, sia chiaro. Come venerdì scorso. Alla società, in fondo, basta lavorare per emozioni come quelle…

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