Il caso Reggina fa ancora discutere: dopo Abodi e Saladini interviene anche Gravina

Nella vicenda Reggina, il giorno dopo l'omologa, interviene anche il Presidente Figc Gravina

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Pensavamo non se ne parlasse più. Non tanto dopo l’omologa di ieri, quanto dopo la scelta della Reggina di non ricorrere al Coni, anche per calmare le acque. E invece no. L’ok di ieri del Tribunale al piano di ristrutturazione amaranto ha fatto storcere il muso a più di qualcuno. Al Brescia, che comunque fa i propri interessi (anche se la vicenda è grottesca), ma – ancora più grave – ad Abodi e Gravina. Dopo il primo – intervento grave, anche perché ha contestato il suo stesso Stato che ha normato la Legge di cui ha usufruito il club amaranto – è intervenuto Saladini in difesa della Reggina e poi anche Gravina.

Il Presidente Figc – a margine dell’incontro con la Nazionale U20 di ritorno dal mondiale in Argentina – ha risposto a una domanda sull’omologa della Reggina: “ho chiesto al ministro Abodi di agire prontamente per impedire che le leggi dello Stato rendano vani gli sforzi della FIGC a difesa dell’equilibrio competitivo del sistema calcio”. Evidentemente, ecco il motivo delle dichiarazioni di Abodi, il quale a quanto pare ha “recepito” le “pressioni” di Gravina. Eppure Abodi non è più un organo del calcio né federale (è stato Presidente della Lega B), ma un Ministro dello Sport del Governo che oggi ha contestato.

Parlando ancora del caso Reggina, Gravina ha aggiunto: “Sull’argomento è bene fare chiarezza. Non è possibile chiedere giustamente il rispetto delle norme e della centralità della Covisoc, ma contemporaneamente abolire nel decreto attuativo della riforma dello sport l’art.12 che riconosce ruoli e poteri della stessa Commissione che verifica il rispetto dei requisiti economico-finanziari dei club professionistici”. Poi ha concluso: “Gli organi di giustizia della FIGC hanno applicato le norme a difesa dell’equa competizione ed infatti hanno sanzionato chi, pur in costanza di una legge che glielo consentiva, non ha provveduto a pagare quanto previsto dalle norme federali”. 

La stessa Figc, va ricordato, ha modificato due Noif, accorpando la norma di Stato anche al proprio ordinamento, e proprio su pressioni della Reggina. Continua, però, a ribadire quell’autonomia diventata un’ossessione. Peccato che la stessa “smania” non ce l’abbia per mandare avanti delle riforme che possano mettere la parola fine ai continui fallimenti delle società da ormai tanti anni. Probabilmente a loro non importa e non è mai importato, se addirittura contestano lo Stato e “invitano” indirettamente le società a fallire. Perché senza questa norma la Reggina, ribadiamo, sarebbe una società in fallimento, lo Stato non prenderebbe un centesimo e decine di dipendenti (padri di famiglia, non i ricchi calciatori) rimarrebbero disoccupati.

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