Zombie alcolizzati sul Lungomare, l’esperta a StrettoWeb: “situazione molto più grave, coinvolti anche 13enni. Locali hanno ruolo fondamentale, e io lancio un’idea…”

Reggio Calabria, intervista a Dominella Quagliata: l'esperta psicologa e psicoterapeuta fa il punto della situazione su quello che sta succedendo in città e lancia un'idea molto accattivante per i gestori dei locali

StrettoWeb

L’argomento è di grande importanza e da due giorni sta alimentando il dibattito della città: l’inquietante risveglio di domenica mattina sul Lungomare, con decine di minorenni riversi in catalessi sulle panchine tra chiazze di vomito, ha sollevato il serio problema dell’alcolismo dilagante e incontrollato tra i giovani della città. Già lo scorso anno era accaduto di evidenziare numerosi episodi di criticità, con maxi risse e problemi sempre legati al consumo di alcool. Adesso la stagione deve ancora iniziare e lo scenario è reso ancor più drammatico dall’età dei ragazzini coinvolti, tra 15 e 16 anni. Ma c’è anche di peggio. “Molti avevano appena 13 anni“, confida ai microfoni di StrettoWeb Dominella Quagliata, esperta psicologa e psicoterapeuta, Presidente nazionale del sindacato degli psicologi liberi professionisti, a cui ci siamo rivolti per approfondire la questione sotto l’aspetto scientifico.

Con la dott.ssa Quagliata ricostruiamo quanto accaduto nella notte tra sabato e domenica, quando “c’erano due feste per la fine della scuola. La cosa più grave è che nel biglietto fosse compreso il drink, un cocktail che però non era analcolico. I biglietti per queste feste sono stati venduti nell’ambito dell’organizzazione scolastica, ovviamente non dalla scuola, ma tra i ragazzi nelle scuole. E questo è ancora più grave“.

Eppure c’è qualcuno che sostiene che è tutto normale, che una sbronza da giovani ce la siamo presa tutti.

E’ scientificamente dimostrato che l’alcool assunto sotto i 18 anni è gravemente dannoso per la salute. A quell’età l’organismo non è ancora completamente sviluppato quindi l’alcool può compromettere la sana crescita dell’organismo. C’è una norma che vieta la somministrazione di alcool ai minorenni e in questo caso l’aspetto giuridico segue quello scientifico, tra l’altro acclarato da tutta la comunità scientifica. Non c’è alcun dibattito su questo, non c’è nessuno che ritiene che forse l’alcool non faccia male. E’ qualcosa di assodato“.

Però se c’è la norma e poi succedono queste cose, significa che viene elusa facilmente.

Infatti è proprio così. Il rispetto della norma è solo formale. Per vendere gli alcolici dovrebbe essere chiesta, e controllata, la carta d’identità, ma i ragazzini stessi testimoniano che eludere i controlli è molto semplice. Se i minorenni acquistano in ambiente scolastico il biglietto che prevede il drink… Possono persino acquistare un tavolo con tanto di bottiglie di super alcolici incluse nel prezzo, pagando cifre più elevate.

Eppure ci sono molti gestori dei locali e professionisti esemplari, che i controlli li fanno eccome.

Fortunatamente sono la maggioranza. In modo particolare i professionisti del settore sono molto seri e rigidi, c’è il barman Marco Pistone che è storicamente molto impegnato su questo. Evidentemente però, ci sono anche persone meno informate sugli effetti drammatici che l’alcool determina sulla salute dei ragazzini, e quindi preferiscono facili guadagni magari chiudendo un occhio…

Però in questo modo il rischio è che ci rimetta tutta la categoria, almeno dal punto di vista dell’immagine.

No, non solo dal punto di vista dell’immagine. Questi incoscienti non si rendono conto che se continuano così arriveremo alla tragedia, al dramma. Se un ragazzino dovesse andare in coma etilico, condizione già sfiorata in città, e poi addirittura morire, magari ci pentiremo tutti e le leggi saranno più rigide: a mali estremi, estremi rimedi. Magari ci saranno controlli a tappeto, magari ci saranno genitori scandalizzati che cadranno dal pero e smetteranno di far uscire i loro figli, magari ci sarà una legge che renderà l’alcool illegale per una più ampia fascia d’età. E poi, per la brama di vendere ai minorenni illegalmente, andrà a finire che non potranno più vendere regolarmente a molte più persone“.

Eppure nel 2023 dovremmo avere una maggiore consapevolezza dei rischi dell’alcool.

Nella minore età i danni provocati dall’assunzione di alcool non sono un rischio, ma una certezza. Credo che il punto sia proprio quello degli esercenti delle attività commerciali. Se il titolare di un locale vuole garantire il suo buon nome e l’autorevolezza del suo esercizio commerciale, dovrebbe lui stesso fare dei controlli andando a chiedere la carta d’identità non solo a tutti i ragazzi che acquistano l’alcool, ma anche a quelli che bevono nel proprio locale. Basterebbe poco, qualche controllo a campione, per fare da deterrente. I ragazzini capirebbero subito. Il punto è se i nostri esercenti hanno la maturità di arrivare a questo“.

Qualcuno parla di bigottismo di fronte all’indignazione per quanto accaduto.

No, non bisogna confondere le regole con il bigottismo. Anche gli adulti sani, i genitori per bene, sono consapevoli che i ragazzi si devono divertire. Ben venga uscire, ben venga fare tardi, andare in discoteca. Ma bisogna divertirsi in modo sano: ballare, giocare, stare in compagnia. Non bisogna bere, non bisogna drogarsi, non bisogna fumare. Qui il problema è molto più grave, l’ho accennato prima. Non stiamo parlando solo di 15-16 enni, ma anche di 14enni, addirittura di numerosi 13 enni“.

Se sono coinvolti 13enni, il problema è molto più grave non solo per l’alcool ma per tutto il contesto.

Esatto, alle feste di sabato c’erano anche i ragazzini di terza media insieme a quelli di quinto superiore. A 13 anni non puoi partecipare ad una festa con 18-19enni, diventa tutto deviato. Nessuno vieta le feste ai 13enni, noi le facevamo a casa a quell’età ma i tempi cambiano e adesso che le facciano nei locali vivaddio. Ma tra coetanei, al massimo tra 13 e 15 anni, non con i 18-19 enni. Tra 13 e 18 anni c’è un abisso, non possono conciliarsi insieme“.

Come si può gestire questa situazione per superare le criticità?

Noi come adulti dobbiamo dare indicazioni. I minorenni devono sempre avere un’estensione dei genitori, ovunque vadano. A scuola c’è la scuola, appunto, con tutta la sua struttura, i dirigenti, gli insegnanti, il personale. Se fanno sport c’è la società, anche lì con i dirigenti, gli allenatori, il personale. Se fanno musica c’è l’istruttore, se fanno le escursioni ci sono le guide. E se noi mandiamo i nostri figli nei locali, in discoteca, nei lidi, nei pub, chi è l’estensione dell’adulto se non l’esercente? Deve essere l’esercente a garantire il controllo e il rispetto delle regole, dando serenità ai genitori. Impensabile che si trasformi proprio nell’orco cattivo…

E’ possibile realizzare iniziative virtuose in tal senso, magari coinvolgendo le istituzioni?

Certamente sì, non solo con le istituzioni ma anche con i locali stessi. Ma oltre ai locali, alle regole e alle iniziative, c’è anche un problema culturale e giovanile“.

Cioè?

I ragazzi non bevono perchè gli piace, è palese. Se ti piace una cosa, te la gusti piano piano, la sorseggi, perchè sai che poi finisce. E’ come il cibo: non è possibile che dopo una te ne vada un’altra e un’altra ancora e un’altra ancora fino a stare male e vomitare. Questi ragazzini bevono tappandosi il naso, ingeriscono l’alcool trattenendo il respiro. Non lo fanno per soddisfare un piacere fisico, ma per una questione psicologica e sociale. Bevono per uniformarsi, bevono per non sentirsi da meno, bevono perchè in quei contesti c’è la devianza che bere sarebbe bello, farebbe figo, e se non lo fai dovresti sentirti perdente, escluso, inferiore. L’alcol disinibisce, eccita, facilita la socializzazione anche nelle persone più timide e insicure, ma poi poi, superata la fase iniziale, agisce come un potente depressivo. Sono molti i preadolescenti e gli adolescenti insicuri, con scarsa autostima, che sentono di poter essere se stessi solo assumendo alcol o, ancor peggio, sostanze. Se non bevi saresti un bigotto, un fifone, e ti dovresti vergognare. E invece noi dovremmo far passare il messaggio reale, che è esattamente l’opposto: proprio chi beve è un perdente, mentre al contrario il vincente è quello che non si omologa alla massa, che non fa una cosa solo perchè la fanno tutti, che usa la testa e soprattutto che può permettersi di essere ganzo senza ricorrere ad “aiutini”, ma semplicemente permettendosi di essere ciò che è, a rischio di apparire impopolare. Chi beve è “bufu”, gli unici ganzi figoni sono quelli che non bevono“.

E’ un messaggio vincente: “se bevi sei un cretino, se non bevi sei un vincente”.

Lanciamo una proposta tramite StrettoWeb: ricordo che qualche anno fa don Valerio aveva organizzato una serata no alcool per dimostrare che ci si può divertire anche senza alcool, ma se lo fa solo don Valerio, che comunque è un sacerdote, probabilmente non basta. Stimoliamo un locale di tendenza a lanciare un evento “solo per vincenti”, una serata o anche una nottata dove ci si diverte senza alterarsi. Chi accetta la sfida? Chi è davvero vincente e si diverte senza droghe, alcol e alterazioni?“.

Non solo la lanciamo, ma su StrettoWeb ci impegniamo a pubblicizzare il primo virtuoso evento “solo per vincenti” in modo gratuito, evidenziando la bontà del locale e promuovendo la più ampia partecipazione.

Bravi. Sarebbe davvero una scelta vincente per il locale che volesse aderire, anche perché molti genitori con la testa sulle spalle, che fortunatamente sono ancora la maggioranza e ancora oggi a costo di litigare con i figli per il loro bene non si fidano a mandarli in giro alle attuali condizioni, in questo caso invece manderebbero i loro ragazzi a queste feste virtuose e i clienti sarebbero molti di più. In poco tempo tutti vorranno fare le feste alcool-free, bere verrà visto come ciò che è davvero, cioè una roba da sfigati e perdenti, e la domenica mattina sul Lungomare anziché zombie nel vomito ci sarebbero, come avete scritto in un precedente articolo, turisti e famiglie che fanno colazione con gelato, granita e brioches“.

dominella Quagliata

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