Pontis Utilitas Summa

Simplicio, Salviati e Sagredo discutono del Ponte sullo Stretto nel Dialogo sui Massimi Sistemi di Galileo

StrettoWeb

Nell’incantevole Arena dello Stretto a Reggio Calabria, un pomeriggio come tanti altri si trasforma in un evento storico. Tre celebri personaggi, risvegliati dal sonno di quasi quattrocento anni, fanno la loro comparsa. Sono Simplicio, Salviati e Sagredo, i protagonisti del “Dialogo sui Massimi Sistemi del Mondo” scritto da Galileo Galilei nel 1632.

Davanti a una folla in attesa, si preparano a discutere un argomento che potrebbe sembrare fuori dal loro tempo: la costruzione di un Ponte sullo Stretto di Messina.

Simplicio, con la sua testardaggine burbera e tradizionalista, esordisce: “Non vedete, o miei compagni, i pericoli che tale costruzione comporterebbe? Le tempeste potrebbero distruggerlo, i terremoti potrebbero farlo crollare, e le navi potrebbero urtarlo. Ricordo quando costruirono il primo ponte nel mio paese natale. Era un piccolo ponte di legno, niente di paragonabile a quello che proponete. Ma quando fu completato, il vecchio mugnaio si rifiutò di attraversarlo. Diceva che preferiva il suo vecchio sentiero lungo il fiume. Nonostante le risate e le prese in giro, non cambiò mai idea. Forse aveva paura del nuovo, o forse semplicemente amava il suo vecchio sentiero. Ma mi ha insegnato che non tutti vedono il costruire come un bene.” E poi conclude con una domanda che è una sfida: “Non è forse meglio lasciare le cose come stanno?

Salviati, colto, saggio e ottimista incallito, risponde: “Simplicio, i tuoi timori sono infondati. Un ponte può unire le due sponde, facilitare il commercio, e portare prosperità. Non dobbiamo temere il progresso, ma accoglierlo. Una volta”, continua Salviati, “ho visitato un piccolo villaggio di montagna che era diviso da un profondo burrone. Per anni, gli abitanti avevano dovuto fare un lungo giro per attraversarlo. Poi un giorno, decisero di costruire un ponte. Ci vollero anni, e ci furono molti problemi lungo il cammino. Ma quando il ponte fu completato, la vita nel villaggio cambiò per sempre. Il commercio fiorì, le persone si spostarono da un lato all’altro del burrone, e il villaggio divenne più prospero che mai“.

Sagredo, l’osservatore neutrale, interviene: “Grazie a entrambi. Mi sembra che abbiate argomenti validi. Ma dobbiamo pesare i rischi contro i benefici. Simplicio, hai altri problemi da elencare?

E così continua il dialogo, con Simplicio che elenca i problemi, uno dopo l’altro, con una passione che non conosce limiti. “E se il ponte dovesse crollare sotto il peso del traffico?” esclama, gesticolando con enfasi. “E se dovesse diventare un bersaglio per i terroristi o i nemici dello Stato?

Salviati, tuttavia, non si lascia intimidire. Risponde con calma e sicurezza, elencando i vantaggi con la stessa passione. “Un ponte può permettere un flusso costante di merci tra le due sponde,” dice. “Potrebbe diventare un simbolo di unità e progresso, un monumento alla nostra ingegneria e alla nostra audacia. È un simbolo per un futuro dove le speranze diventino realtà!

Temete forse che il ponte non possa resistere alle tempeste?“, prosegue Salviati, come rivolgendosi alla folla. “Ricordatevi, miei cari, che l’ingegno umano ha già trovato soluzioni a tali sfide. In tutto il mondo, ponti resistono alle intemperie grazie a materiali e strutture studiati appositamente, e sistemi che permettono di prevedere e mitigare gli effetti delle condizioni avverse“.

Temi forse il rischio sismico?” si rivolge ora direttamente a Simplicio. “Anche a questo l’ingegno umano ha trovato risposta, con dispositivi di smorzamento e isolatori sismici. E la sicurezza del traffico marittimo? Usiamo il radar, luci di navigazione, boe, e così via. E quanto all’impatto ambientale, ai costi, alla sostenibilità… sono tutti problemi che possiamo risolvere, e che in molti casi abbiamo già risolto. Ricordiamoci che l’ingegno umano è capace di grandi cose. Non è forse la paura, più che la realtà, a fermarci?

Simplicio davanti a quelle parole diventa color porpora e a stento si trattiene dal picchiare Salviati con la sua penna d’oca del XVII secolo. Sagredo interviene con una occhiataccia a Salviati, e fra i mugugni del pubblico gli impone di mantenere il rispetto per il suo interlocutore. “Questo dibattito è come un fiume. Ha le sue correnti e le sue rapide, e a volte può sembrare che stiamo andando controcorrente. Ma se riusciamo a navigare con saggezza, possiamo raggiungere il mare della verità”.

Simplicio, rassicurato dal fatto di non essere lasciato solo, inizia a parlare con calma ma con fermezza. “Parli di progresso e connessione. Ma non consideri che potrebbe esserci un aumento del traffico stradale e problemi di congestione, sia sul Ponte che ai suoi ingressi. Sei sicuro che le comunità ora ai due lati dello Stretto saranno pronte a vivere molto più vicine fra di loro, e tollereranno l’inevitabile traffico, rumore, inquinamento?“.

Si volta allora verso la folla, e pesa le sue parole: “Un ponte è come un matrimonio. Unisce due parti, ma porta con sé anche responsabilità e sfide. E come in un matrimonio, se non si è preparati a gestire queste sfide, le cose possono andare storte”.

Salviati approfitta della pausa per rispondere a tono: “Un ponte è come un libro. Ci permette di attraversare le barriere, di raggiungere nuovi mondi. E come un libro, un ponte richiede lavoro e dedizione per essere costruito. Ma una volta completato, le ricompense sono immense!

Non si è mai visto” – prosegue poi Simplicio dopo un sonoro sospiro – “che un incremento delle attività economiche e turistiche non metta pressione sulle risorse ambientali. Specie quando i turisti arriveranno in massa, tutti insieme come già adesso con i traghetti, più naturalmente i curiosi che vorranno esperire l’ebbrezza del Ponte. Fermeremo il traffico? Ma lo sai che confusione quasi tutto l’anno al Traforo del San Gottardo, e del…

Sì, lo so benissimo” interrompe un Salviati cui tutti sentono digrignare i denti. “Ma nessuno oggi si sognerebbe di interrompere quei collegamenti!

…e del Monte Bianco?” continua Simplicio come se niente fosse. “E non ho neanche menzionato l’inevitabile innalzarsi dei costi, per cui i 6 miliardi di euro di oggi saranno almeno 30 a fine opera! Ma perché lanciarci in questa avventura di cui non conosciamo se a lieto fine?

Sagredo, finalmente, cerca di mediare tra i due, cercando di mantenere un equilibrio tra le loro opinioni contrastanti. “Sono soddisfatto del contributo di entrambi” dice, cercando di calmare gli animi. “Mi ricordate quando vidi due formiche che cercavano di trasportare un grosso pezzo di cibo verso il loro formicaio. Una formica voleva andare in una direzione, l’altra in un’altra direzione. Lottarono per un po’, ma alla fine si resero conto che se avessero lavorato insieme, avrebbero potuto trasportare il cibo molto più facilmente“.

Sagredo si avvia piano piano dal lato del mare, pensieroso. “Questo mi ha insegnato che a volte, anche se abbiamo opinioni diverse, dobbiamo lavorare insieme per raggiungere i nostri obiettivi. Fatemi considerare sia i rischi che i benefici“, dice, sedendosi, lo sguardo rivolto lontano dal pubblico. Anche Salviati e Simplicio si ritirano ai lati dell’Arena, come boxeur alle fine di un match. La folla cade in un assoluto silenzio.

Dopo qualche tempo Sagredo si alza e proclama: “Non possiamo permettere che la paura ci impedisca di progredire, ma allo stesso tempo dobbiamo essere consapevoli dei possibili pericoli“, dice. “Amici miei, abbiamo discusso a lungo. Ora è il momento di decidere“. E qui fa una interruzione di grande effetto.

Secondo me“, dice infine, “ci sono troppi Ponti e troppi Tunnel nel mondo perché questo di Messina non possa essere realizzato anch’esso. Che la costruzione del ponte proceda. Ogni problema ha una soluzione! I vantaggi superano i rischi! Abbiamo fiducia in noi stessi!!

La folla applaude. E come per magia, all’orizzonte sullo Stretto, contro i bagliori del tramonto appare l’immagine di un Ponte, che unisce le due sponde…

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