Suicidi in divisa, nuovo caso in Calabria: una mattanza a cui occorre porre fine

In una regione come la Calabria, "con turni di lavoro estenuanti, si dimentica troppo spesso che dietro ogni difensore della legge c'è una persona e non un robot"

StrettoWeb

Ancora un suicidio in polizia. Ancora la nostra regione protagonista di questa mattanza che non può più essere sottaciuta. A nessuno importa veramente del benessere lavorativo e psicologico di poliziotti, carabinieri, finanzieri, penitenziari e militari. In una terra come la nostra dove donne e uomini in divisa sono impegnati ogni giorno contro la ‘ndrangheta, la criminalità e la continua emergenza sbarchi dei migranti, spesso con turni di lavoro estenuanti, si dimentica troppo spesso che dietro ogni difensore della legge c’è una persona e non un robot“.

E’ questo il grido di dolore di Ottavio Spinella, Segretario Generale Regionale del Silp Cgil, il sindacato di polizia della Cgil.

Sono storie – prosegue Spinella in una nota – che raccontano di problemi familiari e di difficoltà economiche quali cause scatenanti. I vertici delle forze di polizia hanno sottovalutato per anni questo problema. Qualcosa è stato fatto negli ultimi anni, ma molto resta ancora da fare“.

Come sindacato siamo impegnati per contrastare questo fenomeno, i dirigenti sindacali di categoria e delle Camere del Lavoro sono a disposizione di lavoratrici e lavoratori in divisa in tutta Italia per una reale politica di ascolto e dialogo. Ma non basta. Serve un impegno serio della politica e delle amministrazioni. Siamo pronti a iniziative anche clamorose sul tema dei suicidi se sarà necessario“, conclude la nota.

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