Le fiumare di Reggio e della Calabria erano davvero navigabili? Tutte le ipotesi nell’incontro con l’ing. Diego Quattrone

Domani a Reggio Calabria l'incontro "Fiumare navigabili a Reggio Calabria ed escatologia Platonica"

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Secondo molte fonti storiche, le fiumare calabresi e in modo particolare quelle di Reggio Calabria in passato erano navigabili. Già Eratostene nel 300 a.C. e poi Strabone nel I secolo a.C. riportano che le fiumare della Locride erano navigabili, al punto che fungevano addirittura da via di comunicazione verso l’interno. Successivamente i portolani redatti da Arabi segnalano le varie fiumare come approdi sicuri al riparo dalle tempeste. Anche a Reggio città la situazione doveva essere simile: Bario ed altri autori riportano che il Calopinace ed il Sant’Agata erano navigabili a tratti.

Ma come viene spiegato tutto questo dal punto di vista scientifico? Spesso si ipotizza che in passato la piovosità fosse maggiore, e che il maggiore imboschimento delle montagne del reggino regolarizzasse il flusso delle fiumare. Ma questa spiegazione non è sostenibile: il bacino idrico delle nostre fiumare è troppo modesto per generare un flusso sufficiente per la navigazione. Ed allora qual è la verità?

Leggendo i testi antichi si intuisce che in realtà in passato la situazione doveva essere molto rispetto ad oggi: le fiumare probabilmente erano una sorta di fiordi dentro i quali il mare si inoltrava all’interno. Tuttavia questo non basta a sbrogliare la matassa: l’ing. Diego Quattrone, domani relazionerà a Reggio Calabria su questo argomento, in un dibattito intitolato “Fiumare navigabili a Reggio Calabria ed escatologia Platonica” che si svolgerà presso Spazio Open (via Filippini) alle 18:30. In questo dibattito si tratterà anche  l’ipotesi che un gigantesco tsunami abbia spiazzato via un precedente letto alluvionale, che si è riformato nel corso degli ultimi millenni.

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